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Ethobiome

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"Ancora oggi non c'era una risposta a quella domanda: il sistema era indiscutibilmente il miglior veicolo per portare ordine e giustizia nel mondo, dato che decideva sempre per la soluzione con maggiori benefici per la collettività. D'altro canto era abbastanza evidente che la sua sopravvivenza non era più compatibile con nessuna forma di libero arbitrio. Era ancora vita umana quella di chi affidava la sua serenità alla tecnologia?"

Questo racconto è stato scritto nel 2010, su una spiaggia radical chic del litorale tarantino, anche se é pubblicato oggi nel 2016. E parla di temi che sono attuali nella cronaca di questi giorni: giornalismo, intelligenza artificiale, algoritmi.
Ma soprattutto imposta i problemi filosofici e morali di cui si discute sui giornali, seguendo una trama asciutta e distopica.

Due dei personaggi sono (molto liberamente) ispirati a Steve Jobs -che nel frattempo ci ha lasciati- e a Stephen Hawking (che 5 anni dopo avrebbe scritto le cose simili a quelle che propone il personaggio da lui ispirato)

È un saggio travestito da racconto. O viceversa.

29 pages, Kindle Edition

First published October 1, 2016

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About the author

Giuseppe Granieri

8 books68 followers
Editorial Director of 40k (40k profile on Goodreads), columnist/contributor to La Stampa and L'Espresso, contract professor at Urbino University "Carlo Bo".

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Displaying 1 - 2 of 2 reviews
Profile Image for Vincenzo Cosenza.
Author 13 books80 followers
November 2, 2016
da leggere perché l'argomento è interessante. la brevità purtroppo penalizza una storia che avrebbe meritato uno sviluppo più graduale.
Profile Image for Emanuela.
Author 4 books67 followers
October 17, 2016
Sobbalzo leggendo sul blog di Giuseppe, il predictive thinking, quando dice di aver scritto questo racconto nel 2010, sei anni fa, che in termini di evoluzione digitale vuol dire una vita.
Uscivano allora in Italia i primi ebook e oggi, ancora tanti di noi, ma mi esento superbamente, rimpiangono l'odore della carta.
Alla fine della lettura del libro, facci un pensierino.

Alcune suggestioni.

Il ritmo dello stile della scrittura è il martellare ossessivo del tamburo di uno sciamano che entra nell'intimo mistero del nostro esserci sulla Terra. La location è la foresta tropicale: buia, cupa, ma anche rigogliosa e ricca di biodiversità, che contrasta con la città del futuro, asettica e omologante.

Il protagonista è un eletto, totalmente immerso nel wearable, nella scrittura per algoritmi, nella realtà aumentata, nell' intelligenza artificiale di una learning machine che gli organizza la vita, ma che della sua vita ha il totale controllo.

Al termine, questi due soggetti pensanti hanno un dialogo dai risvolti etici importanti, se non definitivi, ma al di là delle riflessioni palesate dal contenuto, c'è qualcosa che mi turba ancora di più.

Hai presente il test di Turing? L'I.A. è tale nel momento in cui non distingui se la risposta è di un umano o di una macchina. Qui, però, nel dialogo che ho citato sopra che richiama una chatbot, è la macchina che ha preso il ruolo dell'umano a fronte dell'umano che, nella sua atarassia maturata nella condizione di essere totalmente guidato, è diventato una macchina.

A quest'ultimo è chiesto di scegliere tra opzioni entrambe negative; la condizione peggiore.
Nell'economia dei mutamenti, nell'equilibrio tra il bene e il male, nella variabile aleatoria degli eventi, le monete non cadono mai in piedi. Al libero arbitrio rimangono le briciole.

Leggilo e, poi, prova a dormire sonni tranquilli.
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