Alessio Brugnoli's Blog, page 232
November 21, 2016
Piazza Vittorio
Come raccontato tante volte, ciò che è adesso, non è frutto di un’improvvisa disgrazia o di misteriosi complotti, ma di un processo economico e storico, causato dallo spopolamento del centro storico di Roma, che poteva portare alla gentrificazione totale o alla sua trasformazione in una banlieue, ma per un mix di casualità e per l’impegno costante di tanti cittadini, dubito che esista nell’Urbe una rete sociale tanto attiva quanto pervasiva, si è invece trasformato in una realtà, certo con tanti problemi, che in verità si trascinano da decenni, ma ricca di stimoli e di vitalità.
L’Esquilino è uno spazio urbano e un luogo mentale e culturale, dove in soli dieci metri puoi passare a fare due chiacchiere con er Cambogia e poi con il regista di culto, un cui in dieci giorni si organizza un busker festival di beneficenza sotto i portici e in mezza giornata, si chiude una strade per vedere assieme una partita.
Un mix di miseria e nobiltà, di saggezza e follia, che vivono accanto e si arricchiscono a vicenda, in cui le contraddizioni di Roma, città barocca e cialtrona, sacra e sensuale, paesana e universale, sono portate all’eccesso.
Una complessità vitale antitetica all’omologazione imbalsamata voluta dai radical chic, che nasconde la fame del Nulla dietro la parola decoro.
E così applaudo alle parole del buon Filippo D’Ascola, ingegnere e artista di strada
Piazza Vittorio è più sporca, povera, bistrattata di Monti che le sta accanto, allo stesso modo oggi Reggio è stata classificata ultima città italiana per qualità della vita.
E’ per questo che amo Piazza Vittorio come amo la mia città, perché capisco l’importanza di un indicatore come la sicurezza del lavoro, molto meno il fatto che la “qualità della vita” di una città, di una comunità, dipendano dal patrimonio familiare medio o dalla quota di export rispetto al PIL. A Monti e a Bolzano ci sarà la qualità, ma posso assicurare che a Reggio e a Piazza Vittorio abbiamo in abbondanza quella cosa che si chiama Vita.
L’Associazione Donne di carta presenta: “NEL TUO CUORE C’E’ LA PIOGGIA” – Under Soul
Mercoledì 23 novembre, ore 19.00
Drugstore Gallery: Pittura, Scrittura e Voci, Via Portuense 317
Mariarosaria Stigliano, pittrice. Marisa Fasanella, scrittrice. Le persone libro di Donne di carta. Un viaggio tra pitture e pagine dette a memoria. Un cammino in cui s’intrecciano le confessioni delle autrici sulla genesi della propria opera con una parola “altra”, più simile al gesto, con cui Maria Rosaria Ambrogio, l’archeologa, racconta le forme di un passato: la necropoli del Drugstore Gallery.
Il paradiso dei morti, l’inferno dei viventi. La scommessa è accostare in un montaggio inedito forme espressive diverse: pittura, parola scritta ma detta, parola orale mai scritta, scoprendo che ogni poetica crea un taglio di luce sul mondo. Segno, voce, pietra.
“Interessata alla transitorietà della figura umana in contesti urbani, relitti industriali ed interni di stanze, Maria Rosaria Stigliano sviluppa una personale tecnica pittorica in cui la superficie è graffiata da una combinazione di grafite, olio e smalti industriali.”
NarrAzioni di matita.
“Si dovesse riassumere in una formula la cifra stilistica di Marisa Fasanella, si potrebbe parlare di «espressionismo potenziale». […] una scrittura «predisposta all’urlo e alla violenza dei contrasti», ma che poi si raffredda preferendo «l’allusione ambigua all’enunciato diretto»:così accade in Nina, originale prova della scrittrice calabrese.”
