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Quello che mi manca per essere intera

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Corpo incompiuto, difettoso, sbagliato. Bianca è questo: nata con una patologia congenita che le ha deformato le mani e i piedi, fino all'adolescenza ha trascorso molto tempo all'Istituto Gaslini di Genova, l'ospedale dei bambini, dove è stata sottoposta a innumerevoli interventi. I suoi ricordi d'infanzia hanno il colore del mare incorniciato dalle finestre della sala gessi e l'odore di cloroformio, collodio e patatine gommose. Adesso Bianca ha trent'anni e ha scelto di fare il medico, però il suo camice non è immacolato come quello dei dottori che l'hanno curata, è macchiato, stropicciato, non riflette il dolore come uno scudo ma lo assorbe. Le cicatrici che le ricamano la pelle le hanno marchiato l'anima, e anche l'amore appassionato di Cesare, che fa sentire Bianca viva come non mai, non le basta per non sentirsi diversa, diversa e sbagliata. Bianca ha bisogno di un senso, di dare un significato al suo corpo che non è come l'avrebbe desiderato, e per imparare ad abitarlo prova a tornare indietro nel tempo. Ripercorre i giorni in ospedale, quando si sentiva un burattino di legno fallato, racconta le storie dei piccoli pazienti come lei, e poi rievoca i volti e le voci degli uomini che negli anni successivi avrebbe amato. A guidarla nel viaggio ci sono i suoi fantasmi: quello di Giannina Gaslini, bambina per sempre, morta a undici anni per una peritonite non diagnosticata, e quello di suo padre Gerolamo, che costruì l'ospedale per non impazzire di dolore dopo la scomparsa della figlia. E sarà anche grazie a loro che Bianca riuscirà ad accettare se stessa e a sentirsi non più carne malfatta, ma carne viva, palpitante. Intera. Con una scrittura luminosa e venata di lirismo, Ilaria Scarioni, qui al suo esordio narrativo, ci porta per mano nei vicoli di una Genova schietta e un poco scontrosa come i suoi abitanti, e racconta la fatica di tutti noi, alla ricerca del nostro posto nel mondo e della nostra parte più vera.

204 pages, Hardcover

Published June 20, 2017

27 people want to read

About the author

Ilaria Scarioni

1 book3 followers
Ilaria Scarioni, milanese d'origine, vive e lavora a Genova. Quello che mi manca per essere intera è il suo primo romanzo.

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Profile Image for La lettrice controcorrente.
576 reviews245 followers
January 1, 2018
– Doloroso –
Quello che mi manca per essere intera di Ilaria Scarioni è un libro pieno di dolore ma anche di voglia di riscatto. La storia di una lotta contro i demoni interiori, la malattia e il costante senso di inadeguatezza.

Bianca è una donna che ha scelto di diventare medico per curare il suo, e il dolore degli altri. Ha trascorso l’infanzia entrando e uscendo dall’ospedale Gaslini, la struttura che ogni giorno accoglie mamme disperate, piene di speranza, abbattute, combattive e accumunate quasi tutte dalla stessa cosa: il dolore.

Bianca ha una malattia che ha reso il suo corpo diverso da quello degli altri. Il suo sogno è quello di indossare le scarpe con il tacco, scarpe belle, eleganti e non le tanto odiate ballerine. Sogna di non dover più nascondere la sua mano destra ma soprattutto spera che il suo buco nero sparisca.

Tutti abbiamo dentro un buco nero, una ferita aperta che nei momenti di sconforto rischia di inghiottire tutto, specialmente le cose belle. La protagonista ne ha uno che fa continue incursioni nella sua vita, la scoraggia, a tratti la travolge e alla fine forse riuscirà a sparire e a lasciarla in pace. O forse no, perchè i buchi neri li abbiamo tutti ed è difficile immaginare la vita senza. Bianca vive una storia d’amore con un fotografo, proprio lei, che da sempre odia essere fotografata.

