La storia e le storie dell’animazione robotica giapponese dalla sua nascita, nel 1972 con Mazinger Z, fino alla soglia degli anni Ottanta, in cui si individua un compimento dei temi emersi nel decennio precedente: l’universo dell’avversario come fondamento oscuro della psicologia del protagonista, la funzione di mediatore tra mondi del robot, la soggettivazione dell’eroe. Contemporaneamente l’animazione robotica rappresenta una parte dell’elaborazione collettiva del trauma della Seconda guerra mondiale e delle sue conseguenze, con cui una generazione di autori continua a fare i conti. Una full immersion nel mondo dei robot giapponesi che hanno intrattenuto milioni di bambini e ragazzi dagli anni Settanta in poi, segnando una generazione con epiche avventure e scontri stupefacenti tra cielo e terra. Nacci svela i retroscena filosofici, storici e politici di robot parte del nostro immaginario.
I demoni della tecnica Mazinger Z e Great Mazinger, la poetica spaziale di Ufo Robot Grendizer, le lotte interiori di Tetsuya Tsurugi e Hiroshi Shiba, gli agghiaccianti nemici di Zambot, la parodia serissima di Daitarn, la trilogia romantica di Nagahama, la visionarietà alchemica di Gackeen, la fenomenologia del soggetto di Daltanious, la minacciosa ciclicità del tempo di Baldios e God Sigma, e poi ancora Getter Robot, Raideen, Godam, Diapolon, Ideon, le narrazioni dell’orfano alieno, i rituali dell’agganciamento e del colpo finale, gli scontri ideologici e gli angoscianti abissi individuali: ogni aspetto della mitologia del super robot viene affrontato e collocato nel percorso storico di un genere che sorge dalla fantascienza giapponese, si dà una forma e la indaga in ogni direzione possibile per poi lasciare il campo al realismo di Gundam.
Vuoi il nerdismo che a 43 anni mi fa comprare dinosauri e fumetti, vuoi la nostalgia per gli eroi dell'infanzia, vuoi qualunque altra cosa, fatto sta che ogni volta che mi capitano gli occhi su un libro che parla di animazione giapponese, soprattutto relativa agli anni '80, la tentazione di comprarlo è fortissima. Una tentazione che ho imparato a controllare almeno un po', dato che la dose di boiate comprate in questo modo è notevolmente superiore alla soglia di accettabilità.
È strano, quindi, che abbia deciso di dare una possibilità a questa "guida ai super robot giapponesi", anche perché fa parte di una collana con la quale ho avuto a che fare un annetto fa con risultati poco gradevoli e che, pertanto, non mi poteva garantire qualità a priori: non sapendo identificare le cause che mi hanno portato a comprarlo, archivierò la cosa sotto un non particolarmente soddisfacente "istinto" e andrò avanti.
Quando ho deciso di leggere questo volume, l'aspettativa era che fosse il classico riassunto di un po' di serie, contornato da qualche curiosità e immagini più o meno pescate dalla rete. Sbagliavo e anche di grosso.
Questo lavoro di Jacopo Nacci è, infatti, una disamina approfondita, dettagliata e non banale non solo delle radici degli anime robotici, ma della loro evoluzione, dei tempi portanti, dei messaggi più o meno evidenti, dell'evoluzione degli argomenti e degli sviluppi negli anni.
Detta così può sembrare un'esagerazione, ma si tratta a tutti gli effetti dell'equivalente di uno studio approfondito di un periodo letterario applicato a cartoni animati di super roboto: e se pensate che sia ridicolo un approfondimento del genere, forse dovreste leggerlo per ricredervi.
Leggerlo è stato un interessantissimo viaggio nella cultura giapponese dei tempi ma anche nei topos utilizzati, nelle figure più o meno eroiche, in quelle degli antagonisti e in quelle dei personaggi di supporto: il tutto con un linguaggio che, per forza di cose, non è banale né semplificato, ma che riesce comunque a non essere inutilmente pomposo come mi era capitato in precedenza con opere di simili obiettivi ma peggiori contenuti.
Notevoli anche i reparti di supporto, glossario e note bibliografiche, che rendono il lavoro non solo completo, ma anche un apripista per ulteriori letture e approfondimenti.
Una notevole sorpresa, quindi, e i miei più sinceri complimenti all'autore.
Un elenco di cartoni animati degli anni '70-'80 da compulsare per crogiolarsi nel rimpianto nostalgico della propria adolescenza? Rivivere i propri pomeriggi passati sul divano con la sigla di Mazinga?
Manco per nulla.
Filosofia e studio della tecnica narrativa applicate al mondo dei Super-Robot. Qual è il ruolo dell'eroina femminile sempre presente? Perchè c'è quasi sempre un comprimario grasso? Che rapporto c'è tra uomo e tecnologia, tra uomo e macchina? I Super robot giapponesi sono fascisti (con il loro mito della forza) o antifascisti (visto che combattono sempre imperi militaristi)? Sto solo banalizzando le tante questioni che attraversano queste pagine e che l'autore allinea e approfondisce, restituendoci un mondo narrativo di uno spessore imprevisto, mostrandoci come anche narrazioni apparentemente infantili e lineari possiedano un substrato ricco e influente. Una carrellata dalle origini del fenomeno Super Robot alla sua tarda maturità che stupisce e arricchisce i nostri ricordi di infanzia e che in ultima analisi dimostra come da sempre l'arte non sia mai stata depauperata dalle convenzioni di un genere, ma piuttosto ne sia sempre emersa rafforzata.