NarrAzioni di parole. Solitudini invincibili, atmosfere da fiaba nera, macerie del cuore e del tempo: parole ombra e ombre di figure umane. Termina qui il Ciclo NarrAzioni, ideato da Donne di carta con la complicità e la sensibilità delle funzionarie della Soprintendenza, dott.ssa Laura Cianfriglia e dott.ssa Carmela Ariosto, che hanno accolto le proposte della nostra Associazione con cura e con attenzione. E un grazie speciale all’artista Bruno Parretti, che ha voluto accompagnarci.
Con il Patrocinio di Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e paesaggio per il Comune di Roma
Prenotazioni e info: info@donnedicarta.org – 338.290.73.96
November 20, 2016
Via Giolitti, problemi seri da sempre sottovalutati
I problemi causati dal passaggio della linea ferroviaria Laziali Centocelle a via Giolitti, sono amplificati da un aspetto critico da sempre sottovalutato ma di estrema importanza per la sicurezza di residenti e utilizzatori del treno: il sottosuolo della strada.
I progettisti che nella metà dell’800 idearono la sede ferroviaria delle linee che arrivano alla Stazione Termini, non solo si posero questo problema, ma si preoccuparono della statica dei due monumenti che erano situati nelle vicinanze: la chiesa di Santa Bibiana e il cd. Tempio di Minerva Medica (all’epoca non c’erano ancora i palazzi). Si attestarono a un distanza di circa 20 metri e fecero appoggiare le rotaie su un terrapieno in maniera da rinforzare il sottofondo ed attutire le vibrazioni causate dal passaggio dei treni.
Chi progettò e in seguito realizzò nel 1910 la ferrovia a scartamento ridotto Roma Fiuggi non solo non osservò alcuna precauzione riguardo alla distanza relativa…
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“INTIMA”by Francesco Bertola
La Galleria Area35 Art Gallery è lieta di annunciare la prima mostra personale del fotografo italiano Francesco Bertola : “INTIMA”.
Fotografo affermato, scatta immagini e firma cover dei magazine più importanti di moda a livello internazionale, presenta per la prima volta un lavoro artistico dove sensualità ed erotismo vengono racchiusi all’interno di una “sezione aurea” in cui dominano l’intimità, il silenzio e l’abbandono ai sensi.
Giovane, riservato ed introverso, Francesco Bertola elabora con la sua fotografia artistica uno stile inconfondibile improntato su un’approfondita conoscenza della pittura dei secoli passati : studia in particolare la luce radiale delle opere di Caravaggio e l’aspetto primitivo dei maestri preraffaelliti basato su un’arte sincera e non corrotta dalle convenzioni dove il recupero della sensibilità del passato, che rappresenta fedelmente la realtà, diviene non solo un valore estetico ma, sopratutto, un mezzo di rinnovamento morale.
Si potranno ammirare una trentina di opere fotografiche dove la luce svolge un’azione costruttiva sui corpi che emergono da uno sfondo quasi indefinito con un fascio luminoso e vibrante che si riflette sui corpi seducenti delle sue muse, donne che inglobano incantevolmente la bellezza della normalità.
Ispirato quotidianamente dalle persone, dalla loro estrazione, cultura e genere, Francesco Bertola con la sua fotografia racconta l’umanità; nel suo immaginario l’universo è uno scrigno e lui il rabdomante alla ricerca di emozioni pure annullando tutte le maschere che l’uomo, nella sua consuetudine, indossa per arrivare all’io più profondo dell’essere umano dove coesistono debolezze, forze, sensibilità.
Nota Biografica
Francesco Bertola (Milano, 1982) è un fotografo italiano che vive e lavora a Milano.
Inizia ad avvicinarsi al mondo della fotografia durante gli anni del liceo artistico frequentando lo studio di Franco Capra, in un primo momento come curioso e giovane allievo, poi come assistente lavorando per il grande fotografo. Con Franco Capra, artista che lavorò per diversi anni nel cinema, Bertola imparò a “vedere la luce” non nella classica forma accademica bensì ad utilizzarla in maniera più materica.
