Csaba Dalla Zorza's Blog, page 1459
July 9, 2021
Raffaella Carrà: la Rai sta pensando a una fiction su di lei
«Ora è il momento del dolore ma sicuramente, in un prossimo futuro, i produttori italiani cercheranno di raccontare la grande storia professionale e umana di Raffaella: credo che presto ce lo chiederanno anche partner stranieri dalla Spagna e dall’Argentina dove, come è noto, Raffaella è amatissima». A dirlo è Giancarlo Leone, presidente di Apa ed ex dirigente Rai, che, in merito alla domanda su una possibile fiction dedicata alla vita di Raffaella Carrà, si è detto più che possibilista.
LEGGI ANCHEVanity Fair dedica un'edizione digitale speciale al mito di Raffaella Carrà«Sicuramente la Rai avrà tutta la voglia di raccontare l’epopea di Raffaella perché è stata l’emblema della migliore produzione del servizio pubblico per diversi decenni» ha spiegato Leone all’Adnkronos a margine del summit mondiale dei produttori dell’audiovisivo in corso a Matera. «La cosa più difficile, in una simile ipotesi, sarà trovare qualcuno in grado di interpretare Raffaella. Quella più facile sarà la colonna sonora, assicurata dalle sue tantissime hit, molte delle quali nate proprio come sigle dei programmi Rai».
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Raffaella Carrà: storia di una diva che ci ha conquistato prima con il cuore e poi con la testa
Charlotte Casiraghi torna a farsi vedere in pubblico col marito Dimitri Rassam
Dopo un lungo periodo lontano dai riflettori, Charlotte Casiraghi s’è ripresa la scena. La nipote di Grace Kelly la scorsa settimana era apparsa splendente al Longines Global Champions Tour, al Principato di Monaco, accanto alla madre Carolina e al primogenito Raphael, avuto quasi otto anni fa dall’attore Gad Elmaleh. E pochi giorni dopo, più splendente che mai, si è presentata in coppia con il marito, il produttore cinematografico Dimitri Rassam, a una delle feste più esclusive del Festival del cinema di Cannes in corso, sulla spiaggia privata del ristorante Bijou Plage. Un party organizzato da Chanel, di cui la trentaquattrenne reale monegasca è ambasciatrice.
Il ritorno in pubblico della coppia – che è convolata a nozze nell’estate 2019 e ha un figlio di tre anni, Balthazar – è un piccolo evento. I due, infatti, in questi anni hanno scelto di ridurre al minimo gli impegni mondani, divisi tra il lavoro di lui, a Parigi, e la dimensione familiare che si sono creati nel verde di Barbizon, a due passi dalla capitale francese, ai bordi di una delle più belle foreste d’Europa.
L’apparizione pubblica della coppia sembra fugare le voci che davano il loro matrimonio per spacciato. Soprattutto durante il periodo più duro del lockdown, si parlava di un Rassam triste e sconsolato per la lontananza dalla primogenita Darya, avuta dalla ex moglie, la modella russa Masha Novoselova, e di una Charlotte sempre più preoccupata per la tenuta del matrimonio. D’altra parte, la riservatezza di Charlotte e la sua decisione di allontanarsi dal Principato per vivere in campagna (pur sempre in una lussuosa residenza della famiglia Grimaldi), facendola sparire dai radar dei media, ha alimentato in maniera esponenziale le indiscrezioni e i gossip che già di natura circondano i reali.
Ora le foto con il marito, in uno degli appuntamenti più glamour di quest’estate, appaiono anche come una testimonianza dell’armonia che tra i due non si è persa, o che, quantomeno, è stata ritrovata.
