Tina è una studentessa di diciassette anni quando, il 26 settembre 1944, assiste all'impiccagione di un gruppo di giovani partigiani nella piazza di Bassano del Grappa. Una scena terribile, che suscita in lei una risposta immediata: non si può restare spettatori della violenza dei nazifascisti senza tradire i valori della libertà e della pace. Non a caso il suo racconto autobiografico prende le mosse proprio dall'esperienza di staffetta partigiana, che si rivelerà una preziosa fonte di insegnamenti: quella, infatti, e il successivo impegno a sostegno delle operaie delle filande, la porteranno a maturare l'interesse per l'attività politica, in particolare per le questioni femminili e sociali.
"La nostra storia di italiani ci dovrebbe insegnare che la democrazia è un bene delicato, fragile, deperibile,una pianta che attecchisce solo in certi terreni, precedentemente concimati. E concimati attraverso l'assunzione di responsabilità di tutto un popolo. Ci potrebbe fare riflettere sul fatto che la democrazia non è solo libere elezioni- quanto libere?, non è soltanto progresso economico- quale progresso e per chi? E' giustizia. E' rispetto della dignità umana, dei diritti delle donne. E' tranquillità per i vecchi e speranza per i figli. E' pace. "