Pirro (Parte I)

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Una delle figure più sottovalutate della storia classica è quella di Pirro: di solito, anche da persone di media cultura, è ricordato solo per le sue vittorie “inutili” e per avere utilizzato gli elefanti contro i romani.





In realtà, Pirro è ben di più: un uomo dalla vita avventurosa, che sembrerebbe incredibile se raccontata in un romanzo, e uno dei grandi generali dell’antichità: fu di certo un tattico meno geniale di Annibale, ma rispetto al cartaginese, fu assai più innovatore, introdusse una serie di riforme tattiche che misero una pezza ai tanti limiti della falange macedone, ottima contro alcune tipologie di nemici, ad esempio i persiani, ma capace anche di mediocri prestazioni: basti pensare a tutte le volte che dal 280 a.C. in poi fu letteralmente fatta a pezzi dai guerrieri celti.





E soprattutto, Pirro, rispetto ad Annibale, aveva una visione strategica assai superiore e soprattutto aveva chiari, con tutti i limiti dell’epoca, i problemi legati alla logistica: a differenza di tanti laureati in Storia dell’Università italiana era consapevole di come la guerra non fosse un campionato di calcio, in cui chi vince più partite, vince anche lo scudetto, e di come questa dovesse sempre confrontarsi con il vincolo delle risorse finite: i soldati, per combattere bene, debbono avere lo stomaco pieno, i soldi non crescono sugli alberi e un combattente non si addestra in un giorno. Come Alessandro, Pirro era poi un uomo dallo straordinario coraggio, ma, a differenza del Macedone, non eccedeva nei vizi e di certo non era altrettanto psicopatico.





Pirro, il cui nome significa “il colore del fuoco, rosso biondo” legato probabilmente alla sua capigliatura, apparteneva alla dinastia degli Eacidi, che secondo la leggenda, Essi vantavano di discendere dal leggendario Eaco, considerato fondatore della dinastia, padre di Peleo, nonno di Achille. Dinastia a cui apparteneva Olimpiade, mamma di Alessandro Magno, cosa che trascinò il giovane Pirro nel caotico succedersi di guerre, tregue ed alleanze che seguirono la morte del Macedone a Babilonia.





Pirro nache nel 318 a.C. da Eacide, sovrano dell’Epiro, e da Ftia, di stirpe tessala, e la sua giovinezza fu tutto fuorché quieta. Il padre, salito sul trono dopo la morte del cugino Alessandro il Molosso avvenuta in Italia nel 331 a.C., nel tentativo di crearsi un regno in Magna Grecia, Nel 317 a.C. supportò Poliperconte nel tentativo di far risalire sul trono di Macedonia la cugina Olimpiade e Alessandro IV di Macedonia, il figlio di Alessandro Magno, che era stato messo da parte dai Diadochi.





L’anno seguente Eacide marciò per aiutare Olimpiade, minacciata da Cassandro, tuttavia i suoi soldati, corrotti dal generale macedone si rivoltarono contro di lui cacciandolo dal regno che passò a Cassandro. Pirro, che aveva allora solo due anni, venne salvato con difficoltà da alcuni servi. Nel 316 a.C., quindi, Pirro, insieme alla madre e alle sorelle, fu accolto da Glaucia, capo della tribù illirica dei Taumalanti, la cui moglie, Beroea, discendente degli Eacidi, si assunse il compito di educare il bambino. Di conseguenza, il bambino crebbe in un ambiente che di greco aveva ben poco.





Cassandro, non aveva nessuna voglia di governare l’Epiro, cosicché vendette il regno a Neottolemo II, figlio di Alessandro il Molosso, che, per pagare il dovuto al re di Macedonia, riempì di tasse i suoi sudditi. Gli Epiroti si stancarono presto di questa situazione e richiamarono Eacide nel 313 a.C.. Cassandro, che nel frattempo aveva fatto fuori tutti i parenti prossimi di Alessandro Magno gli inviò immediatamente contro un’armata comandata da Filippo, anche perché, in teoria, Eacide poteva considerarsi, a seguito della strage, il legittimo pretendente alla corona macedone. Il padre di Pirro venne sconfitto dai macedoni in due battaglie, perdendo peraltro la propria vita. Cassandro, eliminato questo potenziale pretendente, si rese conto che, per governare l’Epiro, era più la spesa che l’impresa, quindi se ne lavò le mani dei potenziali sudditi: i quali, non volendo tornare a pagare le tasse esose di Neottolemo II, proclamarono re Epiroti richiamarono Alcetas, zio di Pirro, che era stato diseredato dal padre, per il suo carattere intrattabile: il che, visto che i regnanti dell’epoca, per i nostri standard, sarebbero matti come cavalli, vuol dire che Alcetas, per avere questa pessima fama, doveva somigliare al fratello cattivo di Vlad l’impalatore.





Benchè Alcetas non avanzasse nessuna pretesa sul trono macedone, Cassandro, per non sapere né leggere, né scrivere gli inviò contro un esercito sotto il comando di Licisco, che fu sonoramente battuto: ma gli Epiroti stanchi del comportamento oltraggioso e opprimente che il nuovo aveva nei loro confronti, fecero presto a insorgere uccidendo lui e i suoi due figli. Di conseguenza, richiamarono sul trono Neottolemo II, il quale, seguace dell’errare è umano, perseverare è diabolico, riportò in auge tutte le sue tasse.