Sono nuda. Sento gli occhi di Cesare posarsi sulla mia schiena, scendere giù alle natiche, soppesarle, allungarsi dalle cosce ai polapacci, piccoli e atrofici, fino alla caviglia, larga, sgraziata, ricamata malamente dalle cicatrici (…). Il suo sguardo quando è così crudo, mi fa ritornare bambina, con i medici tutti intorno a me. Durante quelle visite che mi parevano eterne, sentivo freddo alla schiena, come se la mia anima, cadendo, precipitando, si congelasse. Non mi piace che mi si guardi così come carne difettosa, venuta male.

Ma in questo particolare libro ci son altri personaggi, oltre a Cesare, il fidanzato della protagonista, c’è anche la famiglia Gaslini. Sono dei fantasmi che girano attorno a Bianca, la accompagnano in varie fasi della sua vita, e grazie a loro riusciamo anche a ricostruire la storia dell’ospedale intitolato alla piccola Giannina, morta bambina. Da tanto dolore è nata un’eccellenza in grado di restituire, quando può, tanta gioia.
Le descrizioni della vita in ospedale mi hanno sconvolta. Non perchè fossero dure o impietose ma mi hanno sconvolta nella loro verità e semplicità. I pazienti costretti a stare in pigiama, i medici che usano il camice bianco come tratto distintivo, un Mar Rosso che si allarga tra le corsie. La vita di queste ragazzine costrette a fare i bisogni nella padella, di fronte alle amiche, i ritmi scanditi dalle visite di medici, infermieri e volontari.

Il dolore viene guardato, analizzato e valutato:

Il dolore degli altri, spesso, è così bello, ci fa stare bene, ci consola. Anche se non si può dire, le disgrazie altrui ci fanno sentire delle persone migliori, anche solo per il fatto di essere noi i salvati. I sopravvissuti.

Quello che mi manca per essere intera è…
Introspettivo, convincente, doloroso e bellissimo. Ilaria Scarioni ha una bella scrittura e riesce ad arrivare dritto al cuore, non si nasconde, è sincera. Libro consigliatissimo ma di certo non è quel tipo di racconto da leggere per evadere. Serve a riflettere e a capirsi, un po’ di più.
Profile Image for Barbi  - Books Hunters Blog.
150 reviews6 followers
July 19, 2017
Quello che mi manca per essere intera.
Ci sentiamo interi? Siamo interi? Arriva un momento nella vita in cui acquisiamo consapevolezza sulla differenza tra il prima e il dopo l’essere interi?
Essere interi è una sensazione? O è un modo di essere? O di percepire se stessi e gli altri? Di sicuro, per alcuni si tratta di una riflessione astratta, per altri invece è fondamentale sapersi dare delle risposte in merito.

