Alessio Brugnoli's Blog, page 233
November 11, 2016
Big Data, machine learning e vittorie elettorali
Stamattina, tra un diagramma di Gantt e l’altro, ho avuto il piacere di parlare con il mio amico sondaggista, che mi ha condiviso alcune sue considerazioni sulle elezioni americane e sugli errori di previsione.
Però, in questi giorni, da FB e chiacchierate in ufficio, mi sono reso conto che molto non hanno ben chiaro come funzionano le elezioni presidenziali negli USA. Per cui, provo a riassumerlo. I requisiti previsti dalla Costituzione per poter proporre la propria candidatura come Presidente sono tre: avere compiuto almeno 35 anni di età, essere cittadino americano per nascita, risiedere negli USA da almeno 14 anni.
Il secondo requisito, tra l’altro è variato nel tempo: sino a qualche anno fa il “natural born citizen” doveva essere nato sul suolo USA, ma benché la Corte Suprema abbia sempre evitato di esprimersi sul tema, l’orientamento dei costituzionalisti, date anche le questioni John McCain, nato nella base navale statunitense di ‘Coco Solo’ nell’area del Canale di Panama e Ted Cruz, nato in Canada, è considerare il natural born citizen una persona che ha cittadinanza per nascita. Per cui, tra l’altro, tutte le polemiche di Trump sul certificato di nascita di Obama erano assolutamente campate in aria.
Non è un requisito vincere le Primarie, che non sono previste dalla Costituzione Americana, benché siano regolate da leggi statali e sono state introdotte dal 1847, ben dopo la nascita degli USA
Il diritto di voto spetta a tutti i cittadini che abbiano compiuto i 18 anni di età e che siano iscritti alle liste “elettorali”, tranne un North Dakota, dove, per votare basta presentare un documento di identità, in pratica basta la patente.
Nonostante la confusione che spesso regna nei giornali italiani, ci si iscrive alle liste elettorali per votare le elezioni statali, indicando in tale registrazione se è repubblicano, democratico indipendente e questo abilita alla partecipazioni alle primarie e ai caucus e non viceversa.
Gli elenchi sono poi controllati da commissioni statali che cancellano le persone non idonee, ovvero coloro con precedenti penali, interdette dai pubblici uffici o ritenute non adatte per una serie di altri motivi.
Il sistema elettorale è indiretto ovvero il Presidente non viene eletto dai cittadini ma da 538 “grandi elettori” riuniti a Washington. Il numero dei “grandi elettori” eletti su base statale, è pari alla somma dei deputati e dei senatori di ogni Stato. I cittadini esprimono la propria preferenza per un candidato, ma in realtà non viene eletta la persona singola ma il gruppo di “grandi elettori” ad essa associato. Per i voti popolari (voti dei cittadini) non viene fatto un conteggio generale, ma singolo, Stato per Stato, con un sistema maggioritario secco chiamato ‘winnertakes all‘.
Il candidato che ha più voti, anche solo uno in più rispetto agli altri contendenti, prende tutti i grandi elettori di quello Stato. Fanno eccezione lo Stato del Maine e del Nebraska, suddivisi in collegi elettorali con sistema proporzionale.
Il candidato che riesce a far eleggere almeno 270 “grandi elettori” va alla Casa Bianca. I “grandi elettori” in via teorica dovrebbero votare per il candidato a cui sono associati. In rari casi, però, è avvenuto il contrario
Ogni Stato ha diritto ad avere due “grandi elettori” più altri, tanti quanti sono il numero dei deputati mandati alla Camera dei Rappresentanti. Il numero dei rappresentati della Camera dei Deputati varia a seconda della popolazione, più lo Stato è grande più ha rappresentanti.
Se nessun candidato alla carica di Presidente raggiunge il quorum, la decisione finale viene presa dalla Camera dei Rappresentanti, che sceglierà fra i primi tre candidati che hanno raggiunto il maggior numero di voti. Secondo questo sistema elettorale il candidato vincente potrebbe non essere il favorito dalla maggioranza degli elettori che ha espresso il voto.