Legato al mondo della scultura e tridimensionalità della materia, scelse di iscriversi al corso di Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano seguendo un bellissimo percorso con Iole De Sanna. Durante il periodo all’Accademia lavorò assiduamente come assistente fotografo capendo che la sua vita doveva prendere questo indirizzo.
Sviluppa la sua conoscenza tecnica nei più importanti set di moda e ritratti iniziando una carriera di fotografo scattando immagini per le più prestigiose testate di moda italiane ed internazionali come L’UOMO DI VOGUE, MARIECLAIRE e GQ. Nel suo percorso professionale si ritrova a ritrarre anche artisti internazionali come Tilda Swinton, Ralph Fiennes, Juliette Binoche, Roberto Bolle, Rupert Everett, Oliviero Toscani, Gabriele Salvatores, Ernesto Dargenio, Paz Vega, Giovanni Gastel, Francesco Montanari, Giovanni Caccamo, Liam Cunningham, Thomas McCarthy, Alessandro Preziosi, Anna Mouglalis.
Informazioni essenziali:
“INTIMA”
mostra personale di Francesco Bertola
A cura di Giacomo Marco Valerio e Arianna Grava
In mostra dal 23 Novembre 2016 al 30 Gennaio 2017
Inaugurazione Mercoledì 23 Novembre 2016 ore 18.30 – 21
Area35 Art Gallery via Vigevano 35, Milano
Mart-Ven 15.30 – 19.30
Mattina e sabato su appuntamento
Per informazioni e materiale:
Ufficio Stampa | Area 35 Art Gallery
press@area35artgallery.com
www.area35artgallery.com
November 18, 2016
Crazy Human
E invece dentro al San Niccolò ci passai l’anno tutto intero, a contare i pezzi che se ne andavano: non soltanto i suppellettili, ma anche gli infermieri che cambiavano parrocchia e gli ospiti che trovavano rifugio in una casa famiglia: ma soprattutto i matti che ci morivano. Lo sentivano, mica erano scemi, che quell’assurdo mondo faceva come l’intonaco muffito: che si si sbriciolava a toccarlo appena.
E’ un piccolo brano di un libro che mi continua a commuovere, Voi Onesti Farabutti, di Simone Ghelli. Ogni volta che lo leggo, mi scavano dentro le pagine dedicate al rapporto con il nonno, simile e diverso da quello che io ebbi con i miei, e quelle che raccontano le sue vicende, come obiettore di coscienza, presso l’ex ospedale psichiatrico di Siena.
A volte, lo confesso, mi sento come Mariolino, con la sua fame di libertà o l’Osvaldo, l’analfabeta che rubava libri, sognando forse di essere qualcosa di diverso. Oppure, come Giovanni, il matto che non voleva nessuno.
Perché Simone, nei suoi racconti, ha il dono di ricordarci una cosa: che quelli che chiamiamo matti, non sono diversi da noi. Sono persone, schiacciate dalle loro ferite e dai loro problemi, che sono molto simili ai nostri, con cui scendiamo troppo spesso a compromessi, ignorandoli e facendo finta di tirare avanti.
Un tema simile sarà trattato dagli artisti che dalla sera del 2 dicembre a quella del 4 dicembre esporranno a Torino presso l’Art Garage, in via Tirreno 19, per la mostra Crazy Human, curata da Togaci e allestita Karen Lucich.
Mostra a cui parteciperanno Gianluca Bonanni, Sarah Bowyer, Francesco di Lernia, GhissBross (Simone e Sara Ghirlanda), Jins (Paolo Gillone), Michele Liuzzi, Moreno Pisapia, Ivan Ventimiglia, il cui vernissage sarà accompagnato dalla misca degli Arcote Project, consisterà in selezione di opere d’arte contemporanea per sovvenzionare il lavoro di ALMM, Associazione Onlus per la lotta contro le malattie mentali.
