San Giovanni in Venere (Parte II)


Dopo avere raccontato la complessa storia dell’abbazia di San Giovanni in Venere, vi compio una piccola visita virtuale, tanto in questi giorni ancora non si può fare altro…


Cominciamo dall’esterno. La facciata principale rivolta ad ovest, fu realizzata nel 1225-1230 sotto l’abate Rainaldo, anche se la struttura era stata completata in parte all’epoca di Oderisio II, per quanto riguarda le sculture del portale della Luna. La facciata presenta un coronamento a salienti, concluso da un timpano al di sotto del quale si trova una cornice a gola, sostenuta da un ordine di archetti semicircolari poligonali. Un’altra cornice a gola, che rimanda alle caratteristiche degli edifici cistercensi, e dunque realizzata nella metà del XIII secolo, taglia orizzontalmente il prospetto all’altezza della linea d’imposta della lunetta del portale. Ancora una cornice, eseguita nel periodo di Rainaldo, dà al portale un coronamento trilobato con pinnacoli laterali.


In corrispondenza delle navate laterali si aprono finestre polilobate e in alto, sotto il timpano centrale, c’è una bifora centrale decorata da archetti trilobati, che illuminava la navata maggiore, il che rende la facciata molto simile a quella dell’ordine mendicante dei Domenicani a Teramo. Nella parte bassa a nord-est si trova il dossale della tomba dedicata all’abate Oderisio: il monumento ha 5 cornici digradanti all’interno delle quali è inserito una sorta di dittico marmoreo, contenente un’incisione dell’epigrafe commemorativa, in cui è attestato il nome dell’esecutore Rigerio


Affascinante è il portale principale, detto Porta della Luna, così chiamato perché, durante il solstizio d’estate, è raggiunto dalla luce del sole al tramonto che illumina il presbiterio e la cripta. La Porta del Sole è, invece, rappresentata dalle aperture presenti nelle tre absidi, attraversate dai raggi solari durante il solstizio d’inverno.


In origine la decorazione prevedeva: due ante marmoree, al fianco del portale, decorate con storie del Battista ed episodi dell’Antico Testamento (Daniele nella fossa dei leoni – Profeta Abacuc trasportato per i capelli da un angelo e una lunetta con la rappresentazione di San Romano, San Benedetto, e San Rainaldo. In una fase successiva, la decorazione della lunetta fu sostituita con la Deesis, il Cristo in maestà tra la Vergine e il Battista.


La decorazione originale, nel suo aspetto complessivo ricorda l’opera di mastro Nicolaus, uno dei pochi scultori romanici di cui è rimasto il nome, che all’epoca era una sorta di grande star, sia per la sua capacità di eseguire un mix di diverse spunti culturali, dall’arte classica a quella islamica e bizantina, sia per la sua grande capacità narrativa, in cui episodi della Storia Sacra, della vita di Santi e exempla moraleggianti era reinterpretati secondo l’ottica e l’esperienza dei suoi contemporanei: insomma, ai nostri giorni, sarebbe stato definito postmoderno.


Nicolaus era per i suoi tempi un giramondo, ha lavorato nel sud della Francia e in tutto il Nord Italia, e alquanto vanitoso, dato che aveva l’abitudine di firmare le sue opere: il fatto che non sia presente il suo nome nelle sue sculture di San Giovanni in Venere e che non vi siano prove che si sia spinto in Abruzzo, fa ipotizzare come queste siano opera di qualche suo allievo. E’ certo infatti che Nicolaus guidasse una bottega assai numerosa, che lo supportava nel portare avanti la sua attività imprenditoriale.


Al contempo, la Diesis è successiva di almeno un paio di generazioni, dato che bene o male nella teatralità delle espressioni, quasi preannuncia lo stile gotico. Il prospetto meglio conservato e maggiormente integro dell’esterno della chiesa, per quanto riguarda l’uso dei materiali è quello a nord-est, che presenta nella zona corrispondente alla navata centrale, un apparecchio murario a conci irregolari. L’intervento fu messo in pratica durante il governo del commendatario Latino Orsini, per ricostruire l’abbazia dopo il terremoto del 1456, che aveva danneggiato le navate laterali e il chiostro del monastero. Il tratto sopra le navate laterali presenta un partito decorativo assai interessante: una cornice a gola percorre l’intera parete all’altezza del piano d’imposta degli archi delle finestre. Ai lati delle finestre la cornice sostiene esili colonnine che raggiungono l’elegante coronamento costituito da una serie di mensole decorate che sorreggono archetti pensili, al cui interno sono scolpiti fiori, stelle, croci.


Le aperture sulle pareti della navata centrale sono delle monofore, caratterizzate da semplice arco a strombatura; le decorazioni murarie sono lacunose nel prospetto sud-ovest, forse per il fatto che questa parte fu danneggiata dal terremoto del 1456. Tale terremoto dovette danneggiare anche l’antica torre campanaria rettangolare, di cui resta integra la base, insieme al corpo centrale. La parte superiore con i tre archi per le campane è stata realizzata dopo la seconda guerra mondiale, già prima, come dimostrano delle fotografie storiche, il campanile era stato arrangiato con la decorazione di una sola piccola vela.