A titolo di curiosità, se il presidente fosse stato eletto dalla maggioranza degli elettori, invece che dai Grandi Elettori, avremmo avuto:
Andrew Jackson al posto di John Quincy Adams nel 1824, che, se non ricordo male è una delle poche elezioni decise dalla Camera dei Rappresentanti, che preferì Adams a Jackson, che era di fatto il Trump dell’epoca
Samuel Tilden al posto di Rutherford Hayes nel 1876, elezione che fu un colossale casino, da far impallidire il riconteggio della Florida nel 2000. A causa degli strascichi della guerra civile, in tre Stati del Sud non si riuscì a definire chi avesse vinto le elezione. Se ne fosse stato assegnato almeno uno a Tilden, con i relativi Grandi Elettori, lui sarebbe diventato Presidente. Fu costituita una commissione congiunta a maggioranza repubblicana che ovviamente, decide a favore del compagno di partito Hayes. democratici, mugugnando, però la accettarono in cambio dell’impegno di Hayes a non ricandidarsi e della fine dell’occupazione militare al Sud
Grover Cleveland al posto di Benjamin Harrison nel 1888
Al Gore al posto George W. Bush nel 2000
Hillary Clinton al posto Donald J. Trump nel 2016
Detto questo, lascio la parola al mio amico sondaggista..
Avete preso una bella cantonata !
Guarda, io non sparerei a zero sui miei colleghi americani: se hanno toppato, è stato per poca cautela, non per aver male interpretato i dati
Cioè ?
Come ti ho detto tante volte, il sondaggio definisce una gaussiana: il valore medio, quello più probabile, quello che viene fornito come previsione sulla percentuale dei votanti, l’estremo superiore e quello inferiore, la forchetta di variabilità, che delimitano il margine di errore.
Sino a tre settimane fa, erano chiari due fatti: che sia la Clinton, sia Trump avevano molti meno votanti delle precedenti tornate, la prima perché parte dell’elettorato non tradizionale dei Democratici, che era stato intercettato da Obama e nelle primarie si era schierato con Sanders, si sarebbe astenuto, il secondo per ampie porzioni del Partito Repubblicano non lo riconoscevano come candidato rappresentativo.
Le due guassiane, erano distanti di circa 7 punti percentuali, il che rendeva sicuro che gli swing states andassero a Hillary.
Poi che è successo ?
Se la gaussiana della Clinton rimaneva stabile, quella di Trump ha cominciato ad avvicinarsi: di fatto tutta la canizza sulla questione mail, ha avuto l’effetto non di fare perdere voti a Hillary, ma convincere gli elettori repubblicani a turarsi il naso e votare The Donald.
Negli ultimi due giorni, il distacco tra i due valori medi delle guassiane era sotto la soglia critica del 1%. Ciò permetteva di dire che la Clinton avrebbe avuto un lieve vantaggio sui voti popolari, ma rendeva impossibile qualsiasi previsione sull’assegnazione dei grandi elettori.
Se i miei colleghi americani, si fossero fermati qui, nessuno avrebbe detto nulla
Invece ?
Invece hanno rischiato, perchè purtroppo chi ti commissiona il sondaggio non vuole avere un boh come risposta. Il ragionamento che hanno fatto, a rigore di logica sensato, visti i precedenti delle scorse elezioni, è che il vantaggio della Clinton, pur limitato, si distribuisse in maniera uniforme per lei negli swing state, permettendone la vittoria.
Che è successo ?
Mentre Hillary investiva nella pubblicità tradizionale uno sproposito di dollari, The Donald. ha investito una cifra, anche abbastanza contenuta, per le campagne presidenziale, nelle Big Data e nelle Learning Machine, per profilare alla massima granularità possibile l’elettore e impostare una pubblicità elettorale ad personam.
Strategia innovativa, tra l’altro di dominio pubblico, che ha avuto successo, alterando la distribuzione storica dei voti, permettendo di ottenere vittorie mirate che hanno ottimizzato il numero dei grandi elettori. Insomma, un’ottimo tema per i tuoi romanzi di fantascienza
Sai quale è stata la chiave di vittoria di Trump ?
La comunicazione ?
Non solo: il fatto che sia un eccellente stratega, che prima negli affari, poi nella politica ha seguito alla perfezione i dettami di Sun Tzu.
Fingere la propria debolezza, affinché il nemico ti sottovaluti. Nascondere l’ordine sotto un manto di disordine, dissimulare il coraggio sotto l’apparenza del timore, affinchè il nemico disperda le sue truppe e possa cadere in un’imboscata.
Il che fa pensare che possa essere un ottimo commander in chef nella politica estera: in quella interna ed economica, boh, non si è ancora capito che intenzioni abbia…
Piccola nota a margine: dal punto di vista tecnico, quanto usato dallo staff di Trump non è nulla di diverso o dissimile dai market booster che sono presenti o stanno per essere lanciati nel mondo dell’Analisi di Mercato che combinano una serie di diversi set di dati, profilazione tradizionale, basata su location, spending and aging, le informazioni provenienti dalle liste elettorali e dai voti per le primarie, la legge sulla privacy americana non li tutela come dati sensibili, informazioni tratte dai social.