Opere in cui si evidenzia come l’Arte e Follia non siano modi per guardare il mondo con altri occhi, scoprendone la dolorosa inconsistenza…
November 17, 2016
Mele a vapore
Uno dei temi in cui mi trovavo spesso in disaccordo con il buon Massimo Mongai, dovunque sia, possa godere in pieno delle sue grandi passioni, era la fusione dei temi tradizionali della fantascienza con quelli di altri generi letterari.
Massimo, su questo era assai categorico: le mele dovevano andare con le mele e le pere con le pere. Io invece, ero molto più sfumato e possibilista.
Alla fine, però, in un modo che forse mi avrebbe fatto insultare, provo a dargli una ragione postuma. Alla fine, per continuare a usare una sua metafora, la Narrativa non è che un immenso meleto.
Le storie, le mele, si somigliano tutte, perché gli scrittori utilizzano tutti al stessa cassetta degli attrezzi: un numero limitato di intrecci e di espedienti, tipi psicologici più o meno riconducibili a I caratteri di Teofrasto e ambientazioni sviscerabili tramite semiotica narrativa.
Solo un quid, che l’autore distilla dal proprio vissuto, le rende uniche: ma sempre di mele si tratta. E’ chi le mangia, il lettore, che in funzione del suo gusto, delle sue paturnie e della società in cui vive, che a posteriori si diverte a chiamarle in maniera differente, renette, morgenduft, fuji, annurche.
E’ solo una questione, transitoria, di comodo. E’ questo vale anche per lo steampunk: ora si chiama così un ampio calderone di spunti e suggestioni, unite non dal vapore e dagli ingranaggi, ma dalla malinconia e dall’utilizzare il Passato come bisturi per sezionare il Presente… Tra vent’anni, chissà…
November 16, 2016
Distopie quotidiane
Distopia: descrizione di una immaginaria società o comunità altamente indesiderabile o spaventosa. Tema che va molto di moda nella fantascienza, specie italiana, che al grido de “Al peggio non c’è mai fine”, trova più semplice portare all’eccesso il nostro caos quotidiano che donare un poco di speranza.
E spesso, si ha l’impressione, come dice Giampietro Stocco, che la distopia la stiamo vivendo: una distopia ben diversa sia da quella dei romanzi totalitari, per esempio 1984, dato che il potere dello Stato o delle Corporazione è tutt’altro che monolitico, anzi, vi è l’impressione che si stia sfaldando sempre più, in una serie di vincoli e relazione feudali, sia da quella post apocalittica, visto che la tecnologia invece che collassare, accellera sempre più.
Forse proprio questo mutamento, che impatta pesantemente sia sul nostro portafoglio, rendendo sempre più precaria la nostra stabilità economica, sia sul nostro cuore, rendendo incerta e fragile la visione che abbiamo del mondo.
Questa incertezza, il sentirsi naufraghi nel mondo, ci ha reso schiavi della paura e prigionieri di noi stessi: sentimenti che i social, sotto certi aspetti, hanno contribuito ad amplificare.
Parlo del mio piccolo mondo: qui è uno studio sull’Esquilino, risalente al 2000, sedici anni fa. Se lo si legge con attenzione, si nota come la situazione fosse simile all’attuale, anzi sotto molti aspetti, ben peggiore.