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July 8, 2021
Premio Strega 2021: vince Emanuele Trevi (ma anche Geppi Cucciari)
Doveva essere l’anno delle donne o, almeno così dicevano allo scrutinio che aveva portato all’individuazione dei cinque finalisti. Invece, ad avere la meglio al Premio Strega 2021 è stato Emanuele Trevi con un libro, Due vite, pubblicato da Neri Pozza, capace di raccontare in maniera dolce e brillante la vita di due suoi cari amici, Rocco Carbone, l’impetuoso «che si guastava il sangue per futili motivi», e Pia Pera, la Mary Poppins che «non tollerava che si potesse attribuirle la minima ombra di malafede». Nella suggestiva cornice del Museo Etrusco di Villa Giulia a Roma, Trevi vince il premio grazie a 187 voti, seguito da Donatella Di Pietrantonio (Borgo Sud, pubblicato da Einaudi), da Edith Bruck (Il pane perduto, pubblicato da La Nave di Teseo e vincitore dello Strega Giovani), da Giulia Caminito (L’acqua del lago non è mai dolce, pubblicato da Bompiani), e, infine, da Andrea Bajani (Il libro delle case, Feltrinelli).
https://twitter.com/PremioStrega/stat...«Lo dedico a mia madre che è mancata durante questo periodo infernale della storia umana che si sarebbe divertita a vedermi in televisione. E poi a un amico, Lorenzo Capellini, che è in un momento di difficoltà e mi è stato vicino fino a qualche giorno fa, nel pieno di questa avventura» ha detto Emanuele Trevi che, a dire il vero, alla vittoria del Premio Strega ci era andato vicino già nel 2012 con Qualcosa di scritto (Ponte alle Grazie). Romano, classe 1964, Trevi ha scritto, tra gli altri, I cani del nulla (Einaudi, 2003) e Il libro della gioia perpetua (Rizzoli, 2010): al Premio Strega 2021, dopo l’esclusione di Teresa Ciabatti con Sembrava bellezza (Mondadori), era dato subito per favorito e l’esito finale non ha tradito la previsione.
https://twitter.com/RaiTre/status/141...A dettare il ritmo della serata, andata in onda in seconda serata su Raitre, è stata, poi, una straordinaria Geppi Cucciari che ha tenuto le fila di un evento destinato a infrangere in qualche modo la serietà polverosa che, spesso e volentieri, viene associata al mondo dell’editoria italiana. Consapevole di quanto il gotha letterario si prenda sul serio, specialmente quando si affaccia in maniera svogliata in un mezzo così «volgare» come la televisione, Cucciari non ha perso tempo e, dall’inizio alla fine, ha costruito uno show nel quale ha cercato di provocare una reazione in chi cercava in tutti i modi di darsi un contegno e di apparire emotivamente distaccato, più attento a cercare le parole giuste per non sfigurare che a godersi la serata prendendola così com’è. Non sappiamo se gli organizzatori e gli editori siano stati contenti di questo approccio così fresco e persino un po’ provocatorio, ma di sicuro gli spettatori questa finale se la ricorderanno come una delle più spensierate degli ultimi anni, e un po’ ci voleva.
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Sul mio microonde troneggiano da anni una dozzina di boccette di integratori. Il rituale vorrebbe che ogni giorno prendessi una capsula di quello, una bustina di questo, una pastiglia di quell’altro ancora… Non conosco voi e il vostro microonde, ma io ammetto di non averlo mai fatto. Mi dimentico, mi sembra una routine infelice.
Poi arriva l’occasione: provare un solo integratore completo per le donne della mia età, da sciogliere in latte o yogurt (io ho trovato altre soluzioni). Si chiama Meritene® PROACTIVE e vi racconto in breve com’è andata.
1. IL MATTINO DELLE ALLODOLE E DEI GUFI
PRIMA. Sono sempre stata un’allodola: amante delle prime ore del giorno, sveglia presto, pronta a fare, disfare e lavorare (chi vive la giornata con ritmi inversi è detto gufo). Ma da qualche tempo apro gli occhi e mi sveglio stanca, esattamente come quando vado a dormire la sera. Possibile? – ho domandato alle amiche. Mi hanno spiegato di sentirsi spesso alla stessa maniera, scariche ancor prima di aver alzato un dito. Dal letto, mi trascino lamentosa a colazione, dove mi accontento di un caffè, ammetto, per mera pigrizia. Un caffè e niente altro.