Il tutto magari processato sul cloud di Amazon o di Google, il tutto processato tramite Hadoop e un db NoSql basati sul modello a grafo, come OrientDB o Neo4j, che forse alimenta un engine predittivo fose basato su reti bayesiane.
Cosa che quattro anni fa era concepibile concettualmente, ma non realizzabile e che nel 2000 era pura fantascienza… La dimostrazione pratica di come l’età della singolarità stia modificando anche il modo di vincere le elezione e forse anche di impostare la politica
November 10, 2016
Pareto e le elezioni presidenziali in America
Se dovessimo utilizzare il pensiero di Pareto come base interpretativa della lotta politica americana tra Reagan e Obama, potremmo definirla come una circolazione orizzontale di élites, o meglio di due costellazioni di potere, ideologicamente variegate nel loro interno e che rappresentavano interessi economici simili.
Il voto popolare era lo strumento necessario a legittimare la loro alternanza, che però, in termini di equilibrio di potere cambiava poco.
In questo sistema Obama non era che un outsider: membro del Senato dell’Illinois per tre mandati, dal 1997 al 2004 , dopo essersi candidato senza successo alla Camera dei Rappresentanti nel 2000, nel novembre 2004 fu eletto nel Senato Federale degli Stati Uniti, appoggiando tra l’altro la Legge per la barriera sicura, che autorizzava la costruzione di un muro lungo il confine e rafforzava le misure di contrasto all’immigrazione clandestina proveniente dal Messico…
Nel Partito Democratico vi erano sicuramente figure più rappresentative, per cui, l’ambizioso senatore decise di giocare la carta dell’ascesa verticale delle èlites. Giocando sulla sua appartenenza etnica, pur essendo perfettamente integrato nel sistema di potere, si propose come sua alternativa: in più ebbe l’intuizione geniale, di sfruttare a pieno i nuovi media e proporsi come portavoce della prima generazione che stava vivendo in pieno gli effetti della singolarità tecnologica.
Raggiunta la Presidenza, dato che il suo approccio era essenzialmente tattico, si integrò alla perfezione nell’establishment.
Al termine del suo mandato, i Democratici e Repubblicani, invece di aver imparato la lezione, pensarono che il suo approccio non potesse essere replicabile, cercarono di riproporre un ritorno al Passato, una Clinton contro un Bush
Invece, si sono dovuti scontrare con due fenomeni simili: Sanders, di fatto un outsider ideologico, che ha replicato le modalità comunicative di Obama, con minor carisma e Trump, il quale è un Obama all’ennesima potenza.
Pur essendo colonna portante dell’establishment, si è proposto come la sua negazione, in più ha dato voce nella sua comunicazione, all’immaginario pop americano, che tra l’altro ha contribuito a delineare.
E con lo stesso cinismo, ha orientato la sua campagna in modo da massimizzare non i voti popolari, ma i grandi elettori.
Ora che farà ? Nulla di diverso da Obama, ottenuto il potere, procederà a una sua normalizzazione del suo linguaggio, per proporre una linea politica in continuità con le precedenti amministrazioni…
November 9, 2016
San Martino a Piazza Vittorio
L’undici novembre era una data simbolica nell’Antica Roma: era il momento in cui il Mundus Cereris veniva richiuso per la terza volta, dopo tre giorni di apertura
Il Mundus Cereris, coincidente con il centro simbolico dell’Urbe, nella congiunzione di quello che erano il Cardo e il Decumano della città romulea, non era che fossa, monumentalizzata da Settimio Severo, che la circondò di marmo, consacrata a Proserpina
Secondo Plutarco, Romolo, dopo aver tracciato il pomerium, Romolo lo scavò “nel luogo che ora è chiamato Comizio” e vi gettò dentro le primizie di ogni cosa. I seguaci di Romolo, a loro volta, vi gettarono un pugno della loro terra di origine.
La sua forma circolare simboleggiava la volta celeste e l’universo tutto e fungeva confine fra il mondo dei vivi ed il mondo dei morti; la a pietra che chiudeva l’accesso era nota come “lapis manalis” perché da lì passavano i Mani, ovvero le anime dei morti buoni, dei “parentes”, delle persone di famiglia dalle quali ci si aspetta protezione e benevolenza anche dopo la morte.
Nei tridui in cui il Mundus Cereris era aperta, per gli antichi romani vi erano una serie di tabù: era considerata cosa empia fare politica, dare denaro in prestito, pagare debiti e tributi, dare battaglia o cominciare una guerra, arruolare soldati, salpare con le navi e unirsi alla moglie per avere figli.