Qualcuno dei Molossi, stanco di pagarle, si ricordò come Pirro se stesse in esilio tra gli Illirici: pensando che peggio di un sadico sanguinario e di un forsennato tassatore non poteva essere, gli epiroti lo andarono a prendere da Glaucia, lo accolsero con tutti gli onori e cacciarono a pedate Neottolemo.





Così, nel 306, Pirro divenne Hegemon d’Epiro, scontrandosi presto con il solito problema della sua famiglia: Cassandro, ormai convinto sostenitore della teoria





L’unico Ageade, anche acquisito, buono è quello morto”.





Così l’Epiro fu invaso di nuovo dai macedoni nel 302, Pirro scappò in esilio e il solito Neottolemo tornò di nuovo sul trono. Come potete ben capire, per gli Eacidi questo balletto di colpi di stato e fughe non poteva più andare avanti: per cui, dato che le forze dell’Epiro erano quelle che erano, serviva un forte alleato per riportare a miti consigli Cassandro. Dato che sua sorella Deidameia aveva sposato Demetrio Poliercete, fu abbastanza facile per Pirro allearsi alla fazione degli Antigonidi.





Antigono I Monoftalmo e Demetrio Poliercete erano due ottimi generali, ma alquanto scriteriati come politici, che avevano combattuto, con alterne fortune, contro tutti i loro colleghi diadochi. In quel periodo, avevano il ghiribizzo di fare le scarpe a Cassandro. Cosa non proprio semplice, dato che Demetrio, nonostante le sue abilità belliche, fu un ottimo insegnante per Pirro, era, come dire, un tizio alquanto peculiare.





Uno dei suoi scandali era la passione nutrita per un fanciullo, Democle. Il giovane continuò a respingere le sue attenzioni, finché un giorno si trovò messo alle strette alle terme. Dal momento che non poteva sfuggire né resistere al suo corteggiatore, Democle tolse il coperchio dal calderone dell’acqua bollente e vi saltò dentro. In un’altra occasione, Demetrio annullò una multa di cinquanta talenti nei confronti di un cittadino in cambio dei favori del figlio di quest’ultimo, Cleeneto. Cercò anche le attenzioni di Lamia, una cortigiana greca. Richiese 250 talenti agli ateniesi; poi consegnò la somma a Lamia ed altre cortigiane affinché comprassero cosmetici.





Però, strategicamente, a Demetrio faceva comodo avere un saliente che potesse costituire una potenziale minaccia per la Tessaglia e la Macedonia: per cui, non ebbe problemi ad appoggiare Pirro. Però, tutti i progetti di riconquista dell’Epiro, andarono a ramengo, a causa delle ambizioni di Antigono: nonostante avesse più di ottanta anni, il terribile vecchio, invece di godersi gli ultimi anni di vita, continuava a sognare di riunire nelle sue mani il regno di Alessandro Magno, sconfiggendo una volta per tutte i suoi antichi rivali: Tolomeo, re dell’Egitto, e Seleuco, che controllava il territorio dalla Siria all’Indo.





Approfittando del fatto che Tolomeo era occupato in una campagna in Siria proprio contro Seleuco, Antigono si alleò al figlio Demetrio al fine di dare una decisiva prova di forza in Anatolia. In vista di ciò Seleuco si alleò con Lisimaco, re di Tracia, e provocò Antigono a dargli battaglia ad Ipso; gli eserciti in campo furono di dimensioni impressionanti da entrambe le parti, ma Seleuco disponeva di un numero nettamente maggiore di elefanti.





La battaglia non durò molto, Demetrio Poliorcete guidò una potente carica di cavalleria travolgendo l’ala sinistra nemica, tuttavia non poté poi convergere al centro perché Seleuco lo anticipò bloccandolo con alcuni elefanti, impedendogli sia di portare aiuto ad Antigono, sia di ripiegare in caso di sconfitta. Lo scontro decisivo si svolse al centro, dove la fanteria di Antigono, subissata dalle frecce e dai giavellotti dei Seleucidi, cominciò a ripiegare; quando Antigono stesso cadde trafitto da un giavellotto fu la disfatta.





Con la morte di Antigono, Demetrio, che in fondo voleva solo crearsi il suo regno in Grecia e non aveva ambizioni di dominio universale, trovò un compromesso con i rivali: si riconciliò con Seleuco, cui diede in sposa la figlia Stratonice. In più , per fornire a Tolomeo un pegno della sua buona volontà, gli inviò Pirro come ostaggio ad Alessandria. Il nostro eroe, si trovò talmente bene, che oltre a diventare amico intimo di Tolomeo e ad approfondire le strategie e tattiche di Alessandro il Macedone, rimase ad Alessandria dopo la morte di sua sorella Deidameia.





Che tale soggiorno fosse in buona fede, o il nostro eroe stesse complottando per defenestrare Tolomeo e proclamarsi re d’Egitto, è difficile a dirsi: tuttavia Tolomeo, da vecchia volpe quale era, decise di anticipare le mosse di Pirro. Per prima cosa, gli fece sposare la sorella Antigone, poi per toglierselo definitivamente dalle scatole, lo mise a capo di una grande flotta, che, nel 297 a.C., fece capolino sulle coste dell’Epiro





Neottolemo II, trovandosela davanti, dato che Cassandro era morto l’anno prima e i suoi eredi, Alessandro e Antipatro, erano più intenzionati a litigare tra loro che a correre in suo soccorso, decise di scendere a miti consigli, accettando sia di ridurre le tasse, sia di condividere il trono con il cugino Pirro. Una diarchia che non durò molto, se è vero che Neottolemo morì avvelenato dopo qualche mese…

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Published on June 29, 2020 09:52
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Alessio Brugnoli
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