DOPO 42 GIORNI DI INTEGRATORI. Il risveglio è come più lucido, ma non è solo una questione mentale: scheletro e muscoli sono pronti a dare il via alla giornata, non mi sento indolenzita. A colazione sciolgo in un alto bicchiere di acqua fresca 4 cucchiaini di Meritene® PROACTIVE. Mescolo con energia, aggiungo del succo di ananas. Il risultato è una bevanda gusto piña colada (analcolica) che mi mette di buon umore e che accompagno con un avocado toast. In alternativa preparo un agile frullato di banana per me e mia figlia, al mio aggiungo l’integratore, al suo cannuccia e ombrellino.
2. LE GAMBE
PRIMA. A fine giornata mi stendo sul divano e, se chiudo gli occhi, percepisco le mie gambe come due pesanti colonne ioniche. Se apro gli occhi sono le stesse di sempre. Finisco la serata in quella posizione a guardare serie tv massaggiandomi caviglie e polpacci.
DOPO 42 GIORNI DI INTEGRATORI. La sera faccio spesso yoga, mi sento bene. La mia insegnante è online da una terrazza e mi fa spesso i complimenti. Sono settimane che devo finire una serie tv, ma faccio mille altre cose in casa e fuori.
3. I CAPELLI
PRIMA. Che figuraccia. Ho scritto al produttore del mio shampoo preferito: «avete forse cambiato la formula? Non mi vengono più come prima, sono disidratati ed è come se ora me ne servisse un quintale per lavarli come vorrei». Mi hanno risposto che non è cambiato lo shampoo, ma i miei capelli sì. Spiegano che dopo i 40 anni è normale.
DOPO 42 GIORNI DI INTEGRATORI. Il mio shampoo sembra tornato a funzionare come un tempo. Scherzi a parte, so che è collegato all’uso dell’integratore perché ho letto tutto su Meritene® PROACTIVE.
In conclusione. Dopo i 40 anni si possono avere grandi energie, forse le migliori energie della nostra vita. Questo è vero soprattutto se aggiungiamo una dieta varia ed equilibrata e uno stile di vita sano. Per essere donne proattive basta trovare un aiuto nella natura delle cose, degli elementi e della scienza.
5 celebs raccontano i loro peggiori incontri con i fan
Immaginate che sogno deve essere per un fan incontrare il proprio idolo. A me è successo e ricordo ancora l’emozione di quel giorno. Eppure, persino in certe occasioni, c’è sempre qualcuno che non riesce a contenersi e tira fuori il peggio di sé: c’è chi non ne rispetta la privacy, chi prova ad avvicinarsi senza rispettare i protocolli di sicurezza, chi si lancia in effusioni non richieste. Abbiamo tutti un personaggio famoso nel nostro cuore, ma ricordiamoci che prima di essere delle celebrità, attori e cantanti sono persone e come tali vanno trattate e rispettate.
Dopo aver letto i racconti di queste 5 celebs e dei loro peggiori incontri con i loro fan, saprete sicuramente a chi non ispirarvi:
ASHLEY BENSON
L’attrice di Pretty Little Liars ha raccontato che, ai tempi della serie tv, non sapeva quanto la popolarità avrebbe cambiato la sua vita, soprattutto quella privata. Un giorno, mentre si stava rilassando in una spa coreana, una fan è entrata nella doccia con lei pur di parlarle e avere una conversazione insieme. «Io ero tipo: scusami, mi sto lavando! Non è un buon momento» – ha spiegato la Benson – «Dopo di che questa ragazza è rimasta nei paraggi e io non sapevo davvero come uscirne». So creepy!
