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Forse la narrazione, ogni narrazione, rende normale qualunque gesto, persino il più drammatico.
Sono pervasa da una sensazione di futuro. La stessa che provo cantando a squarciagola in camera Mexico e Voyage à Cuba, quella che viene da tutto l’ignoto della vita davanti a sé.)
La settimana si sgrana in «giorni di», definiti da usanze collettive o famigliari, dalle trasmissioni alla radio.
Proust scrive pressappoco questo, che la nostra memoria è al di fuori di noi, in un soffio piovoso del tempo, nell’odore della prima esplosione dell’autunno eccetera. Aspetti della natura che rassicurano, nel loro ripetersi, sulla continuità nel tempo dell’individuo, sulla sua permanenza.
Uno dei precetti più spesso ripetuti: prendere esempio – dalla cortesia o dall’amabilità, dall’impegno, dell’una o dell’altra – ma non imitare – i difetti di un’altra ancora. Soprattutto essere d’esempio – di educazione, lavoro, condotta eccetera. E: cosa penseranno di te?)
L’aspetto peggiore della vergogna è che si crede di essere gli unici a provarla.
Nella vergogna c’è questo: la sensazione che possa accaderci qualsiasi cosa, che non ci sia scampo, che alla vergogna possa seguire soltanto una vergogna ancora maggiore.

