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L'ascaro. Una storia anticoloniale
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Gdl novembre: L'ascaro. Una storia anticoloniale di Gebreyesus Hailu
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Io per il momento ho letto solo la prefazione e l’introduzione e già mi sembra di avere tra le mani qualcosa di importante e ricco di valore. LaCitty dove l’hai scovato questo libricino? Non conosco benissimo la storia della campagna coloniale italiana e questo libro sarà l’occasione per iniziare ad approfondire l’argomento.
Io ho finito ieri sera e letto alla fine prefazione e introduzione che anticipano tanto di quello che accade nel romanzo. Non è uno di quei libri che si leggono per la trama e i colpi di scena, però consiglio di leggerli dopo😁
Il libro mi è piaciuto molto, ma mi ha fatta sentire anche terribilmente in colpa per quello che è successo e perché non ne sapevo pressoché nulla. Vi aspetto per ulteriori commenti
Il libro mi è piaciuto molto, ma mi ha fatta sentire anche terribilmente in colpa per quello che è successo e perché non ne sapevo pressoché nulla. Vi aspetto per ulteriori commenti
Non so perché ma non riesco a leggere un libro saltando la prefazione anche se so che può essere causa di spoiler… 😅
Anche io l'ho finito stamattina, entro domani passo a commentare! Intanto confermo le stesse impressioni che ne avete avuto voi.
Eccomi! Innanzitutto ringrazio LaCitty per la bella scoperta che ci ha concesso di fare.
E' un libro importante, senza dubbio, che è un peccato sia stato pubblicato oltre 30 anni dopo l'anno in cui fu scritto e tradotto in italia a praticamente 100 anni di distanza...!
Interessantissime e utilissime prefazione, introduzione e postfazione, che aiutano davvero tanto a cogliere il contesto della nascita e della fortuna dell'opera.
Sapevo bene che l'Italia, nelle sue colonie, ha solo preso e oppresso, ma non sapevo praticamente nulla della "campagna di pacificazione" attuata il Libi, del ruolo che i coloni eritrei ne hanno avuto e del modo orribile in cui sono stati considerati e trattati.
Decisamente, fa bene confrontarsi coi lati oscuri del passato del proprio paese: bisognerebbe parlare molto, molto di più della storia coloniale italiana, perché aiuta a capire anche tante cose del presente.
Un libricino tanto breve, ma in cui c'è dentro tanto: è un romanzo di formazione, perché ci racconta della presa di coscienza di Tequabo nei confronti della guerra in sé e della situazione specifica degli habesha, del loro essere servi dello zio Italo; un romanzo di denuncia contro gli italiani e il colonialismo italiano, denuncia diretta e senza filtri; un romanzo didascalico, anche, perché insegna tanto prima di tutto a noi oppressori tanto ignoranti del nostro passato, e per i toni che usa, che sono tanto pacati e tranquilli e... didascalici, appunto.
La cosa che mi è piaciuta di più è stato proprio questo modo che l'autore ha di prendere per mano il lettore e accompagnarlo con gentilezza nel viaggio accanto a Taquebo, senza però nascondere o edulcorare mai nulla. Descrive e racconta una storia orribile mantenendosi al tempo stesso pacato, fermo e diretto. Veramente interessante.
L'aspetto più interessante del libro a mio parere è il punto di vista, la storia ci viene raccontata da chi ha subito e, nonostante l'entusiasmo iniziale e la curiosità di vedere per la prima volta posti di cui si ha sentito solo parlare e di viaggiare su mezzi come il treno e la nave, cosa mai immaginata, la delusione è molto forte perchè ci si rende conto di essere stati raggirati e sfruttati, subendo le pene dell'inferno in quel deserto che non ha risparmiato vittime e combattendo una guerra di altri.Il libro benché corto, è un macigno e dopo la metà ho rallentato molto la lettura perchè è stato molto intenso e difficile leggere soprattutto della disperazione dei genitori che sentono la mancanza di quel figlio che ha scelto di abbandonarli per diventare un soldato, ma soprattutto è stata penosa la sofferenza di questi ragazzi che hanno patito il caldo e la sete sotto occhi impietosi e crudeli.
Rendo questo Gdl di successo con la mia lettura purtroppo protrattasi più a lungo del previsto: un libro del genere andrebbe letto tutto d’un fiato, ma ho avuto degli impedimenti.Se devo dirla tutta sono un po’ stanca di sentir parlare di guerra e me la sono un po’ cercata, ma visto che l’argomento viene raramente trattato mi ci sono messa.
Beh. Che bella lezioncina di crudeltà ne è scaturita! Quasi mi vergogno della mia nazionalità.
A parte Tequabo che spinto dall’ardore giovanile parte assoluto inconsapevole della sua scelta (capita spesso anche in Niente di nuovo sul fronte occidentale ad esempio), le figure che mi hanno toccato di più sono i genitori che vivono nel dolore e nella disperazione per questo figlio che non hanno saputo trattenere.
Grazie per la proposta.
Ps. Neppure io leggo la prefazione.



Era ormai nelle mani dello zio "Italo" - che non ha avuto il dono di un cuore che si commuova neanche per una sorella - e una volta arruolati non c'era alcuna speranza che lo avrebbe rilasciato
Ovviamente lo zio Italo è lo stato italiano. Alla faccia della lunga tradizione di "Italiani, brava gente", qui è tutto il contrario