Tale festa, in forme differenti, è stata acquisita dal Cristianesimo: infatti, in quei giorni si festeggiano i Santi, i nostri Penati Pubblici, i Morti, i Manes e si celebra anche la natura generatrice di Cerere.
San Martino, il giorno del vino nuovo, cominciava nel mondo italico il ciclo vegetativo delle antiche colture agrarie e fungeva da soglia, tra la soddisfazione per il vecchio raccolto e il timore del nuovo.
Valore simbolico, perso nelle grandi città, ma sopravvive nel Salento: Radici, la pizzicheria salentina, una delle nuove realtà eno-gastronomiche e culturali dell’Esquilino, ha deciso di celebrare tale tradizione sotto i portici di Piazza Vittorio, sia per combattere il degrado, sia per dare un segnale forte a chi vuole svuotare la città di vita, rendendola un monumento cadaverico.
La serata dell’undici novembre avrà inizio alle ore 19.30 e terminerà alle 22.30. Vi sarà il concerto di Pizzica Salentina con Ensamble di San Martino con Totemtanz Scuola Di Musica,in cui suoneranno:
Enrico Gallo –> percussioni
Germana Servi –> voce e organetto
Lavinia Mancusi –> voce, chitarra, violino, percussioni
Balleranno con tutti noi i ragazzi della scuola Totemtanz Scuola Di Musica e Radici servirà rustici e focacce, accompagnati da bicchieri di Primitivo e Negroamaro, tutto a prezzi popolari
November 8, 2016
Pinguini all’Esquilino
Per chi fosse interessato, uno dei brani del mio nuovo romanzo in cui si traspone la storia raccontata nel video, di quando i pinguini dello zoo di Roma invasero il Mercato di Piazza Vittorio. A parlare, nella storica pasticceria Regoli, il protagonista, Enzo Camisasca, e il commissario Ingravallo, di gaddiana memoria.
Don Ciccio alza la testa, per guardare il soffitto e accosta le mani, come se dovesse pregare qualche santo. Storce la bocca, somigliando tanto agli ippopotami arrivati un anno fa allo zoo di Villa Borghese.
“Allora, dormu tranchigghiu…. Putacaso, vi ricordate le bestie rare e preziose che lu governu del Sud America regalò allu nostru prezioso Vate ?”.
“Come no, tartarughe giganti e pinguini ! Come posso scordarlo ? Il mio direttore mi spedì in prima fila all’idroscalo di Vigna di Valle, per descriverne l’arrivo!”.
Il Commissario annuisce con vigore.
“Sì proprio loro ! Però a nuttata scorsa, un gruppo de goliardi, doppu avere fatto lu giro dello bollo e finito di pelare le matricole, non avennu più papiri da appioppare, hanno avuto l’idea, come beffa, di annare allo zoo e prendere codeste bestiacce, per poi accamparle ne lu curtile de Sant’Ivo de la Sapienza.Avevano presu nu furguncino de quelli americani, hanno fatto ‘mbriacà sor Peppino, lu custode de lo zoo, gli hanno fregatu le chiavi, hanno aperto le gabbie de le tartarughe e poi se so’ tuffati ne la vasca de li pinguini, do’ ne hanno accalappiati dieci”.
Rido senza ritegno, immaginando lo spettacolo.
“Mi immagino il mazzo che si sono fatti !”
“Sinè ! Perché se le tartarughe so’ grosse e ce ne vole, pe cunvicelle a spustasse, li pinguini sugno uccellacci infami. Le beccate che si sugno presi, li goliardi… Quannu l’ho ‘ncrociati, erano tutti lividi”.
“Così imparano a fare i cretini ! Però, tutto questo, che c’entra con me ?”.
“ Alla fine, i peduocchie ce l’hanno fatta e sugno partiti per Sant’Ivo. Solo che, ‘mbriachi come cucuzze, hanno decisu di pisciare ‘n compagnia ne la Barcaccia; alla terza sgrullata, si so riggirati e lu furguncini nun ci stea più… Dato che è una cosa che alluma spissu lu compare vostro brasiliano, magari se voi potiste informarvi e convincerlo a restituire le suddette bestie allo zoo.. Tanto che ci tiene da fare ?”
Mi carezzo il mento… Effettivamente, er Braz non è noto per il suo amore per gli animali…Poi mi do una pacca sulla fronte.
“Commissario, basta che non siano commestibili ! Sapete bene che il mio compare, come lo definite, è peggio di voi e si mangerebbe di tutto !”
