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L'ultima testimone

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UNA PAGINA POCO CONOSCIUTA DELLA SECONDA GUERRA MONDIALEUNA DONNA CHE FA DI TUTTO PER NON RICORDARE«In mezzo a tutte queste voci, forte, prepotente, la bellezza di Trieste. E dentro alle pagine, tutta quella storia così difficile con cui stiamo ancora tentando di fare i conti. »Il Piccolo«"L'ultima testimone" di Cristina Gregorin è una meravigliosa storia di confine, battuta dalla bora, meritatissima menzione speciale della giuria al premio Calvino. Ve ne innamorerete.»D - la Repubblica delle Donne - Federica Frediani«Cristina Gregorin compie un atto d'amore verso la sua città d'origine, Trieste. »Il Gazzettino«Cercate Francesca perché solo lei conosce la verità.»Sono le ultime parole di un uomo anziano che sta morendo. Una frase semplice, ma capace di stravolgere la routine che la donna si è costruita con difficoltà negli anni. Una routine in cui non c’è spazio per il passato. Ma troppe domande attendono da tempo una risposta e ora la costringono a tornare a Trieste. In quella città, quando era solo una ragazzina, ha assistito a qualcosa che ha cercato con tutte le forze di dimenticare. Qualcosa che ha a che fare con gli amici di sua nonna, i loro misteriosi contatti e un passato oscuro legato a vicende della seconda guerra soldati di opposte fazioni, delazioni, vendette in una città sospesa tra frontiere contese e destini incerti. Uomini che hanno combattuto nella Resistenza, cercando di fermare il nemico, con qualunque nome o divisa si presentasse, e hanno insegnato a Francesca a non fidarsi di nessuno. Ma combattere fino in fondo per i propri ideali significa fare scelte che cambiano il futuro. Scelte che hanno un prezzo. Scelte che portano con sé segreti, per i quali non dovrebbero esserci testimoni. Ora tutto ricade su Francesca. Perché qualcuno l’ha chiamata a ricordare. Perché la storia più sembra lontana più è a un passo.

Per la sua opera d’esordio, Cristina Gregorin ha ricevuto la menzione speciale dalla giuria del Premio Calvino, uno dei più prestigiosi del panorama nazionale. Un romanzo conteso da tutti gli editori. Una narrazione intensa e avvincente che è uno spaccato di una pagina poco conosciuta della seconda guerra mondiale. Una storia sulla responsabilità personale, sul potere dei segreti e sull’importanza del passato per capire chi siamo veramente.

294 pages, Kindle Edition

Published September 10, 2020

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Cristina Gregorin

4 books2 followers

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Displaying 1 - 3 of 3 reviews
Profile Image for Emanuela.
762 reviews39 followers
June 27, 2021
Francesca, giovane donna e ginecologa di successo, è cresciuta chiudendo a chiave con precisione e meticolosità il proprio cuore a qualsiasi sentimento o stimolo esterno. Vive delle proprie soddisfazioni lavorative e nient’altro.
Bruno è un anziano signore triestino, nonno di Mirko, che prima di morire dice al ragazzo di cercare Francesca Molin per fare chiarezza sul suicidio di Vasco, suo caro amico di una vita, e trovare finalmente pace.
Cosa mai unirà queste due persone così diverse e senza nulla in comune apparentemente?
Saranno le ricerche di Mirko, il nipote di Bruno, storico e professore, portate avanti a tutti i costi, partendo da Francesca, per arrivare ad Alba, la nonna di lei, fino a Mario, amico di Bruno, a chiarirlo, aprendo un abisso di storie mai raccontate.