Fondamentale lo è per Bianca, protagonista di questo romanzo, nata con una malattia che costringe la sua anima ad abitare un corpo difettoso. Almeno è così che lo considera lei, che se lo sente. Lo vede negli occhi di chi la incontra, negli atteggiamenti di chi la circonda. Così le sembra. E a volte è tutto vero. Ma non sempre. Ma come può fare Bianca a capire la differenza? Se è lei la prima a sentirsi sbagliata, come può obiettivamente giudicare il comportamento degli altri? La vita insegna che non si può pretendere l’amore dagli altri se non siamo noi stessi i primi ad amarci. Bianca questo lo sa, ma ha tanta paura di accettarsi, di sentirsi bene con se stessa. Ha bisogno di fare un viaggio nel tempo per trovare la via di casa della sua anima, ha bisogno di scrivere lettere al dottore che l’ha curata per tanti anni all’ospedale Giannina Gaslini di Genova. Ha bisogno di ricordare quei giorni in cui affrontava interventi, visite, in cui incontrava gli occhi preoccupati di sua madre, e di tante altre madri che come la sua cercavano la salvezza e la speranza per i loro bambini. Ha bisogno di affrontare i suoi fantasmi, di liberare Ninetta e Gerolamo dalla prigione della sua mente, deve lasciarli andare. Gerolamo Gaslini nel 1938 diede vita all’ospedale dei bambini, in onore e memoria della figlia Giannina, morta a undici anni per una peritonite diagnosticata troppo tardi. Bianca cresce con la loro vita nel cuore, con i loro sorrisi e le loro lacrime. Li vede, parla con loro, li rispetta. È in sintonia con loro. Ma la sua mente è troppo affollata: Gerolamo, Nina, i fantasmi, Buco Nero. Quest’ultimo è il più temibile, sempre pronto a farla precipitare nel buio, laddove ci si perde. Non sono nemici, questo sia chiaro. Sono solo ancore che la legano al passato, impedendole di prendere il largo verso nuovi orizzonti. Verso il diritto di sentirsi amata.
See more: https://bookshuntersblog.blogspot.it/...
Profile Image for Scaffali da Leggere.
69 reviews13 followers
October 17, 2017
Attraverso una scrittura cruda e diretta, l’autrice ci accompagna in un viaggio alla ricerca di sé stessi, della completezza e del proprio posto nel mondo e ci costringe a rivedere il nostro personale concetto di normalità e di sofferenza. Quello che mi manca per essere intera è un romanzo duro, intriso di dolore ma anche di voglia di riscatto,la voglia di Bianca di sentirsi finalmente intera nonostante i difetti che l’hanno fatta soffrire, ma senza i quali, probabilmente, non sarebbe Bianca.

https://scaffalidaleggere.wordpress.c...
Profile Image for Valentina Turchetti.
223 reviews15 followers
September 3, 2017
Un viaggio tra i sentimenti , le paure , le insicurezze , i dubbi , il desiderare , il sognare di una donna che si guarda e si vede a pezzi .

Un romanzo molto toccante
Profile Image for Simona.
72 reviews96 followers
Read
October 23, 2017
Cosa mi manca per essere intera? Credo che al momento, per me, la risposta ideale sarebbe: qualche anno di studi, una laurea, un lavoro che mi consenta di realizzare le mie aspirazioni, una stabilità emotiva, una casa con una libreria che ricopra l’intera parete del salotto. Sono cose che probabilmente verranno, prima o poi – e quando le raggiungerò ci saranno altre cose che mancheranno, che vorrò raggiungere – e così via, fino alla fine.

Il punto è che non credo che esista una persona davvero “intera”, nel senso che spero che ciascuno di noi abbia qualcosa verso cui protendersi, un obiettivo da raggiungere o un sogno nel cassetto: qualcosa per cui valga la pena alzarsi, costruire, faticare, gioire. L’interezza o la perfezione non esistono in questo senso, ma diventano una tensione continua, un costante stimolo a fare di più. E credo sia proprio questo il bello.

Ciononostante, “Quel che mi manca per essere intera” è un libro che racconta la storia di Bianca, che intera non si sente affatto – ma avendo problemi un po’ di più gravi del mio (“e adesso, che libro leggo?”), vede le cose con una luce diversa. Bianca nasce con una patologia congenita, con mani e piedi deformi; cresce tra le mura di un ospedale, tra un intervento e un gesso – e infine muove i suoi passi nel mondo. Bianca è fragile, è delicata, è piena di paure, è priva di fiducia, è bravissima a difendersi allontanando gli altri. D’altronde, credo che solo chi abbia vissuto un’infanzia così possa giudicare.

Il romanzo, che per una curiosa coincidenza è l’esordio di Ilaria Scarioni, che porta il mio stesso cognome – il romanzo, dicevo, si alterna tra l’infanzia di Bianca tra le mura dell’Ospedale Gaslini di Genova e l’età adulta, in cui invece Bianca è diventata medico. Due filoni paralleli, intrinsecamente legati tra loro, che conducono verso una unica morale: trovare quello che manca per essere interi.