Don Ciccio impallidisce, comincia a tossire, tenta di abbozzare una risposta, quando, tutto affannato, entra un garzone di macellaio nella pasticceria. Lo riconosco: è lo stesso che mi spedì Don Umberto, per avvertirmi da Alberto, il giorno del rapimento di Mussolini. Speriamo non sia successo qualche altro casino simile.
Il garzone si ferma, rosso come un peperone e comincia a gridare:
“Aiuto Commissà, ce stanno li mostri a l’Esquilino ! Sò animali feroci e crudeli, che co’ ‘n mozzico solo se magneno li cristiani ! Lo giuro su mi padre e su mi madre, che m’hanno pure aggredito, quelli zozzoni ‘nfami …”
Ingravallo aggrotta la fronte.
“Come fare a sapere della mia presenza ? Quali mostri ? Dove è avvenuto il fatto ?”
Il garzone si butta in ginocchio.
“Commissà, nun me arresti ! Tengo famija ! Je lo dica, Camisà, che io nun so’ ‘n boiaccia… Che stavate qua, me l’ha detto Don Umberto… Stava andando a portà er viatico a ‘n moribondo, davanti a li Magazzini Castelnuovo, quanno v’ha visto da lontano… Conoscendove e visto l’orario, ha pensato che fermaste qua pe’ fa colazione…”.
November 7, 2016
Postcapitalismo, Postmarxismo e Singolarità
Da qualche mese, è uscito il libro Postcapitalismo. Una guida al nostro futuro di Paul Mason, che ha rilanciato il tema della possibilità che l’attuale modello economico possa avere un’alternativa. Per capirne un poco di più, mi sono fatto una chiacchierata con il buon Alan S. Cooper, che, con un poco di autoironia, si autodefinisce l’ultimo dei marxisti.
Che cos’è il Postcapitalismo ?
Una chiosa e una nota al margine del Capitale di Karl Marx
Non ti pare di esagerare ? Secondo la vulgata, se il Capitalismo non è sta proprio in salute, il marxismo è morto e sepolto.
E’ morta un’interpretazione dogmatica e fossilizzata del Marxismo, che non tiene conto del fatto che il buon Karl fosse un uomo del suo tempo, con la paturnie e i limiti della Sovrastruttura dell’Ottocento
Ossia?
Che la Storia sia descrivibile secondo leggi precise e identificabili, che permetterebbero di modellizzare il Futuro.
Idea che secondo Bertrand Russell, che interpretava il marxismo come religione escatologica, dipendeva dall’influenza dell’ebraismo, ma io ho qualche dubbio. Herschel Marx Levi Mordechai , papà di Karl, era stato educato nel razionalismo illuminista, ben lontano da qualsiasi concezione mistica...
A mio avviso, Marx non ha fatto nient’altro che adeguare alla sua concezione quella che Toulmin chiama malattia della modernità: metodi della meccanica e della matematica, portati al di fuori del loro specifico ambito di applicazione, hanno deformato la nostra idea del Reale, riducendolo a un meccanismo complesso, ma scomponibile in parti e interazioni più semplici, che ne permettono di prevedere l’evoluzione globale.
Idea che è stata perniciosa per economisti, non solo per Marx. Questi nel XIX secolo, si atteggiavano, cito Toulmin, come
“the Newtons of the human sciences”
perché convinti di fondate la loro disciplina sula falsariga del modello razionale e predittivo delle orbite dei corpi celesti presentato nei Principia Mathematica da Newton.
Volevano sviluppare
“a) an abstract theory with a rigorously valid axiom system, b) deductions of the nature of human institutions from its universal principles, and c) scientific explanations of the character of particular social institutions”
Invece ?
L’economia, essendo basata su un’ampia rete di scambi, di feedback e retroazione, è soggetta alla teoria del caos: vale l’effetto farfalla, l’impossibilità di determinare il comportamento della singola entità e l’invarianza complessiva dell’intero sistema, a meno che…
Di cosa ?
Della cosiddetta “Singolarità”, ossia della variazione globale dell’Intera Struttura, cosa che Marx, interessato alla soppressione dei rapporti sociali che determinano l’alienazione, ossia alla modifica della sovrastruttura, a cui appartengono le modalità con cui si regola la Proprietà dei beni, riteneva impossibile.
Invece ?
Nella storia, di Singolarità, ne sono avvenute già due, la scoperta dell’agricoltura e la rivoluzione industriale: ora con l’IA, la Robotica, Internet, ne stiamo vivendo una terza, sui cui esiti è difficile fare previsioni.