Chiudo questo libro con una sensazione di pesantezza, di terribile oppressione per il peso di anni e anni di storia di tragedie e scempi compiuti da alcuni uomini, che ne hanno segnato altri per sempre e in maniera indelebile.
La storia che sta dietro le vicende di questo libro è quella dell’ Istria, con il territorio di Trieste, terra di confine, come tale passata attraverso innumerevoli dominazioni: dai francesi agli austriaci, poi ceduta all’Italia dopo la Prima guerra mondiale, occupata dai nazisti durante la Seconda, e infine liberata dalle truppe partigiane di Tito e per questo ceduta alla Jugoslavia dagli alleati, ma senza la città di Trieste.
Territori che sono stati teatro di guerre non solo nazionali ma anche tra culture ed etnie diverse, con massacri e persecuzioni prima ad opera degli italiani nei confronti degli slavi e poi viceversa, dopo l’occupazione dei titini, ad opera di questi ai danni dei nostri connazionali, con il terribile episodio delle foibe, prima, e con quello della strage di Vergarolla poi, che segnarono il definitivo abbandono degli italiani di quelle terre, col destino di vivere da esuli.
Questa è una parte della storia più recente che non viene insegnata nelle scuole, purtroppo.
Io stessa la conoscevo poco e, man mano che proseguivo nella lettura, ho dovuto andare a documentarmi e approfondire.

Le vicende dei protagonisti di questo libro, Bruno, Vasco, Liliana, Alba, Carlo e Mario, segnati dagli orrori della guerra, che vanno ben oltre le uccisioni, riescono a dipingere, con incredibile vividezza, i traumi e le devastazioni a cui sono stati sottoposti in particolare i giovani in quegli anni, divisi tra degli ideali di giustizia e una realtà senza, in cui la disillusione era cocente e faceva realizzare troppo presto che in guerra non esistono giusti e che da una parte e dall’altra venivano compiuti scempi immani senza il minimo scrupolo.

È il senso di ineluttabilità a segnare durante la lettura, più di tutto il resto; l’aspetto del non avere più tempo perché gli attori di un pezzo di storia, della nostra storia, sono già andati e altri lo saranno a breve, e non ci sarà più a nessuno a poterla raccontare, a spiegare le proprie ragioni, a farci conoscere ciò che pensavano e provavano, quel che è successo davvero.

“Forse Bruno, Vasco e anche Liliana avrebbero avuto bisogno di qualcuno che gli mettesse una mano sulla spalla per dirgli che era finita, che ora spettava alla legge punire i crimini e al nuovo stato premiare gli atti generosi. Invece dopo la guerra c’era stato solo il silenzio. Nessuna spiegazione, nessuna pacificazione. Si doveva andare avanti come vuole la necessità della sopravvivenza.”

Fin dall’inizio si intuisce che Francesca nasconda qualcosa di non detto ma, tra tutti i vari racconti, passa un po’ in secondo piano, e ci si dimentica quasi di questo aspetto, da un lato sconvolti per le terribili verità di cui poco per volta, narrate ora da Mario ora da Alba, passando per Carlo, veniamo a conoscenza, e un po’ perché in parallelo seguiamo i suoi ricordi di infanzia e la sua “rinascita” attraverso i luoghi del suo passato e il suo radicamento con la terra d’origine, convincendoci che sia tutto lì e che ci stia già dicendo tutto.
Anche perché le storie che ascoltiamo della guerra e dei periodi subito dopo e prima di questa, sono già abbastanza sconvolgenti e sembra che non possa esserci ancora qualcos’altro, più di quei fatti tragici e terribili.
Ed invece finiamo poi per scoprire, col suo racconto, che arriva come un uragano, che non c’è mai fine al peggio.

“Come fa a spiegarle che per una volta non si limita a catalogare frammenti di lettere e diari, ma è come se in quella foto ci fosse anche lui insieme a suo nonno e a Vasco? È come se si trovasse in una digressione temporale dove tutto gli appare simultaneo. Come dirle che lo fa anche per lei, perché ogni tanto stringe le narici sospettosa e trattiene il respiro, anche se è capace di controllare un battito di ciglia. Tutto gira intorno a una guerra finita settantacinque anni prima, ma non ne ha mai sentito il fiato sul collo come lo vede ora su quello di Francesca; forse l’ultima testimone, o l’ultima vittima.”

