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La Sfida dei desideri
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GDL: La lunga marcia di R. Bachman (S. King)
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Anto_s1977
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Mar 11, 2018 12:31PM

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Se da una parte è divertente percorrere con il nostro protagonista e i suoi compagni la strada verso l'ultima pagina, scoprendone le storie, i desideri, vedendo relazioni nascere e morire a causa di un prematuro congedo, dall'altra è ancora più divertente riconoscere in questa sorta di racconto distopico la follia e l'irrequietezza della società americana, la sua sudditanza nei confronti dei media, sudditanza che negli ultimi anni ha valicato quei confini per diventare globale. E aquesta riflessione ci spingono le azzeccate citazioni di King all'inizio di ogni capitolo. Ci sembra irrealistica una gara del genere? Ci sembra solo un' iperbole narrativa? Forse allora ci siamo dimenticati di Chuck Barries, l'inventore di The Gong Show (nonché stando alla sua autobiografia sicario della CIA con più di trenta esecuzioni all'attivo), il presentatore schizzato che baciava in bocca tutte le concorrenti del suo show, il simpatico pazzerello che dichiarava L'estrema gara televisiva sarebbe quella in cui il perdente viene ucciso... Oppure possiamo pensare alle maratone di ballo durante la grande depressione, quelle presenti in "Non si uccidono così anche i cavalli?" Parliamo di follia? Allora provate a cercare Hot Springs in Nuovo Messico. Non la trovate? E ci credo! Perché nel 1950 il presentatore Bob Barker promise che avrebbe trasmesso la puntata del decimo anniversario del suo popolare programma "Truth or consequences" dalla prima città che avesse preso il nome del programma. Indovinate come si chiama adesso Hot Springs?..... La lunga marcia è davvero così improbabile?
A parte questo un romanzo solido e divertente che ci trasporta fino all'estrema sopportazione dell'uomo, quando il corpo si sbriciola e diventa pensiero, dove i piedi hanno mal di testa, dove come disse Vince Lombardi (ex allenatore dei Green Bay Packers): Non importa se vinci o perdi, purché tu vinca.
E se dicessi (da ignorante, però) che mi piace più Bachman di King?
Voto:8

Mi è mancato King

La mia è una rilettura, vediamo se a distanza di anni luce confermo il mio primo giudizio (3 stelle).

Leggere questo libro è stato estenuante, nel senso buono della parola.Pur restando seduta, mi sono ritrovata ad arrancare insieme a questi giovanotti, soffrendo la fame, sudando, implorandoli di continuare e gettando la spugna insieme ad ognuno di loro. E anche dopo la fine del libro, non ho smesso di pensare a loro o al libro in generale come metafora di una società alla deriva.
Volendo andare per ordine, King elabora una società distopica, di stampo militare e comandata da una figura chiamata il "Generale". Ogni anno viene organizzata una marcia, vengono scelti 100 giovanotti che sono costretti a camminare fino a quando non ne rimarrà uno solo, che riceverà come premio qualsiasi cosa esso desideri. Ci sono regole rigide da seguire: non bisogna uscire dal percorso o si viene congedati, la fornitura d'acqua è illimitata, quella del cibo no, non bisogna danneggiare gli altri marciatori e soprattutto bisogna mantenere una certa velocità o si viene ammoniti, e alla quarta ammonizione si viene congedati. E fin qui non ci sarebbe quasi niente di strano, soprattutto se il congedo fosse una pacca sulla spalla, un abbraccio stile "ritenta e sarai più fortunato" o al massimo un paio di insulti. Ma il congedo consiste in una fucilata. Per congedo si intende la morte istantanea del marciatore
Quindi il lettore dopo aver conosciuto un paio di questi ragazzetti, tra cui Ray Garraty, il protagonista, li segue in questa estenuante marcia, scopre cosa li tiene in piedi nonostante i numerosi km percorsi, le vesciche sotto i piedi e la stanchezza sia fisica che mentale; li guarda cadere a terra e morire, li osserva mentre tentano di sabotare gli altri utilizzando le parole, i discorsi o facendo leva sulle loro debolezze interne. Ed osserva anche il resto della società, quella che si accalca sul ciglio della strada o che resta comodamente seduta sul divano, osservando il compiersi dell'orrore come avvoltoi che volteggiano alla ricerca della carcassa giusta, con macabra cupidigia.
King anticipa il moderno Reality Show, anche se lo estremizza, portandolo all'esasperazione. Delinea una società priva di ideali ed incapace di ribellarsi a questa crudeltà. Ed in questo contesto spiccano i pensieri, le parole e le azioni degli atleti, dove c'è ancora un pizzico di speranza, solidarietà e comprensione.
Degna di nota - o almeno per la mia anima "shipper" nonostante l'età avanzata - è anche l'amicizia tra il protagonista e McVries, il loro continuo sostenersi ed aiutarsi.

Quando King scrive sotto pseudonimo non mi fa impazzire, ma questo libro è stato l'eccezione che conferma la regola.
L'inizio non è stato entusiasmante, ma andando avanti con la lettura sono stata coinvolta dalle storie dei partecipanti alla gara (la lunga marcia del titolo) e il loro istinto di sopravvivenza.
3 stelle e 1/2.