Se con il cuore vorrei che si realizzassero nel concreto le idee di Sutermeister, con la gestione condivisa e dal basso dei beni comuni, c’è anche il rischio che questa porti a una mediocrazia.
Cioè ?
Ti faccio un esempio: ai tempi di Marx, si cercava di sfruttare al massimo il Capitale Umano, per creare plusvalore. Adesso invece, questo è visto come un costo. Le aziende tendono, più o meno inconsciamente, a demotivare i propri lavoratori, invece che a valorizzarli, riducendo la loro mobilità verso l’alto e per un pagarli, riducendo la loro produttività e comprimendo il loro orario.
Questo potrebbe essere un vantaggio per il singolo, che ha più tempo per dedicare a se stesso, e per la collettività, vista la possibilità di usare per un bene sociale doti che una volta erano finalizzate alla mera produzione.
Forse, ma si rischiano nuove forme di alienazione, dal proprio ruolo aziendale. Poi bisogna considerare un altro aspetto. Un lavoratore poco pagato è un limitato consumatore di merci, limitando così il carburante del capitalismo: inoltre, un’azienda che non valorizza i propri asset umani e cognitivi è progressivamente emarginata dal Mercato.
Sotto certi aspetti, il Capitalismo si sta suicidando e c’è la possibilità, ad esempio con una gestione intelligente dell’Open Source e delle stampanti 3D, di ritornare progressivamente a un’economia sì evoluta, ma basata sull’autoproduzione e sul baratto….
Triste prospettiva
E’ uno scenario, ma come ti dicevo non possiamo fare previsioni, ma solo ipotesi falsificabili, da revisionare in funzione dei Fatti. Ricordiamoci come il buon Karl, a differenza del determinismo della Seconda Internazionale, aveva un’idea molto articolata del rapporto tra Struttura e Sovrastruttura: il loro legame non è rigidamente deterministico, ma una sorta di retroazione, in cui l’una influenza l’altra. Non solo l’Economia forgia le idee, ma vale anche il viceversa…
Per cui siamo condannati a vivere in tempi interessanti..
November 5, 2016
Dove ricostruire dopo il terremoto ?
Ieri su Facebook, ho lanciato un dibattito sulla questione “ricostruzione post terremoto”. Diverse voci, tra cui il geofisico Enzo Boschi, indicano l’impossibilità di ricostruire tutte le aree rurali e i borghi distrutti, provvedendo alla ricollocazione della popolazione in altre aree, ritenute geologicamente più sicure.
Io ho ricordato un precedente, poco noto ai più, che riguardava la Grecanica calabrese o Boversia. Dagli anni ‘50 in poi, l’area fu flagellata da alluvioni e frane e i borghi pastorali e contadini venivano “ricostruiti” in anonimi paesi dormitorio sulla costa a decine di chilometri dal sito originario, gli abitanti trasferiti in massa. Questa sorte toccò ad Africo nel 1951 ed a Roghudi nel 1972 e fu rischiata sia da Gallicianò, sia da Bova.
Decisione che oltre a infliggere un duro colpo alla cultura ellefonica, la lingua Calabro Greca, parlata da poco più di 300 persone è di fatto estinta, per la distruzione di un tessuto economico e sociale, stratificato da secoli.
Inoltre ha avuto a medio termine, con la desertificazione di un territorio, l’effetto di far perdere allo Stato il controllo dell’Aspromonte, regalandolo alla malavita, con tutte le gravi conseguenze del caso.
A partire da questo esempio, i miei amici hanno espresso una varietà di posizioni: chi ha ricordato casi analoghi, forse meno impattanti, di Oppido Mamertino, che fu ricostruito a dieci chilometri di distanza dopo il “flagello” del 1793 (una sequenza di terremoti fortissimi che distrusse tutta la Calabria), di Gibellina e dell’Irpinia.
Altri si sono detti favorevoli alla deportazione, ricordando, cito testualmente
bisogna pensare ai bambini, e a quello che significa sottoporli alla tortura di scosse continue per dimostrare cosa? Che si è orgogliosi e coraggiosi?
Argomento che confonde, non so quanto consapevolmente, la gestione dell’emergenza con la ricostruzione o
Perché sono costi che ricadono inutilmente sulla comunità
dimenticando che, con il conto del dare avere, i borghi con il loro passato e storia hanno ripagato con gli interessi quanto dovuto e senza valutare, come successe in Aspromonte, gli impatti dell’abbandono del territorio.
E mi ritrovo a condividere l’opinione del mio amico Beppe, cosa alquanto rara, visto che su tante cose la vediamo in maniera molto differente..