Ma al di là dell’aspetto di denuncia, e al fatto innegabile che di una persona, anche se parente, non è possibile mai sapere davvero tutto, il che è ciò che mi ha sempre affascinata nel pensare alla vita dei miei prima che nascessi, in questo libro ho letto anche qualcos’altro.
Nel fatto che Francesca ricominci a sentirsi viva e ad aver voglia di vivere sul serio, già prima della rivelazione finale, sta secondo me l’aspetto importante di accettare le proprie origini perché è quello che ci rende ciò che siamo e, per quanto possano essere dolorose o traumatiche, sono una parte di noi, e non ci lasceranno mai guardare con fiducia al futuro, se non le si riconosca e comprenda prima del tutto, proprio come per Giano bifronte.

La difficoltà di Mirko di accettare la nuova figura di suo nonno che gli si prospetta davanti alla fine delle ricerche, è comprensibile, soprattutto perché non ci sarà più la possibilità di confrontarsi con lui su tutto quello che è venuto alla luce, e anche perché sono chiare le difficoltà della famiglia, rimasta legata a vecchi retaggi culturali, ad accettarlo, ma serve però anche a ricordare che è impossibile giudicare il passato alla luce del presente perché sarebbe anacronistico e perchè non sarebbe mai possibile comprendere realmente le motivazioni e i fattori in gioco allora, che hanno determinato certe azioni, per quanto condannabili possano essere.
Il confine tra buoni e cattivi è tanto labile come quello di quei territori.

“Alba racconta ancora dell’onestà di Liliana, di come non lasciasse correre nemmeno le piccole sopraffazionj di ogni giorno, quelle che gli altri lasciano perdere, senza pensare che a ogni sopruso, foss’anche parcheggiare nel posto riservato a un disabile, aumenta la nostra rassegnazione, diventiamo vulnerabili. Se cadono i principi, uno dopo l’altro, dal più piccolo al più grande, non abbiamo più difese.”

