Alessio Brugnoli's Blog, page 237

October 3, 2016

Calabresitudine


 


Calabresitudine: una malattia cronica dell’anima, che mi prende ogni estate. Nostalgia per le proprie dolorose radici, per un paradiso travestito da inferno, per un luogo privo di tempo,ma schiavo di troppe storie.


Così un mio caro amico ha definito questa versione autarchica della saudade, questa malinconia dell’assenza, che prende chi ha origini nella punta d’Italia. Benché abbia trascorso parte della mia infanzia e adolescenza in Calabria, ritenevo di esserne immune, per le tante esperienze che si sono sovrapposte e intrecciate nella mia vita.


Non era vera. Come tarlo che scava l’anima, negli ultimi anni è saltato fuori. Per colpa di Filippo e de Le Danze di Piazza Vittorio, perché la Musica è un bisturi che seziona il profondo, un archeologo che quando meno te l’aspetti, ritira fuori ricordi che davo per perduti.


Per colpa di Massimo e di Pino, che con le chiacchiere e racconti, mi hanno fatto riscoprire sensazioni e luoghi che erano offuscanti dal tempo.


Così, per gioco, prima ho raccontato la mia calabresitudine nella pagine di Lithica, perché scrivere è mettersi a nudo… Poi, ho preso il coraggio a quattro mani, tornando da dove ero partito, più vecchio e spero saggio, ritrovando forse quanto avevo perduto…


Poi, se siete interessati, ecco il brano di Lithica che parla di Acquappesa e Intavolata…


Boetti seguì i miei consigli. Si fece chiamare profeta Mansur, predicò più o meno le stesse cose che gli avevo suggerito, integrando il tutto con qualche originale norma morale del tipo: non costituiscono peccato la fornicazione e l’incesto, purché la donna sia consenziente, e il suicidio in certe occasioni.


Oppure: anatema cada su chi fa mangiare cavoli e broccoli a chi non li gradisca. Bevete piuttosto latte di cammella. Completava la sua personale teologia un programma di riforme sociali semplice ed efficace: i codardi, i poltroni e gli avari devono essere privati delle ricchezze, e mandati a lavorare nei campi. Su tali presupposti, Boetti raccolse migliaia di seguaci, accese le polveri nel Caucaso, battagliò con turchi e russi e cominciò ad annoiarsi, finché non cadde in una trappola ordita dal conte di San German o che, in cambio di centomila piastre d’oro, lo consegnò alla zarina Caterina.


Giambattista, avendo scaldato da giovane il suo letto, salvò la testa e fu confinato nel monastero-fortezza di Soloveck sul mar Bianco, poco distante dal circolo polare artico, sotto la custodia particolare di Rlim Shaikorth, un gigantesco verme con grandi fauci e occhi globulari che grondano sangue. Venti anni dopo dovetti sudare le sette camicie per tirarlo fuori di lì, e l’ultima volta che l’ho incrociato è stato sette anni fa.


Bivacca a Intavolata, un paesino del circondario di Cetraro, nella Calabria citeriore; passava il tempo a convincere i locali a intraprendere l’allevamento di cammelli.


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Published on October 03, 2016 12:48

September 22, 2016

September 21, 2016

Business Intelligence e Public Art: spunti di riflessione


 


Ogni volta che all’Esquilino vi è un intervento di Public Art, si genera una polemica sui costi e sulle ricadute per la collettività. Polemiche che, a dire il vero, sospetto siano alimentate da alcuni “quartierini” artistici locali, che, invece di gioire per una potenziale occasione di confronto, sbraitano per quelle che ritengono come invasioni di quello che considerano una riserva di caccia per alimentare il loro ipertrofico ego.


Tuttavia, anche queste discussioni hanno una loro utilità: danno la possibilità di riflettere sull’Arte come Bene Comune e Risorsa Condivisa e le sue ricadute per la Collettività. Questo perché i soldi investiti nell’Arte non sono sprecati, ma sono investimenti sul corpo globale della società, poiché come, afferma la Archer nella sua “Teoria della morfogenesi, queste sono scindibili solo a livello di artifici retorici e sono l’una lo specchio dell’altra come sostiene la Griswold nella sua “Teoria del riflesso


Anche perché l’Arte, dal Futurismo in poi, non si pone più l’obiettivo di rappresentare il Mondo, ma quello di cambiarlo.


