Chi è la ragazza dai capelli biodi virati rosa, dalla figura esile strizzata in abitini da sera (indossati anche di mattina) che si aggira per le strade di Parigi? Ti chiami Sally Jay Gorce, solo Gorce per Harry, S.J. per il cugino John, arrivi dagliChi è la ragazza dai capelli biodi virati rosa, dalla figura esile strizzata in abitini da sera (indossati anche di mattina) che si aggira per le strade di Parigi? Ti chiami Sally Jay Gorce, solo Gorce per Harry, S.J. per il cugino John, arrivi dagli States e hai deciso di perdere tutto (compresa la verginità) nella Ville Lumiére. Che ti ripaga ampiamente con le sue luci e i suoi lustrini, la vita bohémienne, le notti nei bistrot al seguito di una umanità quanto mai varia e scombinata.
Povera Sally Jay, curiosa, irriverente, sempre pronta al riso al pianto come ad esplodere se qualcuno tocca un nervo scoperto, a divertirti e fare caciara, tutta intelligenza brillante quanto ingenuità disarmante, la testa e il cuore non sempre sulla stessa lunghezza d’onda e una “travolgente media di abiti sbagliati al momento sbagliato”.
Il primo maschio incontrato, e divenuto presto il tuo amante, è un italiano il cui antico lignaggio non impedisce di vendicarsi pesantemente quando lo molli.
Il tuo migliore amico (o quello che credi tale) nonché oggetto del tuo desiderio, Harry, è una sfinge con un ingombrante presente criminale.
La tua nuova fiamma, che hai abbandonato per seguire Harry....
I luoghi si assimilano sempre più l’uno all’altro. Cambia lo skyline delle città, ma negozi e centri commerciali, l’intreccio tentacolare di strade e tangenziali, neon e cartelloni pubblicitari sono identici. La globalizzazione livella il nostro gustI luoghi si assimilano sempre più l’uno all’altro. Cambia lo skyline delle città, ma negozi e centri commerciali, l’intreccio tentacolare di strade e tangenziali, neon e cartelloni pubblicitari sono identici. La globalizzazione livella il nostro gusto e il modo di stare al mondo, confusi in anonimi non luoghi dove spazio e tempo sono ridotti al loro grado zero.
Restituire il loro volto ai luoghi significa recuperarne l’identità e l’anima profonda, stratificazione di ere, storia, memorie che si dipanano concentricamente attorno a un nucleo germinativo. E la narrazione diventa strumento privilegiato per far riaffiorare gli intrecci di storie che nel tempo hanno sedimentato passioni, amori ed emozioni, fino a individuare la linea rossa unificatrice di un territorio o di un tessuto urbano.
Un aspetto che qualche secoli fà i colti e appassionati viaggiatori che percorrevano l’Italia in quel che veniva definito comunemente Grand Tour, iviaggio obbligato verso la scaturigine dell’antichità, avevano perfettamente colto. Restituendo un’immagine della Penisola che, pur provenendo da uno straniero, non è meno autentico ed efficace dello sguardo ‘interno’, riuscendo a volte anche a ricomporre i pezzi di un puzzle da sempre disseminati in mille rivoli.
Lo fanno attraverso le mille storie in cui si imbattono viaggiando nelle città come nei luoghi più sperduti, con la capacità di perdersi in una natura a volte aspra e selvaggia a volte dolce e ammaliante, nel labirinto dei centri urbani o tra scorci che passano inosservati a chi alla bellezza è abituato da sempre, ma non a chi vive tra le brughiere e i paesaggi del Nord Europa.
"Questa Calabria è una terra di molteplici ricordi e interessi. Una terra di grandi uomini. Nel 1737 l’erudito Aceti riuscì a citare più di duemila celebrità calabresi: atleti, generali, musicisti, centenari, inventori, martiri, dieci pontefici, dieci re, una sessantina di donne in vista. Una terra di pensatori. …E chi racconterà dettagliatamente le sue naturali attrattive?" A raccontarla... (http://www.annapuleo.com/norman-dougl...)...more
Forse ha ragione Marcel Proust quando afferma che l’opera letteraria non è altro che uno strumento ottico che consente al lettore di focalizzare e leggere meglio la realtà. Libri che ti trovi davanti più o meno per caso nei quali cerchi di trovare quForse ha ragione Marcel Proust quando afferma che l’opera letteraria non è altro che uno strumento ottico che consente al lettore di focalizzare e leggere meglio la realtà. Libri che ti trovi davanti più o meno per caso nei quali cerchi di trovare qualche risposta alle tue domande..
I morti di Parigi, come quelli di Ankara, di Beirut, di Aleppo, deflagrano ancora in me e sento il bisogno di dare forma all’angoscia e alla pena. Inizio a leggere i giornali, a scrivere e a cancellare quel che ho scritto, che avverto irrimediabilmente banale e inadeguato rispetto a quello che stiamo vivendo.
Riprendo in mano Stranieri a noi stessi, un classico della letteratura interculturale, ripubblicato ad oltre 25 anni di distanza da Donzelli con una bella introduzione dell’autrice, nel quale Julia Kristeva interroga il significato di straniero nella cultura occidentale. Tema indubbiamente impervio da esplorare, che ci mette di fronte a pulsioni ancestrali, alla diffidenza e alla paura di fronte all’Altro. Che non riguarda naturalmente solo identità geografiche e culturali diverse, ma anche la nostra irriducibile estraneità a noi stessi. Non solo chi vive da straniero in un altro Paese ma anche chi è straniero tra i suoi simili e lo straniero che abita in noi, senza il cui riconoscimento <>.
Julia Kristeva, bulgara trapiantata in Francia, americana d’adozione, che si definisce oggi “cittadina europea”, semiologa, psicanalista, filosofa, scrittrice (I Samurai, Sole nero, L’avvenire di una rivolta) cerca di restituirne la profondità, la complessità, la molteplicità dei piani di riflessione, partendo ....