DAKOTA FANNING
Un episodio simile è accaduto anche all’attrice di The Alienist, in un momento davvero particolare per lei. Durante una ceretta all’inguine, ha scoperto che l’estetista che gliela stava facendo era una super fan della serie tv e per tutta la durata dell’epilazione ha continuato a farle domande sul cast e sulle puntate: «Questa persona da un lato mi chiedeva cose sul mio lavoro, dall’altro aveva nelle mani una parte del mio corpo… a me veniva da ridere, ma che imbarazzo!». Un po’ cringe, in effetti…
VANESSA HUDGENS
L’ex protagonista di High School Musical ha raccontato di essersi presa vari insulti, tra cui «bitch», da parte dei genitori di una sua fan, che l’avevano fermata in aeroporto per una foto. L’attrice però stava rischiando di perdere l’aereo, quindi ha rifiutato di fermarsi. «Al che la mamma di questa ragazza mi dice che glielo devo, perché sua figlia mi adora. Le ho chiesto scusa, ero troppo in ritardo, ma lei ha continuato a insultarmi anche da lontano». Un po’ rude eh…
MATT SMITH
Il nostro amato principe Filippo di The Crown ha raccontato di aver avuto uno spiacevolissimo incontro con una fan che ha tentato in tutti i modi di baciarlo, prima di essere fermata dalla sicurezza (per fortuna). Ma non solo: «Si è avvicinata a me dicendomi che le ricordavo tantissimo il suo riccio domestico e che gli somigliavo. Dopo di che ho visto solo le sue labbra…». Poverino!
NIALL HORAN
L’ex One Direction ha raccontato di essersi spaventato tantissimo e di aver quasi pianto quando, durante una partita di calcio in Spagna, è stato raggiunto da un gruppo di tifosi del Chelsea. «Alcuni mi hanno riconosciuto e mi hanno seguito sugli spalti, continuavano a indicarmi e a dire chi fossi. Io ho abbassato la testa, ero circondato da persone che mi venivano addosso e si gettavano su di me. Mi mancava l’aria». Ma lasciatelo in pace!
LEGGI ANCHEDa Post Malone a Miley Cyrus, ecco come le celebs hanno scelto i loro nomi d'arte«La tecnologia RNA, in un futuro non lontanissimo, servirà anche a curare i tumori»
Prima della pandemia e del conseguente arrivo di vaccini a RNA messaggero, pochissimo si sapeva sul fronte delle ricerche scientifiche e delle nuove cure focalizzate sulla tecnologia RNA. Ma di cosa si tratta esattamente? Che processi comporta e, soprattutto, che genere di prospettive sta aprendo sul fronte delle malattie più insidiose? Abbiamo posto tutte queste domande a l professor Stefano Vella, infettivologo, ricercatore e docente di salute globale all’Università Cattolica di Roma. «La ricerca scientifica, nel corso degli ultimi decenni, ha lavorato intensamente sul sequenziamento genico permettendo di sviluppare una maggiore comprensione delle funzioni dei diversi geni», spiega Vella. «Come sappiamo, il processo che porta alla formazione delle molecole che servono al funzionamento del nostro organismo parte dal DNA che viene traslato in catene di RNA che, a loro volta, portano l’informazione genetica a una apparecchiatura cellulare (i ribosomi) che producono le proteine o gli enzimi necessari alla nostra sopravvivenza. Queste proteine sono in genere utili e indispensabili, ma può accadere, in alcuni casi, che possano essere dannose (soprattutto se nel frattempo è intervenuta una mutazione nel DNA che le codifica). In altri casi vengono prodotte in misura insufficiente, in altri casi ne vengono prodotte troppe. Da lì è nata l’idea di utilizzare l’RNA per modificare l’espressione patologica di alcuni geni».
Quando è iniziato l’interesse verso questo genere di tecnica?
«I primi lavori sulle tecnologie RNA risalgono agli anni 90 ma ci sono voluti anni di studi, ricerche ed investimenti, per riuscire a produrre delle terapie che potessero sfruttare la tecnologia RNA per curare delle malattie o per poter ottenere dei vaccini efficaci. La pandemia ha portato all’attenzione di tutti, proprio per il clamore mediatico, un ambito tecnologico molto interessante per la medicina. Ricordiamo che nel 2006 due ricercatori americani, Fire and Mello, vinsero il Premio Nobel per la Medicina proprio per gli studi relativi all’RNA interferente, una branca della tecnologia RNA in grado di “spegnere” le espressioni geniche “alterate” che sono all’origine di molte malattie».
