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«Non voglio che pensi, quando sei con me. Voglio che vivi».
«Che ne dici, mentre aspetti quello giusto, di divertirti con quello sbagliato?».
Comincio con parsimonia, valutando le scelte migliori per poi rompere gli indugi e riempirmi di pennarelli, gomme, matite, evidenziatori, graffette, notes di ogni forma e colore. E valanghe di post-it. Mi sento Alice nel paese delle cartomeraviglie: la cancelleria mi fa stare bene, mi mette di buon umore. Ho cominciato ad apprezzarla all’università, perché il segnalibro giusto, la matita giusta o il quaderno giusto mi mettevano voglia di affrontare anche le materie più ostiche.
«Perché mi stai facendo così male?», singhiozzo tra le lacrime. «Perché vuoi ferirmi?» «Perché una ferita, a volte, è l’unico modo per salvarsi».
Te l’ho detto fin dall’inizio che il sesso è onesto e l’amore è una bugia. Guardaci adesso e dimmi che avevo torto».
Mi domando come qualcosa di bello come l’amore possa anche fare così tanti danni.