(poi, ogni tanto, vi è concesso di rimettervi a cantare a memoria "Vai! C'è sul radar la flotta di Vegaaa..... Alabarda spaziale!...."; ma non fatevi sentire da Jacopo)
Ecco un lavoro che non mi aspettavo. Ho acquistato il volume per natale, più come un'indulgenza verso la mia infanzia che per vero interesse, perché quelle serie (almeno quelle che ho visto per intero) le ho amate e vorrei preservarne il ricordo fantastico di quei tempi. Riviste dopo decenni occasionalmente come ho potuto fare grazie a DVD e Youtube, senza dubbio alcune sono invecchiate bene, altre (come i migliori vini) sono addirittura migliorate nel tempo, mentre altre ancora hanno mostrato in pieno tutti i difetti che avevano. Pensavo che il libro trattasse per lo più delle storie di queste serie, e dei motivi del loro successo e moltiplicazione in patria e magari nella nostra penisola. Invece mi sono trovato di fronte a un'opera di critica filosofica e letteraria, molto approfondita e su cui, a fine lettura, per lo più mi trovo a concordare. In linguaggio che Nacci usa spesso però è difficile per il lettore medio, e poteva essere meno "pomposo". Per questo difetto non arriva alla quinta stella. 4 stelle e mezza.
Un saggio di tutto rispetto, talvolta ostico a causa della terminologia usata, eppure è proprio quella stessa terminologia a renderlo puntuale e coerente (e, comunque, non vi sono dubbi che un buon dizionario non possa sciogliere, né ignoranza che un buon dizionario non possa annullare). Forse spiegazioni più lunghe contenute nel glossario finale avrebbero potuto facilitare l’immediatezza della comprensione ma resta, in ogni caso, un’opera degna di essere letta, affatto superficiale, che scava a fondo in temi ai quali di primo acchito magari non si pensa quando si seguono certi programmi, ma che se ci si sofferma sopra si comprende che sono lì. Rari sono stati i casi in cui mi sono trovato in disaccordo con l’analisi dell’autore, ma _mai_ mi è venuto da pensare che avesse scritto una bestialità, anzi!
Partiamo dal punto centrale: non è un elenco di robot con la loro storia e vita. Si tratta di un saggio critico che descrive appieno la storia della creazione dei cosiddetti Super-Robot, nati con Mazinger Z e terminati, così vuole la tradizione, con la comparsa di Gundam. Il testo parla della struttura delle storie, della relazione tra uomo e macchina, della forza che si sviluppa tra il mezzo e il pilota. Parla dello sviluppo delle storie e degli elementi ricorrenti delle serie. Parla dei robot e di chi li ha creati. E' un trattato critico dell'animazione giapponese di quel periodo, magnifico.
Saggio molto interessante che ripercorre tutte le serie di animazione giapponesi riguardanti i super robot, ovvero i robot ammantati da un'aura quasi divina, dove la mitologia si fonde col fantastico, dove tutto sembra possibile. Le serie analizzate partono dall'inizio degli anni 70 fino ad arrivare all'inizio degli 80, ovvero quando Gundam inaugurerà una nuova stagione, quella dei real robot, dove la fantascienza dominerà sul fantastico, coi robot che diventeranno semplici macchine pilotate da soldati, letali pezzi di metallo senza più un'anima.
Le serie sono proprio tutte, dalle più famose a quelle più di nicchia, ma chi è cresciuto in quegli anni i nomi li conosce tutti: Mazinga, Goldrake, Jeeg, Daitarn 3, Daltanious, Gaiking, Zambot 3 e via dicendo.
Il saggio inevitabilmente azione la giostra dei ricordi, facendo tornare il lettore indietro nel tempo, ma oltre all'effetto nostalgia c'è di più. Gli anime vengono analizzati in modo completo, evidenziando cose che il bambino dell'epoca non poteva capire. Primo tra tutti il trauma della seconda guerra mondiale e dell'atomica, eventi che hanno inevitabilmente influenzato gli animatori. E poi, collegati agli aspetti politici quelli sociali, con la tematica degli orfani, aspetti raziali, la questione femminile, il tradizionalismo giapponese e l'aura di nazionalismo che tendeva a influenzare ancora gli aspetti di un paese che aveva solo bisogno di dimenticare in parte il proprio passato. Tutto questo mischiato con la figura demoniaca o divina del robot, dotato quasi di un'anima propria, scelto per una missione, robot che entra in simbiosi col suo occupante, quasi sempre un orfano in cerca di riscatto e di un proprio posto nella società.
Insomma, c'è tanta roba in questo volume e parecchio interessante. L'unico difetto che non mi fa mettere le 4 stelle che meriterebbe è che, soprattutto verso la fine, tende a diventare un pò troppo pesante. Ci sono concetti che tendono a ripetersi, vengono riproposti su intere pagine, si arrotano su se stessi senza aggiungere niente di nuovo. Cosmogonia dualistica e monistica, differenza tra avvenuto cataclisma e catastrofe già avvenuta, incremento e decremento dell'abisso sono spiegazioni interessantissime, che evidenziano ottimamente gli elementi che sono alla base di questi capolavori, ma la sensazione che ho avuto è che dopo un pò la narrazione s'incarti. O quantomeno mi sono incartato io. Comunque volume imperdibile per ogni appassionato.
Un saggio magnifico su una serie di anime che hanno fatto epoca. Si legge piano piano perché è molto corposo ma accidenti se è interessante. Alla fine resta quasi un senso di malinconia pensando che un'epoca animata si è chiusa. Emozionante, cosa non scontata in un saggio 💖