Da quanto tempo la scienza sta investendo tempo e risorse in questo ambito?
«I primi studi su RNA risalgono agli anni 90 quando, tra gli altri, due ricercatori (Napoli e Jorgensen) hanno segnalato un tipo di fenomeno, detto RNA interferente (RNAi), in grado potenzialmente di spegnere l’espressione di alcuni geni. Tale ambito di ricerca si è ulteriormente sviluppato ma ci sono voluti alcuni decenni affinchè questi approcci terapeutici potessero diventare dei farmaci. Il primo farmaco a base di RNA (interferente) approvato a livello mondiale è stato Patisiran per il trattamento di una rara forma di amiloidosi. Successivamente altri farmaci sono stati approvati e, ad oggi, ci sono decine di studi clinici che ambiscono ad aumentare le patologie che possono essere trattate con questa tecnologia. Penso ad esempio a farmaci già in commercio come quelli per la porfiria epatica acuta».
Quali sono i settori scientifici su cui si concentra maggiormente l’attenzione?
«Le due grandi aree della tecnologia biomedica basate sull’RNA sono la produzione di farmaci e quella dei vaccini. In linea generale, quasi tutte le patologie che hanno una eziologia genetica possono potenzialmente essere curate con RNAi, che permette di interferire con l’espressione genica “difettosa” e, pertanto, agire alla causa genetica primaria della malattia. Per citare qualche esempio, alcuni di questi farmaci sono in sviluppo per malattie rare, ovvero per quelle malattie per le quali non esisteva terapia. Ma, in prospettiva, possiamo anche menzionare trattamenti per l’ipercolesterolemia, l’epatite B, l’ipertensione. In prospettiva si tratterà di una vera rivoluzione, perchè i farmaci a RNA rappresenteranno un modo diverso di trattare le malattie, andando ad agire sulle cause originarie, “correggendo” eventuali difetti genetici prima che questi si manifestino in una patologia. D’altra parte, le tecnologie basate su RNA, come abbiamo verificato nel corso di questa pandemia, possono essere applicate anche allo sviluppo di vaccini: trasportando, nei ribosomi, sequenze di RNA messaggero che inducono la produzione di una proteina estranea, in questo caso la proteina spike del coronavirus, che, a sua volta, induce lo sviluppo di anticorpi specifici in grado di proteggere dall’infezione. La tecnologia dell’RNA messaggero sta già per essere applicata allo sviluppo di numerosi altri vaccini, migliorando quelli già esistenti, ma anche creandone di nuovi, per le molte malattie infettive emergenti e ri-emergenti che ancora non beneficiano di vaccini efficaci».
Si è spesso sentito dire che la tecnologia RNA può davvero rappresentare la nuova frontiera nella cura dei tumori. È così?
«La tecnologia RNA è in grado di modulare l’espressione genetica. Poiché l’origine di molti tumori, in pratica la grande maggioranza, è basata su mutazioni genetiche, è chiaro che questa tecnologia potrebbe rappresentare la chiave di volta per “spegnere” geni cattivi e bloccare la produzione di molecole che partecipano alla crescita delle neoplasie. Alcuni studi non sono stati positivi, ma, come avviene per qualsiasi sviluppo clinico, da questi fallimenti si ricavano informazioni importanti: non ho dubbi che la tecnologia RNA servirà, in un futuro non lontanissimo, anche a curare i tumori».
Tra i principali timori legati a un vaccino all’mRNA c’è l’idea che possa in qualche modo andare a “modificare” il DNA di chi lo riceve. Si tratta di un sospetto del tutto infondato?
«Si, è infondato. Il pezzettino di RNA messaggero introdotto con i vaccini anti-COVID non può far altro che codificare per la spike. Non può « infilarsi » da nessuna parte, tantomeno alterare il patrimonio genetico. Diversa è la situazione per quanto riguarda un altro straordinario successo della ricerca: la possibilità, già attuale per molte malattie genetiche, di inserire un gene « giusto » all’interno del DNA di un portatore di un gene alterato: una cosa impensabile fine a poco tempo fa, ma già reale per malattie come la talassemia e alcune rare malattie neurodegenerative».