Eppure, leggendo i vari gruppi Facebook. sembra invece che in questi anni nel rione si sia scatenato il Ragnarok. Questo perchè, come diceva bene la narrativa Cyberpunk, il virtuale, cancellando le distinzioni di spazio, tempo e causalità, concentrando tutto in un Presente indefinito, ha permesso la cancellazione della memoria reale e la sua sostituzione con una narrazione mitologica, estranea alla realtà concreta, su cui proiettiamo le nostre angosce e paure
November 15, 2016
Il muro di Trump diventa fantascienza: M.A.M.O.N., il divertente corto satirico con 3 milioni di visualizzazioni
M.A.M.O.N. (Monitor Against Mexicans Over Nationwide) – Latinos VS. Donald Trump è un cortometraggio satirico che prende di mira la politica del tycoon, recentemente eletto dal popolo americano alla presidenza degli Stati Uniti, che vorrebbe ereggere un muro al confine col Messico per contrastare l’immigrazione illegale. La qualità degli effetti speciali è notevole, così come la cifra immaginifica, e per questo può forse essere apprezzato da chiunque, qualunque sia il proprio pensiero politico. Rappresenta inoltre un ottimo esempio di come la fantascienza possa svolgere, con risultati notevoli, la funzione di commento sociale. Buona visione!
November 14, 2016
Barboni
Quando andavo a Ingegneria, mi capitava spesso per passare per via delle Sette Sale, dove c’è la mensa Caritas. E godendomi il sole tra una lezione e l’altra, ho incrociato nella mia vita diversi barboni.
Uno, Gigi, diceva di essere il nipote di Pirandello: non ho mai capito se fosse vero o una balla, ma era uomo colto, capace di leggere i cuori e generoso. Regalava a tutti qualche piccola cosa, trovata per strada, ma non a caso: ogni oggetto era un simbolo, per farti riflettere su chi eri e su che direzione stava prendendo la tua vita.
Un altro era un ragazzo dell’est, che parlava un italiano stentatissimo, ma era un abile scacchista. Passava le ore a giocarci, con passanti o con i curdi di Colle Oppio ed era diventato un’attrazione locale.
O il vecchio orientale, forse cinese, che ogni mattina, anche sotto la pioggia, eseguiva le forme di Tàijíquán davanti all’Ufficio Culturale Egiziano e che il pomeriggio si piazzava in aula studio ad aiutare gli studenti di ingegneria a risolvere esercizi matematici.
Quest’esperienza mi ha ricordato come i barboni non fossero degli invisibili, ma persone, anche sgradevoli, ma da rispettare in quanto esseri umani, con i loro problemi e le loro ferite. E spesso, se si trovavano sulla strada, non era certo per una loro libera scelta.
Tutto questo pippone perchè, in questi giorni su uno dei tanti gruppi facebook sono state pubblicate delle foto di barboni che dormivano sotto i portici di Piazza Vittorio, senza alcun rispetto della loro fragilità, assieme a un commento stizzito.
Potrei dire tante cose: ricordare Benedetto Giuseppe Labre, il vagabondo di Dio o che vent’anni fa la situazione era peggiore e l’Esquilino più solidale. Oppure buttare giù uno sproloquio sul fallimento del welfare o degli effetti deleteri di Roma fa Schifo, con il suo nascondere i nostri peggiori egoismi dietro l’alibi del decoro
Ma alla fine sono solo chiacchiere. E che sono spaventato da ciò che siamo diventati… Una società che non fa distinzione tra cumuli di immondizia e uomini, che vede la solidarietà come una minaccia per i propri interessi privati e che è priva di pudore e remore nello sbattere on line il dolore e la solitudine degli altri, solo per qualche like o per brontolare contro il Comune e il Municipio, mi pare peggiore di qualsiasi distopia raccontata dalla Fantascienza
November 13, 2016
Earth From Space: il mondo visto dalla Stazione Spaziale Internazionale in tempo reale
Il seguente video che vi segnaliamo oggi vi permetterà di vedere in qualsiasi momento della giornata ciò che vedono gli astronauti a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. Il Live Feed offre inoltre le informazioni necessarie per sapere in quale punto dell’orbita terrestre si trova la ISS al momento della trasmissione immagini. Inutile dire che le immagini sono assolutamente spettacolari. Buona visione!
Alessio Brugnoli's Blog