Le cosiddette “new town” sono una tragedia che si aggiunge alla tragedia: una deportazione di massa, un vuoto collettivo di memoria, una storia di vita abbandonata! Sono contrario alle new town e secondo me si deve ricostruire sullo stesso luogo, (se non proprio com’era, almeno dov’era) anche perchè spesso non tutto è distrutto. La memoria collettiva è importantissima per una rinascita non solo degli edifici, ma della vita sociale e psicologica delle persone sopravvissute. Alcune tracce urbane, vie, scorci, edifici importanti e simbolici, sono l’anima delle città, c’è dietro una storia sociale e personale che va ricucita, ricostruire è un obbligo morale e non è detto che costi di più rispetto ad una città ex novo, anzi queste città ex novo solitamente sono più costose perchè bisogna partire dalle urbanizzazioni primarie che sono del tutto inesistenti.
Le new town andrebbero fatte in casi estremi, quando il terreno di fondazione diventa franoso e instabile e non ci sono alternative per salvarlo. Ma spesso e per fortuna non è così! Il fallimento de l’Aquila, solo per fare un esempio recente di new town, è sotto gli occhi di tutti! Tutta l’Italia è altamente sismica e in particolare alcune zone come la cosiddetta “faglia appenninica” che si estende per centinaia di km, quindi non è che rifare Amatrice un po’ più in la risolve la questione terremoto. E il come si ricostruisce o si restaura che conta.
November 4, 2016
Migrantour alla scoperta dell’Arte Contemporanea all’Esquilino
Negli anni Settanta, l’Esquilino era uno dei poli dell’Arte contemporanea romana, questa sua peculiarità, con il passare del tempo e le mutazioni economici e sociali del rione si è un poco persa.
Grazie al cielo, negli ultimi anni il trend forse sta cambiando: nascono esperienze come Art Sharing, come la mostra Camerini da MAS o gli interventi di street art, come quello di Mauro Sgarbi al Mercato Esquilino o di Beetroot a Via Giolitti. In più, le comunità dei nuovi italiani, di origine Han o del subcontinente indiano, cominciano a elaborare e condividere le loro esperienze artistiche. In più, comincia a vedersi in giro qualche spazio artistico interessante, come lo Studio Medina
Così, comincia ad arrivare il momento di fare il punto di questo fermento e di valorizzarlo, per farlo conoscere al grande pubblico: domani ci sarà una delle iniziative, promossa da Migrantour, finalizzata proprio a questo scopo.
Un tour per scoprire l’arte contemporanea che è di casa nel rione umbertino. Appuntamento alle ore 10, alla Porta Magica.
Per iscriversi, migrantour.roma@viaggisolidali.it
Tel. 3336915356
Pulphagus, un nuovo e pericoloso satellite su Urania di novembre | Fantascienza.com
Come segnala Fantascienza.com, da oggi è disponibile nelle edicole di tutta Italia Pulphagus® Fango dei cieli, il romanzo vincitore del Premio Urania di quest’anno scritto dal nostro editore, Lukha B. Kremo. Ecco di cosa parla:
Il cosmo è pieno di cose strane e misteriose, il planetoide che si inserisce in orbita attorno alla Terra è molto strano e misterioso ma anche estremamente letale. Non si tratta di una sterile roccia o di un enorme ammasso di ghiaccio ma di un miscuglio di sostanza organiche e inorganiche, liquami, gas e fanghi corrosivi, un “non luogo” che non perdona il minimo errore.
Tuttavia di fronte al profitto anche i rischi più grandi diventano accettabili, specialmente se a correrli sono gli altri, così la multinazionale Pulphagus® invia i suoi uomini a lavorare su Erewhon, il nostro nuovo satellite. Il normale lavoro è terribilmente rischioso, ma la missione che viene affidata…
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November 3, 2016
Riflettendo sulla Bolkestein
Intorno all’una, o poco più, il consiglio comunale di Roma ha approvato la mozione, presentata dal M5S, contro la Bolkestein e per la proroga delle concessioni dei posteggi su aree pubbliche fino al 2020. Il testo, che vede firmatari i consiglieri Andrea Coia, Sara Seccia, Paolo Ferrara, Marco Terranova e Nello Angelucci, è stato approvato con 31 voti favorevoli e 7 contrari. A favore hanno votato M5S, Fi, gruppo misto, Fdi, Sinistra Italiana; contrari Pd, lista civica ‘Roma torna Roma’ e lista Marchini.