LEGGI ANCHERNA: dai vaccini ai farmaci silenziatori monodose. Come la genetica ci sta rivoluzionando la vita
Flavia Pennetta, in arrivo il terzo figlio. Si allarga la famiglia Fognini
Non c’è due senza tre. A casa Pennetta-Fognini hanno voluto tenere fede al proverbio. Flavia Pennetta ha annunciato sui social di essere incinta per la terza volta. Nell’immagine su Instagram si vede il pancino della ex tennista baciato dai primi due figli, Federico e Farah, e con la mano del marito.
«Qualcuno dice che il 3 è il numero perfetto. Forse è proprio vero perché con tre parole posso esprimere tutto ciò che provo in questo momento. IO VI AMO! Siamo felicissimi e non vediamo l’ora di conoscerti piccolina/o» ha scritto la Pennetta che ha festeggiato nello scorso mese di giugno i cinque anni di matrimonio con Fabio Fognini.
Nel giugno 2016 le nozze a Ostuni in Puglia, nel settembre precedente la tennista aveva vinto, prima italiana di sempre, gli Us Open, battendo in finale la connazionale Roberta Vinci. Proprio in quell’occasione aveva annunciato l’addio alle competizioni. Il suo sogno era la famiglia e lo sta realizzando.
È ancora in attività invece Fabio Fognini, impegnato a Wimbledon fino alla scorsa settimana, e fra i giocatori chiamati a rappresentare l’Italia alle Olimpiadi. Ad aspettarlo a casa, oltre alla terzogenita o al terzogenito in arrivo ci sono Federico e Farah. La più piccola è nata nel dicembre del 2019, il primo è invece nato nel maggio del 2017.
Dopo l’annuncio su Instagram della terza gravidanza si sono scatenati i commenti di auguri dei tanti amici vip della coppia. Da Filippo Magnini a Costanza Caracciolo, dalle ex colleghe Sara Errani e Roberta Vinci a Eleonora Abbagnato e Alice Campello.
Lo scorso anno, durante il primo lockdown, passato anche a giocare a tennis nel cortile di casa, Flavia Pennetta aveva scherzato. «Alla fine di questa quarantena o sono nuovamente incinta, oppure divorzio. A noi comunque piacciono le famiglie numerose, non abbiamo messo un limite». L’annuncio di oggi è quasi una promessa mantenuta. Adesso tutti in attesa di quale nome che inizia con la F come il resto della famiglia avrà il bimbo o la bimba in arrivo.
LEGGI ANCHETennis e famiglia, Fabio Fognini: «Questo sono io»LEGGI ANCHEFlavia Pennetta e Fabio Fognini, ricordando il giorno più bello: «Quattro anni di noi»LEGGI ANCHEFiocco rosa in casa Pennetta-Fognini: è nata Farah!LEGGI ANCHEFabio Fognini: «Io e Flavia Pennetta aspettiamo una bambina»Zara Phillips e Mike Tindall a Wimbledon, un’intesa da anniversario
Mentre le prime pagine dei giornali sportivi sono monopolizzate dagli Europei di calcio e la maggioranza dei riflettori sono puntati sugli ospiti illustri presenti a Wembley (principe William compreso), pochi chilometri più a sud – sempre a Londra – si sta svolgendo il più antico e prestigioso evento di tennis: Wimbledon. E anche lì, sbirciando sulle tribune, non mancano in volti noti, compresi i membri di casa Windsor.
A catturare l’attenzione durante il nono giorno del torneo sono stati Zara Phillips e Mike Tindall, che hanno assistito dal celebre royal box ai quarti di finale programmati sul Central Court, ossia Djokovic-Fucsovics e Federer-Hurkacz. Dalle foto, pare proprio che la figlia della principessa Anna e l’ex capitano della nazionale inglese di rugby si siano divertiti, mostrando la loro consueta complicità.
