Bilancio di un anno di scrittura

E’ già passato un anno ed è il momento di tirare le somme. Dodici mesi da quando sono giunto alla conclusione che quello che voglio davvero fare da grande è scrivere storie. Alcuni esperimenti erano già stati tentati in passato, specialmente per spezzare la noia dello studio universitario, ma erano destinati a fallire per la mancanza di fiducia in me stesso e per scarsa dedizione alla causa.
Qualcosa di quel periodo si è salvato. Continuo a ritenere che il racconto “La sera giusta”, scritto parecchi anni fa e l’unico giunto a compimento all’epoca, sia tuttora originale e caustico al punto giusto. Da riprendere c’è anche un’idea germinale per un certo romanzo, cui voglio mettere mano al più presto, ma alcuni personaggi sono già comparsi ne “Il vile denaro“.
Credo che lo spartiacque, il momento in cui ho deciso che volevo essere più di un ammiratore di King e McCarthy, sia stato la lettura di un articolo sul metodo del fiocco di neve per scrivere romanzi. Non dico si tratti del metodo migliore, ma con questo stratagemma sono riuscito a scrivere la parola fine a opere che prima credevo mi fossero precluse.
Ho completato la stesura di un romanzo di circa 80.000 parole, “La giostra di sangue e carne”, e di una decina di racconti. Il taccuino delle idee è ancora pieno, desideroso di essere consultato quanto prima e, stando a tutta la roba che ci ho annotato sopra, potrei campare con quelle idee per almeno cinque anni.
Sto migliorando, grazie anche a tutte le letture ad ampio spettro che occupano adesso la mia libreria, a un approccio “più consapevole” (capace di cogliere ciò che di buono tirano fuori dal cilindro i maestri) e alla frequentazione di una community numerosa e disponibile.
E il pubblico? Se qualcuno scrive e nessuno lo legge, sta davvero scrivendo? Al momento, stimo che i fedeli lettori che seguono le mie imprese da quando ho pubblicato su questo sito “Nella notte, un predatore” siano circa una decina. Un po’ pochi, per un anno di attività, ma mi hanno dato grandi soddisfazioni.
Arrivare al successo richiede tempo e dedizione. Non mi aspettavo certo sin dall’inizio un exploit alla Hugh Howey, ma questa mancanza di platea mi ha fatto riflettere. Sono davvero questo tipo di scrittore? Posso scrivere roba di qualità e poi essere così attivo su social e blog, spammare alla John Locke (non il filosofo, l’altro) per trovare i miei lettori in mezzo a cinguettii e post?
La risposta è no. Non ce la faccio. Oltre a non aver riscontrato successo, queste pratiche hanno sottratto tantissimo tempo alle cose che avrei potuto scrivere. Ho anche un lavoro, nella vita reale, che esige tempo ed energie. Passare il tempo a studiare strategie di social marketing mi porta via tempo prezioso. Se anche tu passi il tempo a cercare articoli come “10 modi per trovare più lettori”, non perderci altri secondi della tua esistenza perché per la maggior parte sono cazzate di una banalità disarmante.
Un’altra cosa che mi ha fatto pensare (e magari ci tornerò più in là con un altro post): voglio davvero essere un autore indipendente? Non che l’obiettivo sia la fama e la ricchezza. Più che altro mi lascia perplesso il fatto di giungere alla pubblicazione senza passare da un filtro. La democratizzazione della pubblicazione non è qualcosa che mi esalta. La serializzazione a tutti i costi della narrativa? Ma anche no.
Per fare un parallelo, per giungere alla laurea, sono passato sotto la lente di ingrandimento di parecchi professori, alcuni bastardi fino al midollo e altri che invece sapevano gratificare il mio lavoro. Se avessi dato retta ai “miei pari”, ai miei colleghi di corso, allora avrei dovuto pensare che eravamo tutti preparatissimi e i professori tutti stronzi. Ma sapevo che non era così. Se non passavo un esame, il più delle volte voleva dire che non avevo studiato abbastanza.
Per questo, la prospettiva di essere un altro “indipendente” che si sbraccia nel mare dei social per avere un po’ di visibilità mi fa venire il latte alle ginocchia. Meglio mandare i miei racconti a qualche rivista, nel frattempo, e sperare che la letteratura di genere conti ancora qualcosa. Sennò pazienza.
Un’altra cosa. Niente sarà più gratis. Non ci saranno più racconti gratuiti, alla mercé del primo internauta che passa. Di questo, però, non si dovranno preoccupare gli iscritti alla newsletter, perché a loro (che mi sostengono davvero, al di là dei like e dei retweet) arriverà tutto quello che scrivo. Pochi ma buoni.




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Published on November 07, 2018 02:13
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