I fatti di Tor Sapienza


Stamattina mi arriva una mail da parte di mio amico americano, redattore in un

giornale nella profonda provincia degli USA: ci eravamo conosciuti anni fa, quando,

per motivi di studio, bazzicava Roma. Voleva una paginetta sugli eventi di Tor

Sapienza… All’inizio ho declinato; al di fuori dell’ambito tecnico, il mio inglese è

mediocre… Poi, con massima sincerità, benchè da ragazzo bazzicassi Tor Sapienza,

vi ho trascorso tanti bei capodanni, è più un decenni che non la frequento e potrei

rischiare di confondere il Passato con il Presente. E il mio sguardo è viziato

dall’esperienza dell’Esquilino, esperimento riuscito, tra contraddizioni e difficoltà, di

convivenza tra infinite e diverse culture.


Ma stasera, per caso, ho letto il solito post dell’intellettuale con la puzza sotto al

naso, pronto a definire le persone che vivono, lottano e sognano in periferia come

un’orda di trogloditi, pronti a odiare chiunque sia diverso da loro o pronunci erre,

invece che “ere”.


E allora non ci ho visto più, perchè non sopporto di chi apre la bocca e ci mette

fiato. Gli eventi di Tor Sapienza sono qualcosa di più di una manifestazione di

razzismo: sono il culmine di una crisi, sociale e culturale, che si trascina da anni.


Come conseguenza delle politiche finanziare volute dagli ultimi governi, di destra o

di presunta sinistra, gli abitanti delle periferie si sono impoveriti: nell’ultimo

decennio il reddito medio è calato del 21% a fronte di un aumento della

disoccupazione che a seconda delle fonti statistiche varia dal 13% al 18%.


Ciò ha creato un progressivo collasso del tessuto sociale, peggiorato dal radicale

taglio dei servizi voluto dalle amministrazioni capitoline e in questo la classista

giunta Marino, che carezza il pelo ai salotti buoni, dimenticandosi degli ultimi, ha

gravissime responsabilità: chi abita in periferia si sente ormai un cittadino di serie B.


A questo si aggiunge il problema dell’ordine pubblico: la percezione che la polizia

sia impotente contro i piccoli delinquenti e che la legge tutto faccia, tranne che

tutelare gli onesti.


Frustrazione e paura generano rabbia e come in un romanzo cyberpunk la

sostituzione dello Stato con tante consorterie di cittadini, convinte che debbano e

possano risolvere i problemi da sole.


Una miscela esplosiva che basta poco ad accendere, scatenando un incendio che

brucia i più deboli e i meno integrati.


Che fare ? Qualcosa di più, della solita pantomima antirazzista, che lascia il tempo

che trova… Per prima cosa è necessario fare uno sforzo per riaffermare la presenza

dello Stato, non solo garantendo l’ordine pubblico, ma anche rilanciando servizi

sociali e culturali.


E a Roma, la Sinistra deve tornare a fare la Sinistra, smettendo di essera la domestica

dei radical chic e rimettendo il margine della città al centro della sua azione.


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Published on November 12, 2014 15:23
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Alessio Brugnoli
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