Già genitori di Mia Grace (7) e Lena Elizabeth (3), lo scorso marzo hanno accolto il terzo figlio, Lucas Philip: «È arrivato velocemente, non abbiamo fatto neppure in tempo ad andare in ospedale», ha spiegato Mike nel corso del suo podcast. «È nato sul pavimento del bagno». Lui che – con ogni probabilità – ha aiutato la moglie durante il parto casalingo, a testimonianza di un affiatamento ancora fortissimo.
Pensare che i due si sono conosciuti nel 2003 in Australia, durante la Coppa del Mondo di rugby, vinta proprio dall’Inghilterra di capitan Tindall. Ma in famiglia non c’è solo la passione per la palla ovale: Zara, infatti, è stata una super campionessa di equitazione, argento alle Olimpiadi di Londra nel concorso completo a squadre. Insomma, lo sport è da sempre uno dei collanti della coppia, una passione condivisa.
Quindi eccoli a Wimbledon che esultano, si scambiano una tenerezza e poi si fanno un selfie. Considerato che il 30 luglio festeggeranno i dieci anni di matrimonio, è davvero un’intesa da anniversario.
LEGGI ANCHEInghilterra-Danimarca in salsa royal: in tribuna tre eredi al tronoLEGGI ANCHEZara Tindall e gli altri reali ad Ascot 2021Chi è Mariangela Zappia, prima ambasciatrice d’Italia negli Usa
È la prima ambasciatrice d’Italia a Washington: Mariangela Zappia ha cominciato la sua missione all’inizio del mese. «È con emozione ed orgoglio che assumo l’incarico negli Stati Uniti, un Paese a cui ci lega un’amicizia straordinaria e profonda», ha spiegato in un videomessaggio su YouTube. «Da alleati, Italia e Stati Uniti lavorano fianco a fianco per proteggere pace e sicurezza nel mondo, per contrastare la pandemia e i cambiamenti climatici, per promuovere i diritti universali e l’uguaglianza di genere, per garantire i valori su cui si fondano le nostre bellissime democrazie».
https://www.youtube.com/watch?v=Qx0_C...Nata a Viadana, in provincia di Mantova, il 12 agosto 1959, Zappia si è laureata in Scienze Politiche all’Università di Firenze. All’inizio della sua carriera diplomatica lavora al Servizio Contenzioso Diplomatico, Trattati e Affari Legislativi e alla Direzione Generale per gli Affari Politici. Il suo primo incarico all’estero è all’Ambasciata d’Italia a Dakar, in Senegal, poi diventa Console aggiunto al Consolato d’Italia a New York. Torna alla Farnesina, presso il Servizio Stampa e Informazione e, qualche anno dopo, all’Ambasciata d’Italia a Bruxelles, Belgio, diventa Consigliere per l’emigrazione e per gli affari sociali. Nel 2000 viene inviata alla Rappresentanza Permanente presso l’Onu a New York.
Per tre anni, dal 2003 al 2006, si dedica a tempo pieno alla famiglia (Mariangela Zappia è sposata con Denis Caillaux, conosciuto durante la missione a Dakar nel 1990, ed è mamma di due ragazzi, Claire e Christian), per poi tornare in servizio alla Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo. Nel 2009, durante la Presidenza italiana del G8, ricopre l’incarico speciale di coordinatrice dei maggiori eventi, inclusi quelli relativi alle tematiche della violenza di genere, donne, pace e sicurezza.
Nel 2016 diventa la prima donna in Italia a rivestire il ruolo di Consigliere Diplomatico del Presidente del Consiglio dei Ministri. Nominata Ambasciatrice di grado nel 2017, dal 2018 è Capo della Rappresentanza Permanente presso l’Onu a New York.
https://twitter.com/MAZappia/status/1...«Sono onorata di iniziare la mia missione in una fase di riapertura dopo i molti mesi segnati dalla pandemia, e di assicurare il sostegno dell’Italia a questa fase di fondamentale rilancio del rapporto transatlantico», aggiunge. «La recente missione in Europa del Presidente Biden, la forte sintonia degli Stati Uniti con i Paesi G7, gli alleati Nato e con l’Unione Europea testimoniano un nuovo slancio a favore del lavorare insieme per affrontare sfide comuni».
