Nella cultura dell'antica Grecia le immagini rivestivano un ruolo di enorme importanza. Le opere d'arte erano profondamente coinvolte nelle dimensioni principali dell'esistenza, collocate nei santuari e nei templi, sulle pubbliche piazze e sui sepolcri, ma presenti anche sui recipienti e sugli utensili di uso domestico. Questa introduzione all'argomento espone l'evoluzione dell'arte greca dal costituirsi della cultura urbana fino al periodo dell'ellenismo. E nel contempo spiega quale ruolo i diversi temi e le diverse forme dell'arte figurativa assunsero per la cultura greca.
Non solo una cronostoria, ma una riflessione sui significati dell'immagine. Riporto la sintesi del primo capitolo:
Il mondo dei greci era pieno di immagini: le opere d’arte erano in ampia misura realizzate per la percezione collettiva negli spazi pubblici; esse erano parte integrante della vita sociale. Le opere d’arte figurative erano destinate agli spazi in cui si viveva. Esistevano dunque norme precise in base alle quali situare le opere dell’arte figurativa: i santuari per le immagini votive, le agorai per i monumenti politici, i ginnasi per le statue dei protettori degli atleti, le necropoli per statue e rilievi raffiguranti i defunti, le case per immagini ideali da seguire o esempi negativi da evitare. Inoltre le opere figurativa rimandavano direttamente o indirettamente a situazioni storiche e sociali concrete. Durante i banchetti per esempio, si usavano recipienti sui quali c’erano dipinte le vittorie greche contro i nemici orientali. Ancora, il rapporto degli uomini con le opere d’arte figurativa era in parte spontaneo e in parte inserito nel quadro di attività regolamentare: rituali, attività affettive. Le statue di dei e uomini erano caratterizzate da una sorprendente e «oggettiva» vitalità: non solo processioni e rituali, ma anche “manifestazioni” come pianto e movimenti. Le opere figurative dell’antichità rendevano poi «presenti» gli esseri e gli oggetti rappresentati e ciò costituiva un loro fondamentale compito sociale. Mediante l’immagine si coinvolgevano nel mondo dei vivi potenze e figure che non potevano essere presenti in corpore. L’immagine non trasmette tanto un messaggio, quanto: «è qui». Le immagini degli dèi e degli eroi, dei morti del passato e dei grandi del presente costituivano una comunità ideale in cui i viventi trovavano il loro orientamento. L’arte figurativa greca è un’arte di corpi. Questa concentrazione sulla singola figura -grazie alla scultura a tutto tondo portata a rappresentare singole figure- e sulla sua parvenza fisica è fortemente radicata nell’antropologia sociale e nelle pratiche culturali dei Greci: rapporti politici, guerra, giochi. Kalos kai agathos, «bello e buono»: questo ideale riassumeva in sé la bella presenza, la vigoria e l’agilità del corpo, l’ehos della prestazione competitiva e la mentalità conforme alle regole. Il bel corpo, in quanto incarnazione dei massimi valori fisici ed etici, era onnipresente: un elemento fondamentale della cultura greca. Esso era messo in risalto, nudo, in quanto essenziale veicolo delle capacità dell’individuo e dell’efficacia delle sue azioni. Diversa era la situazione delle donne. Il loro ruolo normale, di spose e madri di famiglia, implicava l’opportunità di schermarne la sessualità, e per questo esse sono di solito raffigurate completamene vestite. L’arte figurativa dei Greci si sviluppa in tre grandi ambiti tematici – il proprio mondo, la preistoria dei miti e la presenza atemporale degli dèi – che si compenetravano in modo singolare e costituivano, insieme, un mondo straordinariamente ricco di immagini. Un tratto fondamentale dell’arte greca: le figure e le scene non sono rappresentate come si offrivano all’occhio nella situazione contingente e relativa, ma negli elementi e nelle forme concrete che erano considerati significativi per il tema e per l’evento pur se nascosti alla vista. Anche questa è «realtà», non nel senso di realtà «percettiva», ma di realismo «concettuale».
Questo libro l'ho letto per un esame che avrò a breve e posso dire che è ben scritto, scorrevole.
È suddiviso per i tre grandi periodi storici della Grecia antica: — età arcaica — età classica — età ellenistica
Ci ho impiegato un po' a finirlo perché il periodo ellenistico è quello che meno mi fa impazzire. Unica pecca: parla poco dell'influenza greca nel Gandhara.