Cambiamento che, citando il filosofo francese Jaques Rancière, avviene nell’immersione dell’Arte nel Quotidiano, come testimonianza, come riscrittura dei rapporti sociali e come resistenza contro una società alienante e incentrata sulla dialettica tra produzione, consumo e spreco.


Se l’Arte deve avere questo ruolo di lotta e cambiamento, confinarla nelle gallerie e nei musei ha significa depotenziarla: per questo è necessario farla agire in una dimensione urbana, rendendola una prassi sociale.


Per questo, ogni intervento artistico sul Territorio diviene un Bene Comune, che facendo riferimento alla Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico del buon vecchio Karl Marx, possiamo caratterizzare con:



Libera fruizione da parte della totalità dei cittadini;
Gestione globale e rappresentativa da parte dell’intero corpo comunitario, cosa che può essere realizzata con un uso consapevole e mirato dei social media;
Eventuali revenue, materiali e immateriali generati messi a disposizione della collettività;

Proprio il terzo punto è quello focale: per dimostrare che un intervento di Public Art non è inutile, dobbiamo valutare il suo impatto in termini di ricadute sulla Società. Cosa non immediata, perché se da una parte come afferma bene Morin la complessità è il paradigma della condizione umana, con tutte le difficoltà nel valutare gli effetti di una specifica azione su un sistema caotico, dall’altra facendo riferimento a Wittgenstein,


“I confini della mia lingua sono i confini del mio universo”


Ossia, ogni società definendo se stessa e i suoi schemi di interpretazione del mondo, si autosemplifica e limita.


Per cui, per valutare l’impatto della Public Art, bisogna prima comprendere l’immagine che il corpo sociale si è creato di se stesso, le sue aspettative e ambizioni e da questi definire i relativi criteri di valutazioni per misurare il gap tra valore aspettato e valore creato.


Valore che può variare a secondo del contesto: in una società a forte gentrificazione, i criteri potranno essere meramente economici, come per esempio l’incremento percentuale del prezzo dell’immobile, mentre in una società orizzontale questi potrebbero essere legati alla misura della qualità della vita.


Definiti i criteri, è possibile quindi definire delle strategie di massimizzazione degli effettia della Public Art, intesa quindi come risorsa condivisa un cluster territoriale. Per questo può essere utile sfruttare al meglio e in chiave sociale, invece che in ottica di marketing, la Business Intelligence e le nuove tecnologie come:



l’Outdoor Analysis, sfruttando ad esempio i meccanismi di geolocalizzazione e la Feedback Analysis, con il monitoraggio delle reazioni sui social media, per valutare l’as is, ossia la reazione del cittadino alla condivisione della risorsa
Il Profiling e la Prediction, tramite data mining e utilizzo di IA predittive, per stimare dove effettuale al meglio il prossimo intervento.

IA predittive che devono essere economiche, veloci nel calcolo e robuste agli errori connessi all’acquisizione dei dati: cose che, grazie alle reti bayesiane, appartengono al dominio reale e non a quello della fantascienza


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Published on September 21, 2016 01:46

September 20, 2016

Casa del passeggero di Roma …

Archiwatch


CASPAS



Da Andrea Bentivegna …



“Costruita nel 1920 dall’architetto Oriolo Frezzotti, la Casa del Passeggero,nacque come albergo diurno dotato di servizi per i passeggeri dei treni in arrivo in città dalla vicina stazione ferroviaria di Termini. Da molto tempo la struttura, che dovrebbe essere di proprietà dell’ente pubblico “Istituto Romano San Michele”, ha perso la sua funzione originaria ed è stata abbandonata al degrado. “



alcuni filmati degli interni,splendidi e ancora in uno stato dignitoso.









è ,anche questo,un luogo ancora oggi, nonostante tutto,incredibilmente poetico che rischia di andare perduto.



i miei saluti



A.B.


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Published on September 20, 2016 01:59

Muro come bene comune

nomentana


Nei mesi scorsi, i Pittori Anonimi del Trullo guidati dal buon Mario D’Amico assieme a tanti cittadini hanno realizzato un progetto di street art condiviso e partecipato per riqualificare la Stazione Nomentana.


Progetto che è stato apprezzato non solo dagli addetti ai lavori, ma soprattutto dai fruitori più importanti, gli abitanti della zona e i pendolari che ogni giorno affollano la stazione. In questi giorni, però, i murales sono stati deturpati con una serie di slogan.


