Africa Occidentale, Bamako, capitale del Mali. Il commissario Habib e il suo fedele aiutante Sosso indagano su tre omicidi. Causa della morte: il cianuro. Luogo: il quartiere povero di Banconi. Moussa Konaté ci accompagna in un viaggio per questa capitale africana con una scrittura che esalta il paesaggio e la vita sociale, rendendo l’ambientazione il vero punto di forza di questo avvincente noir. Il povero quartiere di Banconi, da sfondo si erge a protagonista, e l’indagine si trasforma in una ricerca della verità dietro le mistificazioni religiose.
Un giallo ambientato a Bamako, la capitale del Mali e, in particolare, nel quartiere di Banconi. Non mi aspettavo moltissimo da questo romanzo giallo, soprattutto dopo aver letto i commenti; e in effetti l'assassino era prevedibilissimo fin dalla sua comparsa; tuttavia, non mi sento neanche di bocciare completamente la scrittura di Moussa Konaté e i suoi due investigatori, il commissario Habib e l'ispettore Sosso (che, invece, boccerei all'esame di guida!), che hanno a che fare con corruzione, burocrazia, vari rami della polizia (che ricorre, spesso senza motivo, a terribili torture, soprattutto quella politica...) E che, per fortuna, riescono a indagare con quel poco che hanno e a non farsi intimidire, portando un po' di giustizia dove sembra regnare solo la confusione.
Un libro fondamentalmente insignificante, dall'intreccio prevedibile e poco incisivo. L'identità dell'assassino si intuisce sin dalle prime pagine e non ci sono grossi colpi di scena a ravvivare l'atmosfera, quindi tutto scorre fin troppo placidamente, perfino le scene più dinamiche di inseguimenti e uccisioni mi hanno lasciato imperturbabile: l'unico picco di emozione l'ho avuto con gli episodi delle torture, perché mi hanno fatto riflettere sulla situazione politica di uno Stato su cui prima di affrontare questa lettura non sapevo assolutamente nulla. Ecco, forse l'unico merito del romanzo è proprio questo: ci permette di "sbirciare" la vita quotidiana di un paese che finora (almeno per me) era poco più di un nome su una cartina. Ne viene fuori una realtà per certi versi simile alla nostra e per altri lontanissima, quasi aliena, dove la religione si mischia con la superstizione e la povertà è quasi un dato di fatto. Interessante quindi come fonte di informazioni, ma da un giallo vorrei anche e soprattutto altro, o avrei scelto un tipo di libro diverso fin dall'inizio.
Un romanzo semplice (mi verrebbe da dire quasi ingenuo), la cui soluzione si intravede fin dalle prime battute. Il commissario Habib è una bella persona, un filosofo, dispensa saggezza ed esperienza soprattutto nei confronti del suo sottoposto, l’ispettore Sosso, giovane, alle prime armi, piuttosto lento a capire (ma poi ci arriva, eh!), ma intraprendente, anche se a volte le sue iniziative, a parole e nei fatti, creano un po’ di imbarazzo. Molto buona l’ambientazione: siamo a Banconi, un quartiere povero di Bamako, capitale del Mali. Qui sono avvenuti tre omicidi per avvelenamento con il cianuro. La comunità è piuttosto chiusa, sospettosa, le donne soprattutto mi sono sembrate piuttosto velleitarie. La descrizione del tessuto sociale è magistrale, così come le usanze, le credenze, i rituali religiosi che possono nascondere segreti e misfatti.
2,5/5 arrotondato a 3, perché mi ha fatto conoscere un mondo diverso.
Banconi è una quartiere povero di Bamako, la capitale del Mali: su questo sfondo il commissario Habib cerca di risolvere una serie di omicidi che apparentemente non hanno nulla in comune. Corruzione, superstizione, repressione sono gli ostacoli che il commissario deve affrontare. Due stelle perché il colpevole si intuisce sin dalle prime pagine e l'intreccio è non mi ha convinto.
Non mi ha entusiasmato questo "giallo" africano. Delle atmosfere particolari ed una storia lontana da ciò a cui siamo abituati. Uno stile a volte simile al McCall Smith di Precious Ramotswe ma di scarsa siddisfazione.
"Giallo ambientato a Bankoni, un quartiere povero di Bamako, la capitale del Mali. Due poliziotti locali sono alle prese con tre vittime ritrovate tutte in una latrina, ma che non hanno nulla in comune. La storia non mi ha ""preso"", non l'ho trovata avvincente. Salvo le descrizioni di una realtà lontanissima da quella cui sono abituata, proprio perché rappresentativa della vita così lontana dal mio quotidiano."
Troppo abituato agli stilemi dei gialli/noir più conosciuti, mediterranei o nordici, anglosassoni o polar… Non riesco quindi ad "entrare" in questo romanzo ambientato a Bamako, in Mali, nel quartiere di Banconi. Lo sento distante e poco incisivo. Apprezzo tutta la descrizione di un mondo che non ha nulla di esotico, come si potrebbe pensare; ma che invece è spietatamente crudo e squallido. Comunque poco.
Sencilla y eficaz. Una vez superado el período de adaptación de una mente occidental a la vida cotidiana en un suburbio de Bamako se lee de un tirón y deja un agradable sabor de boca.