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I leoni di Sicilia
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Il problema di questo romanzo, secondo me, non sta nel modo in cui racconta la sua storia: è infatti evidente che Stefania Auci si sia impegnata al massimo nel suo lavoro di scrittrice, come si può intuire dalla minuziosa ricostruzione storica e dalle ricche descrizioni ambientali che devono esserle costate mesi di ricerche ossessive sulla storia della Sicilia.
Il problema, dicevo, risiede piuttosto nell'oggetto del romanzo in sé: perché per essere gente che — cito dalla quarta di copertina — "ha sfidato il mondo, ha conquistato tutto, è diventata leggenda", a me questi Florio sono sembrati discretamente noiosi.
Non che la cosa mi stupisca, anzi: parafrasando Tolstoj, potremmo dire che quasi tutte le famiglie ricche finiscono per assomigliarsi tra loro. Non dubito che i Florio abbiano segnato la storia di Palermo e ricoperto un ruolo cruciale nello sviluppo dell'economia siciliana; semplicemente, penso ci sia un motivo se le librerie di tutto il mondo traboccano di biografie romanzate sulla vita di sovrani, politici, esploratori ed artisti, mentre sono assai povere di opere sulla vita dei mercanti.
In altre parole, è difficile rendere interessante una vicenda che ruota attorno ad acquisti, vendite, accordi commerciali, tasse e permessi doganali; e ho la sensazione che la Auci abbia cercato di compensare la fredda impersonalità dei fatti con una dose supplementare di melodramma sentimentale.
Il risultato è che il romanzo utilizza un tono asciutto e quasi cronachistico per narrare gli eventi storici, alternandolo ad un registro da soap opera quando si addentra nei drammi personali dei suoi protagonisti. Drammi che però, come ammette l'autrice stessa nella nota finale, sono frutto della sua immaginazione, e finiscono quindi per avere poco o nessun peso sull'andamento dell'intreccio narrativo che rimane invece saldamente ancorato alla realtà dei fatti. Si ha insomma l'impressione che la trama vada avanti da sola, e che le motivazioni, i tormenti interiori, le intime complessità dei personaggi non guidino le loro decisioni. Tutto si risolve troppo in fretta, i conflitti interpersonali si esauriscono in un nulla di fatto, i peggiori abusi e maltrattamenti vengono immancabilmente perdonati (meglio se sul letto di morte) perché alla fine tutto deve filare liscio, tutto dev'essere funzionale all'inarrestabile ascesa dei Florio: manca un vero ostacolo, manca, insomma, un climax drammatico.
Ed è questo, secondo me, il difetto fatale dei Leoni di Sicilia: l'assenza di tensione narrativa, che più di ogni altra cosa — più dei dialoghi espositivi, delle frasi ad effetto inserite a forza, dei continui destabilizzanti salti temporali — mi ha impedito di godermi questo libro come avrei voluto.
Perché io posso leggere di tutto, davvero, ma se c'è una cosa che proprio non sopporto sono i romanzi in cui va sempre tutto bene. E per questo fatico a leggere letteratura rosa, che non a caso è il terreno su cui si è formata la Auci. Quindi preferisco lasciare a questa saga, scritta con tanto impegno e tanta passione, il beneficio del dubbio, e dire: non sei tu ad essere noiosa, sono io ad essere troppo cattiva.
Il problema, dicevo, risiede piuttosto nell'oggetto del romanzo in sé: perché per essere gente che — cito dalla quarta di copertina — "ha sfidato il mondo, ha conquistato tutto, è diventata leggenda", a me questi Florio sono sembrati discretamente noiosi.
Non che la cosa mi stupisca, anzi: parafrasando Tolstoj, potremmo dire che quasi tutte le famiglie ricche finiscono per assomigliarsi tra loro. Non dubito che i Florio abbiano segnato la storia di Palermo e ricoperto un ruolo cruciale nello sviluppo dell'economia siciliana; semplicemente, penso ci sia un motivo se le librerie di tutto il mondo traboccano di biografie romanzate sulla vita di sovrani, politici, esploratori ed artisti, mentre sono assai povere di opere sulla vita dei mercanti.
In altre parole, è difficile rendere interessante una vicenda che ruota attorno ad acquisti, vendite, accordi commerciali, tasse e permessi doganali; e ho la sensazione che la Auci abbia cercato di compensare la fredda impersonalità dei fatti con una dose supplementare di melodramma sentimentale.
Il risultato è che il romanzo utilizza un tono asciutto e quasi cronachistico per narrare gli eventi storici, alternandolo ad un registro da soap opera quando si addentra nei drammi personali dei suoi protagonisti. Drammi che però, come ammette l'autrice stessa nella nota finale, sono frutto della sua immaginazione, e finiscono quindi per avere poco o nessun peso sull'andamento dell'intreccio narrativo che rimane invece saldamente ancorato alla realtà dei fatti. Si ha insomma l'impressione che la trama vada avanti da sola, e che le motivazioni, i tormenti interiori, le intime complessità dei personaggi non guidino le loro decisioni. Tutto si risolve troppo in fretta, i conflitti interpersonali si esauriscono in un nulla di fatto, i peggiori abusi e maltrattamenti vengono immancabilmente perdonati (meglio se sul letto di morte) perché alla fine tutto deve filare liscio, tutto dev'essere funzionale all'inarrestabile ascesa dei Florio: manca un vero ostacolo, manca, insomma, un climax drammatico.
Ed è questo, secondo me, il difetto fatale dei Leoni di Sicilia: l'assenza di tensione narrativa, che più di ogni altra cosa — più dei dialoghi espositivi, delle frasi ad effetto inserite a forza, dei continui destabilizzanti salti temporali — mi ha impedito di godermi questo libro come avrei voluto.
Perché io posso leggere di tutto, davvero, ma se c'è una cosa che proprio non sopporto sono i romanzi in cui va sempre tutto bene. E per questo fatico a leggere letteratura rosa, che non a caso è il terreno su cui si è formata la Auci. Quindi preferisco lasciare a questa saga, scritta con tanto impegno e tanta passione, il beneficio del dubbio, e dire: non sei tu ad essere noiosa, sono io ad essere troppo cattiva.
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I leoni di Sicilia.
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Reading Progress
August 5, 2019
– Shelved
August 5, 2019
– Shelved as:
to-read
June 8, 2020
–
Started Reading
June 18, 2020
–
82.57%
"L'autrice ci prova a mettere qualche frase ad effetto, ma la tensione narrativa è pari a zero"
page
360
June 19, 2020
– Shelved as:
2020
June 19, 2020
–
Finished Reading
March 3, 2021
– Shelved as:
italiane-alla-riscossa
Comments Showing 1-4 of 4 (4 new)
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message 1:
by
Alice
(new)
-
rated it 2 stars
Jul 25, 2021 04:39AM

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