Evento che ha scatenato infinite discussioni nella comunità romana di street artist: personalmente, benchè nel variegato mondo dei writers vi possano anche essere persone capaci di questi gesti, però qualche dubbio sulla loro responsabilità ce l’ho, sia per i materiali, vernice invece che bombolette, sia per la tecnica, assai rozza, sia per i messaggi, da addetti ai lavori.


Sospetto più che sia una faida tra artisti che una bravata provocatoria… Quello che però tengo a evidenziare è background ideologico che vi è dietro a questo gesto, che trovo sbagliato.


Il primo assunto di questo background è che la street art sia una perversione del graffitismo urbano, una sua commercializzazione, a servizio del sistema economico delle gallerie. In realtà sono due cose differenti e complementari: se il graffitismo, nella sua forma migliore, è un grido di ribellione contro la società, la street art è lo strumento per riportare l’Arte al centro della Vita, rompendo le barriere che Società, Economia e Cultura hanno costruito tra questa e l’Uomo, rafforzando al contempo i legami che uniscono una comunità.


Il secondo, è un’idea distorta di bene comune, nel caso specifico il muro, ossia una risorsa condivisa da una comunità, che ne gode di una proprietà collettiva e di un uso civico.


Ora, in Italia, vi è l’idea che il bene comune sia o un qualcosa di fossilizzato e inutilizzabile, se non tramite una gestione autoritaria e centralizzata, in termini concreti, guai a te se provi a disegnare sul muro, perchè generi degrado, o sia privatizzabile, io metto il tag sul muro e te trancio le mani se me lo tocchi.


In realtà, come raccontava il premio Nobel per l’economia Elinor Ostrom in Governing the Commons, esiste anche una terza via, in cui le singole possono evitare i conflitti improduttivi e a raggiungere accordi su una utilizzazione sostenibile nel tempo delle risorse comuni tramite l’elaborazione endogena di una gestione partecipata


Ciò implica la creazione di un set di regole, anche informali, semplici e condivise da tutte le parti in causa. Purtroppo, sono convinto che ci vorrà ancora del tempo, affinchè questo concetto sia compreso anche nell’ambito della Street Art


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Published on September 20, 2016 01:49

September 19, 2016

Il giorno dell’invasione: dalla Francia il brevissimo ma spettacolare corto Sci-Fi

Kipple Officina Libraria


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Una gigantesca astronave getta un’ombra su Parigi. Di lì a poco inizia la distruzione totale della capitale francese. Non tutto però è quel che sembra. Creato da ISART Digital, Invasion Day segue sorprende per l’attenzione ai dettagli e la spettacolarità, pur essendo tutti gli autori del progetto solo studenti. Buona visione!




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Published on September 19, 2016 23:48

September 17, 2016

A via Giolitti un “Workaround” che dura da un secolo

Esquilino's Weblog


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Per gentile concessione dell’Eureka Service Srl, azienda leader, in Italia, nel campo della formazione e  preparazione dei  Project Manager, riportiamo la definizione di “Workaround” tratta dal  materiale didattico  di uno dei corsi di Risk Management





Workaround is an unplanned action executed to react to an occurred unpredictable event
Workaround are usually expensive and badly organized  emergency actions
A Project Manager (and/or a Risk Manager) could be evaluated on number of workarounds executed: a few number of workarounds means a good Risk Management job

Traduzione


Il Workaround è un'azione non pianificata eseguita per reagire ad un evento verificatosi imprevedibilmente
   Il Workaround è un'azione di emergenza generalmente costosa e male organizzata
  Un Project Manager ( e/o di un Risk Manager ) potrebbe essere valutato sul numero di soluzioni alternative eseguite: un limitato numero di soluzioni alternative significa un buon lavoro di gestione del rischio


Dal glossario del PMBOK© italiano



Workaround…


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Published on September 17, 2016 08:43

September 15, 2016

Incipit nuovo romanzo, ambientato all’Esquilino


Di seguito l’incipit di Come un tuono d’Estate, il mio nuovo romanzo ambientato all’Esquilino


Non so cosa diavolo voglia Alberto, per farmi chiamare così di fretta: ero nei giardini di Piazza Vittorio, gettando briciole alle papere  del laghetto, in attesa del commissario Ingravallo, per avere qualche dettaglio con cui arricchire e condire il mio prossimo articolo di nera. Scrivere è cucinare, sotto tanti punti di vista, e le parole, gli aggettivi e gli avverbi sono come salse e spezie; poche e il risultato è sciapo, con il lettore che sbadiglia. Troppe e perde il filo, con il cervello che digerisce male i concetti.


