Transumanesimo e cambiamento climatico
Spesso, nelle discussioni sul clima, si sente tirare in ballo la frase
“Il tempo atmosferico non è il clima”
che tradotto in termini scientifici è riducibile a un
Affermazione che, al netto di una certa malafede, perché i modelli di Lorenz nacquero proprio come climatici,apre una serie di interessanti considerazioni: se le orbite del sistema caotico, il tempo atmosferico, dipendendo dall’effetto farfalla, risultano imprevedibili e condizionate da un’infinità di fattori, compreso il riscaldamento provocato dall’effetto serra, però queste si posizionano sempre all’interno del relativo attrattore strano; per cui se si conoscesse questo, a medio periodo, sarebbe possibile capire l’evoluzione del clima terrestre.
Il problema è che la realtà è ben più complicata del mdello semplificato ipotizzato da Lorenz; determinare l’inviluppo dell’attrattore strano del clima terrestre, i limiti entro cui si sviluppa la sua evoluzione, e la sua resilienza, la capacità di ristabilire il suo equilibrio dinamico a valle di eventi traumatici, sono ricondubili a problemi NP-Completi, ossia in cui manca un algoritmo efficiente per venirne a capo.
Per cui, per averne una stima, siamo costretti ad utilizzare modelli euristici e probabilistici; modelli che per la loro stessa natura sono parziali e perfettibili. Per cui non è corretto, come spesso fa la politica, forzarli come detentori di verità assolute.
Dal punto di vista transumanista, cosa si può fare ? Oltre a perfezionare i modelli, tenendo sempre conto dei limiti e della fallibilità dell’approccio proattivo, conviene concentrarsi anche nelle soluzioni reattive, culturali, architettoniche e tecnologiche, per contrastare al meglio gli effetti del cambiamento climatico.
Cosa che, come ben descritto nel libro La Lunga Estate, è il motore stesso della civiltà umana.
Alessio Brugnoli's Blog