“Era tutto più grande di noi.” Chiude così, senza aggiungere altro. È stato detto tutto, ormai, tocca agli altri trarre le conclusioni. Francesca rimanda le sue domande a domani; è quasi l’una di notte, non può tenerla sveglia per chiedere ragione di quel che ha fatto o pensato da giovane.
“Hai perdonato?” La domanda le scivola, istintiva e involontaria.
“Ho dimenticato”
“Non è vero”
“Faccio del mio meglio”, e con fatica si spinge col deambulatore verso la camera da letto.
Profile Image for Laura.
Author 6 books17 followers
November 21, 2020
“I ricordi sono come i sogni che scompaiono con il disincanto del mattino. Gli incubi, invece, quelli restano.”
L’ultima testimone è un romanzo di confini: il confine incerto tra Italia e Slovenia, che ha portato in passato dolore e morte, il confine tra giusto e sbagliato, che può sembrare definito ma non lo è mai, il confine tra passato e presente, che è spesso un confine fittizio, perché il passato resta con noi finché non lo lasciamo andare.
Attraverso la storia attuale dei protagonisti, Francesca e Mirko, il libro riporta alla luce le vicende travagliate dell’Istria e di Trieste nel ‘900: dalla caduta dell’impero asburgico, che molti rimpiangeranno per decenni, attraverso le tensioni degli anni tra le due guerre, lo scoppio della Seconda guerra mondiale, col suo strascico di orrori, di odio e di vendette sommarie, fino alla disillusione del dopoguerra.
Trieste è uno di quei posti dove risalta in modo più evidente quanto i confini siano labili e spesso arbitrari. Qui negli anni ‘40 si scontrano fascisti, nazisti, partigiani titini, partigiani filo-occidentali, sloveni, italiani, spesso famiglie miste, dove si parlano tutte le lingue e i dialetti della zona. Come capire chi sono i buoni e chi i cattivi, qual è la linea di demarcazione? In cosa sperare, quando la speranza sembra aver abbandonato da tempo quelle terre?
Tutto parte dalla morte di Bruno, l’anziano nonno di Mirko, che negli ultimi momenti nomina Francesca, testimone involontaria di una tragedia di quarant’anni prima, che però ha le sue origini nei tempi della guerra.
Francesca vive a Milano, dove fa l’ostetrica, e dove si è isolata dal mondo, schiacciata dai segreti che si è portata dentro per tanto tempo. La chiamata della zia di Mirko la farà tornare a Trieste, preoccupata per la nonna Alba, troppo anziana per venire coinvolta in quella che sembra a tutti gli effetti un’indagine. Anche Mirko, professore di storia, dopo il divorzio ha condotto una vita piuttosto solitaria, ma le ultime parole del nonno sembrano importanti, qualcosa che vale la pena seguire e chiarire, anche a costo di costringere Francesca a tirar fuori un passato che ha cercato di dimenticare.
Man mano che l’indagine prosegue, l’immagine che Mirko ha del nonno cambia in modo inevitabile. Il suo passato di partigiano non è un motivo d’orgoglio ma di imbarazzo, a causa delle divisioni ideologiche tra i partigiani stessi, oltre che delle azioni non sempre limpide compiute. Di quel passato fa parte anche Alba, la nonna di Francesca, ma anche lei, dietro al suo aspetto fragile e perbene di ultranovantenne, nasconde segreti che non intende rivelare.
La domanda che percorre il romanzo è: è sempre giusto riportare a galla il passato, o alcune cose sarebbe meglio fossero sepolte e dimenticate per sempre? È una domanda che non può trovare risposta, perché la Storia è complicata quanto lo sono i rapporti umani che la compongono, e spesso a dividere gli angeli dai demoni è, di nuovo, un confine troppo sottile e troppo facile da valicare.
Un romanzo d’esordio che stupisce, perché scritto benissimo, con delle frasi che restano incise nel cuore per quanto sono belle e profonde. La trama tiene incollati alle pagine fino alla rivelazione finale e alla risoluzione del mistero. I personaggi sono reali, rappresentati nelle loro fragilità e paure quotidiane, ma anche nella forza del loro bisogno di sapere, di mettere ordine nel caos del passato per poter guardare avanti.
Ho apprezzato soprattutto l’ambientazione e la ricostruzione di vicende storiche e umane di cui purtroppo si sente parlare poco: non solo le foibe, le esecuzioni sommarie, o le migrazioni più o meno obbligate degli italiani dell’Istria nel dopoguerra, ma il modo di vivere e di pensare della gente comune in quei tempi terribili. Il coraggio, la disperazione, il tradimento, la voglia di sopravvivere. Tutto questo emerge con forza, e rende il romanzo un’incursione, non sempre facile e spesso dolorosa, nel cuore pulsante di quei luoghi e di quei tempi. Tempi che si sono prolungati in molti casi fino a oggi, perché alcune ferite sono semplicemente troppo profonde per guarire del tutto.
Una lettura coinvolgente, intensa e toccante. La storia è molto drammatica, ma nel finale ci lascia scorgere la luce rigenerante della speranza: nelle nuove generazioni, immuni agli effetti catastrofici dell’odio; nella capacità umana di superare le tragedie e andare avanti; nell’amore per la propria terra e per gli altri esseri umani, pur con le loro ambiguità e difetti; nella passione per la vita, nonostante tutto.
In una parola: un romanzo straordinario. Da leggere.
Profile Image for Emanuela Myrtezaj.
116 reviews1 follower
September 8, 2021
It all starts with the death of Bruno, Mirko's elderly grandfather, who in the last moments mentions Francesca, an involuntary witness to a tragedy of forty years earlier, which however has its origins in the times of the war. Francesca lives in Milan, where she has isolated herself from the world, crushed by the secrets that she has carried within her for so long. The description of events was so real and fluent. The consequences of the war have been destructive and devastating both for the country and for the lives of people. Francesca, the main character from whom the whole truth is expected to be revealed, has lived an isolated life and all because of this terrible deep secret. The author has made a wonderful connection of events and while reading you don't lose anything, it is clear and accurate. The book keeps you concentrated all the time as only in the last pages it reveals the great secret. Fascinating, mysterious, suspenseful and dramatic, a book that will keep you entertained all the time.
Displaying 1 - 3 of 3 reviews

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