Mentre inseguivo questi pensieri, che Alberto definirebbe oziosi, da scrittore frustrato invece che da buon giornalista, all’improvviso mi sono trovato davanti uno dei garzoni del mercato, con i pantaloni di fustagno e la camicia bianca sporca di grasso e sangue. Puzzava anzi che no.


“ Sete voi  Camisasca ? ” mi ha detto, tutto affannato.


Mi sono grattato il capo, improvvisando un paio di smorfie.


“ Ha qualcosa da dirmi sulla rapina  ai danni della vedova Menegazzi  ?“.


Il garzone ha scosso il capo con vigore.


“Magari, almeno ce guadagnavo quarcosa… Me manda  ‘nvece  Don Umberto, er pretonzolo de  Sant’Eusebio… Ce l’ha presente no ?  Quello ‘mpettito come l’Alberone, co’ l’occhiali tonni e la faccia che pare la Luna”.


“Sì, sì… Ma non capisco cosa possa volere… Non sono tanto di messa, io…”


Il garzone si è fatto un paio di segni della croce, per poi guardare preoccupato verso la scalinata della chiesa, temendo di vedere la tonaca nera del parroco spuntare all’improvviso.


“ E che  j’hanno telefonato ‘n sagrestia, dicenno de trovalla urgentemente. Io ero appena  ‘ntrato, ma dalla porta de dietro, a Principe Amedeo, pe’ consegnà ‘na chilata de braciole d’abbacchio e la coratella, che subito zi’ prete m’ha fregato.



Non perdere tempo Pisciarè che una cosa importante, altrimenti la prossima volta che ti confessi, oltre a un centinaio d’Ave Maria e di Pater Noster, ti ammollo pure tre o quattro ceffoni.

Così m’ha detto don Umberto… E detto fra noi, dato che c’ha du’ mani che parono palanche, me so’ sbrigato”.


 


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Published on September 15, 2016 05:51

September 14, 2016

I muri si mettono in mostra

Mi raccomando, partecipate numerosi !


romestreetart


Sabato 3 settembre a Roma è stata inaugurata presso la  Fondazione Venanzo Crocetti la mostra collettiva “Io scrivo sui muri”a cura del Gruppo artisticoMuracci Nostri. Sono presenti: Bol, Franco Durelli, Gods in Love, Gomez, Hot Dirty Bastard, Kemh, Kiv, La Rouille, Mohamed Lghacham, Alesh Oner, Gregorio Pampinella, pHOBOs, Walter Molli, Daniele Roncaccia, Tomoz, Daniele Tozzi e Ze Carrion. Ogni artista ha scelto una scritta su muro, per lui particolarmente significativa, che ha poi ispirato la creazione esposta in mostra. 



L’allestimento, semplice ma efficace, mette in relazione tre elementi: la fotografia della scritta, l’opera e un piccolo testo che motiva la scelta. Ciò crea un circuito di continui rimandi tra generi e luoghi diversi. La fotografia si fa traccia di un altrove, finestra sul mondo esterno, carica di parole forti che esprimono l’esistenza di chi le ha scritte urlandole al mondo. Ecco che l’osservatore si ritrova catapultato…


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Published on September 14, 2016 23:34

September 13, 2016

Dino Buzzati: il grande autore parla della sua arte in una storica intervista RAI

Kipple Officina Libraria


buzzati



In questo prezioso reperto televisivo tratto dal programma televisivo RAI “Incontro con Buzzati” del 1962, il grandissimo autore del fantastico italiano Dino Buzzati illustra uno dei suoi racconti più metaforici, geniali e originali: La ragazza che precipita. Unendo arte visiva e parole, Buzzati mostra al pubblico televisivo lo stupendo racconto, spiegandone il significato. Segue poi una discussione su arte e scrittura, canali d’espressione utilizzati dall’autore per esprimere il suo estro.  Buona visione!








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Published on September 13, 2016 08:12

Alessio Brugnoli's Blog

Alessio Brugnoli
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