La Bianca bambina è un esserino fragile, che sogna le scarpe delle sue coetanee e trema di fronte ai camici bianchi dei dottori. Da questa Bianca bambina, noi (aspiranti) medici impariamo a guardarci sempre con gli occhi dei pazienti: impariamo che serve sempre un’attenzione particolare per il paziente, ma serve ancora di più quando questo è alto un metro o poco più. Bianca bambina ci mostra la freddezza della routine ospedaliera, lasciandoci addosso una senso di colpa tremendo.

“Il medico parla, le sue parole escono dalla sua bocca senza che ci pensi, vorrebbe essere altrove, non glielo avevano detto durante gli anni di studi – non ce lo dicono mai – che sarebbe stato così duro fermare la vita di qualcun altro, cambiarla per sempre con poche sillabe. Spuntano i campanelli ai piedi e alle braccia, il camice diventa un mantello scuro che nasconde il viso e la paura, si diventa dei monatti, si entra in una stanza, si prende fiato e si dice quel che si deve dire, si spegne la speranza, si cambia una vita, poi ci si scusa, si fa una faccia contrita, e si va via.”


Bianca bambina cresce tra le mura dell’ospedale Gaslini di Genova – e qui la trama si intreccia alla storia di Gianna Gaslini, una bambina morta molti anni prima a cui il padre ha dedicato l’ospedale. Potremmo aprire un capitolo a parte parlando del peso politico di questo ospedale e di chi l’ha voluto, ma questo esula dagli interessi del libro. Qui, Gianna Gaslini è la compagna di giochi di Bianca, un fantasma che le tiene compagnia e che cresce con lei.

Gianna non è l’unico fantasma nella vita di Bianca – anzi, diverse storie e diversi ricordi si intrecciano alle vicende della protagonista. Sono piccole storie, fantasma che albergano nel cuore di Bianca, piccoli destini spezzati da malattie senza senso. Su tutti questi fantasmi troneggia Buco Nero, ovvero la paura intrinsecamente legata alla malattia di Bianca – Buco Nero, il posto in cui confluiscono sofferenza e tristezza, solitudine e voglia di vivere. E qui potremmo aprire un altro capitolo solo su Buco Nero, ma la cosa si farebbe lunga.

Dall’altro lato invece troviamo Bianca adulta – una donna fragile e impulsiva, incapace di fidarsi, che fatica a gestire relazioni stabili – e una donna che cerca la propria interezza completandosi con il corpo di un altro. È una donna complessa, la nostra Bianca, è una donna che grida aiuta e poi rifiuta di farsi aiutare. È una donna segnata, su questo non c’è dubbio – e credo sia comprensibile. È una donna che ha scelto di diventare medico, ma che in fondo al cuore si sente ancora dall’altra parte del lettino. È una donna che ha un rapporto complesso con il proprio corpo e che cerca la propria interezza, ancora e ancora.

Insomma: di carne al fuoco per questo libro ce n’è tanta, davvero tanta. C’è la malattia, la deformità, l’accettazione del proprio corpo, il dolore, la resilienza, l’intreccio delle vicende di altri piccoli pazienti, la paura, il Buco Nero che attrae ogni luce per rilasciare solo tenebre, l’amore per Genova e per il Gaslini. Tanta carne al fuoco – forse fin troppa per questo esordio, per lungo diario di suppergiù duecento pagine, che ahimè a tratti attrae con il fascino delle sue storie e a tratti appare invece troppo sconclusionato. Ma credo di poter dire di questo romanzo quello che ho già detto di Gino Strada: in queste pagine c’è la forza di una storia, di un’emozione, di una sofferenza e di una voglia di rialzarsi – una forza molto più forte della debolezza dello stile.

Non sarà un premio Pulitzer, per carità, ma c’è tanto da imparare dalla storia di Bianca, dalle storie di questi piccoli pazienti: c’è da imparare molto sugli errori che possiamo commettere, con questi piccoli fragili cuori – e c’è da imparare molto dalla tremenda voglia di vivere che emerge da questi Buchi Neri.

https://escherichialibri.wordpress.co...
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