Violenza, onore, omertà sono i codici della 'ndrangheta. All'interno delle famiglie rispettarli è un dovere che non si discute. Le madri crescono i figli per consegnarli a un mondo fondato su questi valori, i figli sanno che un giorno dovranno fare il mestiere dei padri. Una catena familiare che si tramanda solida, affidabile, generazione dopo generazione. Roberto Di Bella, giudice minorile a Reggio Calabria, in venticinque anni ha processato prima i padri, poi i loro figli. Sempre per gli stessi reati. Ha visto ragazzi che avevano ancora una luce nello sguardo procedere inesorabilmente verso una vita adulta fatta di violenza e carcere duro. E ha capito due cose. La prima è che la 'ndrangheta non si sceglie, si eredita. La seconda è che non voleva più stare a guardare. Bisognava dare a questi ragazzi una possibilità. Farli tornare liberi di scegliere. Mostrare loro altri mondi, altre vite, un futuro ritagliato sui loro sogni e non sulle richieste di una società criminale. E l'unico modo per farlo era allontanarli dalla Calabria, dalla ragnatela di ricatti, pressioni, allusioni che il loro nucleo familiare avrebbe messo in atto. Un percorso non sempre semplice, anzi, spesso faticoso e doloroso, ma che ha restituito a molti ragazzi la possibilità concreta di una vita diversa da quella segnata dal carcere e dalla violenza dei loro padri. Roberto Di Bella in queste pagine ci racconta come è maturata in lui questa scelta, le reazioni dei ragazzi, la collaborazione, inaspettata, di molte madri. Un'esperienza vissuta giorno dopo giorno che nel tempo ha dato vita a un protocollo oggi adottato anche in realtà diverse dalla Calabria.
Il giudice minorile Di Bella nel corso delle 250 pagine del libro narra in forma romanzata la storia di tanti ragazzi e ragazze e di madri e padri vittime e carnefici del mondo della Ndrangheta. Un circolo vizioso che genera da troppo tempo figli ‘condannati’ alla malavita. Cosa avrebbe dovuto fare un giudice di fronte a ragazzi da condannare, a madri in lacrime che chiedevano di essere aiutate? E allora nasce in nuovo modo per aiutare quelle madri e quei figli. Una cooperazione con famiglie lontane, al Nord, pronte a raccogliere ragazzi e ragazze. Il giudice narra le prime difficoltà e i dubbi. E se non funziona? E se allontanare i figli dalle madri dai fratelli dagli amici non sia la soluzione giusta? Ora il sistema è rodato e si può dire che funziona a meraviglia. Si spera che la malavita organizzata, unico lavoro se hai un cognome e se vivi in una località ad alto tasso criminale, possa terminare perché come dicono molti addetti ai lavori anche le mafie essendo ‘cose umane’ hanno un inizio e una fine. Buona lettura a chi vorrà affrontarlo.