Direttiva, la Bolkestein nata con l’intenzione di semplificare.le procedure amministrative e burocratiche per esercitare temporaneamente un’attività all’interno di un Paese Ue e di evitare le discriminazioni basate sulla nazionalità e che probabilmente ha tante aree di miglioramento, ma che offriva l’occasione all’Amministrazione di sanare numerose situazioni di degrado legato al commercio ambulante nel centro storico della città e colpire un blocco di potere che ha contribuito ad avvelenare la politica romana degli ultimi anni
Le motivazione addotte da Andrea Coia, che in passato, sulla questione bancarelle teneva posizioni alquanto differenti, contro la Bolkenstein, sono essenzialmente due e, a dire il vero, mi lasciano entrambe perplesso.
La prima è che gli ambulanti romani subirebbero l’ingiusta concorrenza di multinazionali e società per azioni: ora, tutto può essere, ma che Wal-Mart, Auchaun e Carrefour puntino al banco di mutande e affini della Sora Marise, mi pare pura fantascienza.
La seconda, più sensata, è nell’inadeguatezza del Campidoglio nel proporre un bando di gara efficace: vi sono infatti circa 11mila bancarelle su 770kmq di territorio. Una ogni 700 metri, al centro e in periferia, insomma cosa da fare tremare le vene ai polsi
Solo che, come alibi di tale incapacità, il consigliere ha citato il fatto che non sia stato realizzato nessun censimento sul commercio ambulante. In verità questo è stato fatto nel 2014 e aggiornato nel 2015… Ora, su Facebook il consigliere Coia si giustificato, cito testualmente
mi è sempre stato detto che non c’era un censimento aggiornato e credo che in effetti non ci sia un censimento aggiornato al 100%
Premesso che Roma si dovrebbe amministrare basandosi su fatti concreti e non su sentito dire, è ipotizzabile che lo sfrido riguardi una percentuale limitata di ambulanti, cosa che si potrebbe sanare in tempi rapidi e senza troppo sforzo da parte dell’Amministrazione Raggi.
Che, per evitare troppe polemiche sulla sudditanza nei confronti di determinate lobby, potrebbe invece che rimandare, prendere di petto il problema, impegnandosi nel realizzare quanto prima i bandi.
Tra l’altro, diversi miei amici ambulanti, sono particolarmente contrari ad andare in gara per le licenze, a patto che le regole siano trasparenti, simili a quelle che si stanno discutendo a Firenze, e non favoriscano i soliti noti.
Flash Mob nei giardini di Piazza Vittorio
Se dovessi usare la questione Giardini di Piazza Vittorio come metro di giudizio delle ultime amministrazioni romane, mi verrebbe in mente solo la seguente frase
“Orda di ciarlatani e mollatori di sole”
Capaci di illudere il Rione Esquilino con promesse mirabolanti, da rimangiarsi alla prima occasione utile… Ora pare che le cose stiano forse cambiando, ma dato i procedenti, sono come San Tommaso.
Così, mentre politici e assessori si riempono la bocca di paroloni, i giardini decadono: le infrastrutture non sono più curate, all’Acea ormai ti insultano pesantemente se provi a segnalare un guasto all’illuminazione pubblica e intere aree sono in mano a spacciatori, con le forze dell’ordine che fanno rare comparsate e per la maggior parte del tempo fanno finta di non vedere il malaffare.
L’esasperazione è crescente, in tutti i popoli che abitano il rione: le proposte di Li er barista per gestire l’ordine pubblico farebbero sembrare Vlad Tepes uno strenuo difensore dei diritti civili. In altri contesti, la polveriera sarebbe già esplosa: fortuna che nell’Esquilino esiste una società civile che rifiuta la violenza e crede nell’impegno quotidiano per risolvere i problemi.
L’occasione per riaffermare il diritto di vivere e godere dei propri spazi urbani è la stata la scomparsa del povero Ziggy, un bel cane, che avrò visto e incrociato tantissime volte, morto per overdose dopo aver addentato una bustina piena di droga sotto ad una panchina di piazza Vittorio.
Su proposta della padrona di Ziggy, Elia Cevoli, sabato prossimo alle ore 11, gli abitanti dell’Esquilino, al grido di “Non è area per voi”, daranno vita a un flash mob, con scope e palette, nei giardini di Piazza Vittorio
Flash Mob a cui parteciperanno tutti, non solo gli amanti dei cani, dai consiglieri municipali ai rappresentanti della comunità bengalese: e a cui Elia Cevoli ha invitato anche il sindaco Raggi… Speriamo che partecipi, per dare un segnale forte, a chi ogni giorno lotta per un Esquilino migliore..
Alessio Brugnoli's Blog