LEGGI ANCHESally Buzbee, la prima donna in 144 anni a dirigere il Washington PostLEGGI ANCHESahle, la prima donna presidente dell'EtiopiaLEGGI ANCHEStacey Cunningham, la prima donna al vertice della Borsa di New YorkLEGGI ANCHERagazze, studiate le STEM: lì, il lavoro c'è!Megan Fox ha parlato di come la misoginia sia stata una costante agli inizi della sua carriera
Megan Fox ha iniziato a recitare in alcune serie tv negli Stati Uniti a soli 15 anni, conquistandosi progressivamente notorietà e pubblico (e anche l’amore perché su uno di questi set ha incontrato il suo ex marito Brian Austin Green). È diventata una star del cinema, dopo il 2007, quando ha partecipato come protagonista a Transformers di Michael Bay e, infine, icona nel ruolo cheerleader/demone mangia uomini nel film cult Karyn Kusama, Jennifer’s Body.
Tutto in poco più di due anni durante i quali, come ha raccontato lei stessa in una recente intervista al Washington Post, è finita sotto i riflettori subendo un enorme pressione mediatica. Riflettendo sugli quegli anni, l’attrice ha notato che ogni suo ruolo, azione o uscita pubblica era analizzata in modo fuorviante e apertamente misogino. Un esempio tra tutti? La famosa intervista del 2009 durante lo show di Jimmy Kimmel. Ritornata virale qualche tempo fa proprio per i suoi contenuti spiazzanti, vede Megan Fox spiegare come il regista Michael Bay l’abbia quasi costretta a stare in bikini e tacco 12, durante un provino, quando aveva solo 15 anni. Il pubblico e lo stesso conduttore, durante il programma, avevano riso e applaudito e alcuni ex colleghi di set l’avevano definita una «poveraccia» e «bugiarda».
https://twitter.com/MsMeBaby_98/statu...Un episodio che, secondo l’attrice, è un po’ l’esempio principe di come sia stata tratta i primi anni della sua carriera: «Penso che per lungo tempo io sia stata percepita come una succube, una superficiale e invece era solo il meccanismo perverso e misogino con cui mi trattava Hollywood. Provavo a spiegare, a dire la mia, ma venivo continuamente attaccata soprattutto dalle mie colleghe». Proprio per questi motivi, ha definito questo periodo come «uno dei più bui» della sua vita, caratterizzato dalla frustrazione di non vedere mai riconosciuto il suo talento e il suo lavoro al pari dei suoi colleghi.
Ad averle dato una via di fuga, è stata la sua prima gravidanza. La pausa forzata dal lavoro le ha permesso di allontanarsi da quell’ambiente e riconsiderare le priorità della sua vita e carriera. «Sinceramente – ha proseguito – avevo bisogno di una pausa e quando sono tornata al lavoro avevo più strumenti per gestire quel tipo di situazioni». Infatti, la fidanzata di Machine Gun Kelly ha sempre continuato a parlare della misoginia con cui vengono trattate le attrici a Hollywood ed è felice che ora media e pubblico facciano più attenzione a quello che dice e che ascoltino, senza alcun tipo di pregiudizio, il suo punto di vista sulla questione.
Sappiamo bene, noi donne, che queste circostanze non sono affatto una rarità, anzi in molte occasioni ognuna di noi sperimenta sulla propria pelle quanto ha raccontato Megan Fox. Spesso, siamo trattate diversamente sul posto di lavoro solo perché donne e criticate aspramente perché decidiamo di denunciare questa disparità. Ma l’attrice ci dimostra che non dobbiamo mai abbassare la voce, anzi vedere a queste difficoltà come «un terreno fertile dove crescere per mostrare al mondo quanto siamo speciali».
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