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222 pages, Paperback
First published April 1, 2004
In un modo assolutamente inverosimile, ciò che non avrebbe dovuto accadere era accaduto e ciò che avrebbe dovuto accadere non era accaduto. (Pastorale americana)
Negli Stati Uniti stavano per iniziare i campionati del mondo di calcio. Al mondo intero non interessava nient’altro. E in ogni caso, qualsiasi cosa accadesse in Rwanda, per la gente sarebbe sempre la solita vecchia storia di negri che si scannano tra di loro. Gli africani stessi direbbero all’intervallo di ogni partita: “Ci fanno vergognare, dovrebbero smetterla di ammazzarsi così”. Poi passerebbero a qualcos’altro. “Avete visto la rovesciata di Kluivert?”
[…] dopo un genocidio, il vero problema non sono le vittime ma i carnefici. Per uccidere quasi un milione di persone in tre mesi, ci sono volute tante persone. Ci sono state decine o centinaia di migliaia di assassini. Molti erano padri di famiglia.
Era triste da dire, ma doveva ammetterlo: un paese come il Rwanda non era in grado di turbare il sonno dell’universo. […]
Come si poteva rispondere, allora?
Tempi strani.
Si sentiva lacerato.
Il quarto genocidio del secolo rimaneva un enigma e forse bisognava cercarne la chiave di volta nella mente di un pazzo oppure nei misteriosi movimenti planetari. Quell’orgia di odio andava molto di là di una lotta di potere in un piccolo stato.
Si, era proprio un mistero.[…]
Non si erano mai visti giorni così crudeli, intessuti di fulmini, attraversati da deliri di ogni tipo. […] un genocidio non era una storia come un’altra, con un inizio e una fine, tra i quali si svolgono avvenimenti più o meno ordinari.