A testimoniare la dimensione di frontiera tra diversi mondi di San Giovanni di Venere, vi è l’area absidale, trilobata, in linea con una lunga tradizione del Sud Italia, che parte dagli edifici bizantini della Calabria e della Puglia e raggiunge il culmine con le chiese normanne della Sicilia, come Monreale o la Cattedrale di Palermo.


La configurazione dell’impianto interno, con assenza di transetto sporgente e successione di archi su pilastri, mostra una sua derivazione dall’abbazia romanica di Montecassino, come era stata configurata durante il governo di Desiderio. San Giovanni in Venere è impostata su uno spazio longitudinale molto ampio, dettato dalle esigenze religiose, diviso in tre navate da pilastri, il cui utilizzo al posto delle colonne rispecchia una scelta comune a molte chiese benedettine abruzzesi, come San Clemente a Casauria, rispondono sia a caratteri estetici, mirante a creare un effetto plastico, che ad esigenze di sicurezza, a causa della sismicità dei vari territori della regione, tra cui anche la val di Sangro.


L’abbazia non utilizza i pilastri a sezione orizzontale quadrata, come ad esempio in San Clemente a Casauria, preferendola sezione cruciforme, come fece anche la fabbrica di San Pelino a Corfinio, i pilastri presentano basi modanate con tori, scozie e listelli diversamente articolati.


La stessa suddivisione si ritrova in funzione delle decorazioni dei capitelli, che mostrano varie soluzioni sia di ornato che di raccordo ai pilastri. Alcuni capitelli sono a dentello, tortiglione e listello, elementi tipici benedettini; in San Giovanni sono però resi in maniera più semplificata, rispetto a San Liberatore a Majella. Ciò può essere considerato un elemento a favore dell’impostazione planimetrica voluta da Desiderio per i cenobi benedettini dipendenti da Montecassino. Di interesse anche la presenza di archi a tutto sesto nella navata destra e di archi a sesto acuto nella navata sinistra; questi sono a doppia ghiera, soluzione diffusasi in Abruzzo nella fine del XII secolo, come in San Clemente a Casauria.


Con scopo di conservare omogeneità, la doppia ghiera è stata inserita solo verso la navata interna e non verso la centrale, dove erano previsti archi a tutto sesto. Nella navata centrale al di sopra delle cornici dei pilastri, si notano semicolonne pensili impostate su “culots”, tipico elemento borgognone, che svela l’intervento di maestranze cistercensi; la collocazione però è insolita, poiché negli esempi francesi sono sempre al di sotto delle cornici del primo ordine di semipilastri.


Nella cripta invece, sono riutilizzate parzialmente le colonne del precedente tempio di Venere. Questa, della tipologia a oratorio, si articola in due navate trasversali di cinque campate ciascuna: le tre centrali più piccole in corrispondenza dell’abside centrale, le due laterali più grandi in corrispondenza delle absidi laterali. Le volte sono a crociera mentre gli archi, poggianti su colonne, alcune delle quali di spoglio, sono a tutto sesto e a sesto acuto. Lungo le pareti perimetrali corre uno stretto bancale su cui poggiano delle semicolonne, affiancate da un doppio piedritto verticale, che raccordano le arcate cieche e le volte a crociera.


L’ipotesi di riferire la cripta alla fondazione di Trasmondo II è stata esclusa in quanto la zona presbiteriale della basilica si sovrappone perfettamente alla terminazione triabsidata della cripta, la quale può quindi verosimilmente ritenersi di età oderisiana; il parato murario esterno delle absidi, alla cui altezza corrispondono le arcature della cripta, sembra mostrare, però, tracce di fasi costruttive diverse. Difficilmente, inoltre, sarebbe spiegabile al principio del XI secolo la presenza dell’arco acuto, probabilmente da ricondurre all’intervento cistercense ampiamente riconoscibile nell’alzato della chiesa superiore.

.

Gli affreschi, restaurati nel 1969, si trovano nelle absidi: in quella centrale, una Maiestas Domini e i Santi Giovanni Battista e Benedetto si sviluppano intorno al profilo della finestra, mentre più a destra si trova la composizione con la Madonna con il Bambino in trono tra i santi Michele Arcangelo e Nicola. Altri due affreschi occupano le absidi laterali: in quella di sinistra Cristo in trono e i santi Vito e Filippo e in quella destra, Cristo in trono tra i santi Giovanni Battista e Evangelista su un lato

e Pietro e Paolo sull’altro.


La decorazione fu realizzata in circa ottanta anni, dal 1210 al 1290 e mostra tutta la rapida evoluzione della pittura in quel secolo. La Maiestas Domini è senza dubbio il più antico e risente del clima culturale bizantino che porterà negli anni successivi alla cosiddetta Rinascita Paleologa, in cui la tavolozza di colori si arricchisce, le figure perdono la loro ieraticità e si da relativamente più rilievo ai paesaggi e alle architetture.


Nella figura del Cristo tra San Vito e San Filippo si vedono invece influenze del primo cantiere di Assisi, in cui lavorarono Torriti e Cimabue, mentre il Cristo in trono è riconducibile all’esperienza della grande pittura del Cavallini in Centro e Sud Italia

 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on April 26, 2020 04:57
No comments have been added yet.


Alessio Brugnoli's Blog

Alessio Brugnoli
Alessio Brugnoli isn't a Goodreads Author (yet), but they do have a blog, so here are some recent posts imported from their feed.
Follow Alessio Brugnoli's blog with rss.