Csaba Dalla Zorza's Blog, page 1458
July 9, 2021
Le Storia Siamo Noi: donne nel mondo diviso dalla pandemia
Qual è stato il momento in cui la pandemia ha stravolto tutto nelle nostre vite? È quello che si sono chieste Monica, Mimma e Drusilla. Da tre punti diversi del globo. Sono infatti «Amiche di fuso», una comunità virtuale di donne nel mondo che condivide esperienze e problematiche. «Ovunque tu sia, ci sarà sempre un’amica di fuso per te», è il loro motto.
Monica si occupa di formazione manageriale e, fino a pochi mesi fa viveva in India con la sua famiglia. Poi il covid è esploso travolgendo il Paese dove ed è stata costretta ad andarsene, anche se per molto tempo non le era permesso rientrare in Italia, dove oggi vive. Per Drusilla, esperta di contenuti per il web, tutto è cambiato il 26 febbraio 2020. «Quando in aeroporto a Francoforte io e i miei figli non siamo potuti salire sull’aereo per Riyadh e raggiungere mio marito». Ci sono riusciti dopo trentasei settimane di ansia e paure. «Lo abbiamo rivisto il 23 agosto».
LEGGI ANCHELe Storie Siamo Noi, Michele: «Scappato di casa dopo il coming out»In quello stesso periodo il Kuwait, dove Mimma, blogger, viveva con la sua famiglia, ha bloccato l’accesso ai residenti provenienti dall’Italia. E Mimma è rimasta bloccata a Dubai, oggi diventata la sua nuova casa. «Non è stato facile accettare di non poter rientrare nel Paese che per 8 anni è stato il nostro mondo. La nostra vita».
Grazie alla rete, Monica, Mimma, Drusilla e tante altre donne hanno continuato a sostenersi da paralleli e mondi differenti. «In questa pandemia, nessuno di noi è rimasto lo stesso. Nella migliore delle ipotesi, tutti abbiamo dovuto fare i conti con una nuova realtà». Per questo, le Amiche di Fuso hanno deciso di condividere le loro storie nel libro «Quando tutto è cambiato», disponibile su Amazon. 12 storie di donne in 11 Paesi. E per voi, quando tutto è cambiato?
Potete scriverci la vostra storia via Whatsapp qui: +393472156843
LEGGI ANCHELe Storie Siamo Noi, Raffaele: «Al bullismo rispondo con la gentilezza»LEGGI ANCHELe Storie Siamo Noi, Loredana: «Fateci abbracciare il bimbo che abbiamo adottato»LEGGI ANCHELe Storie Siamo Noi, due papà:«I nostri figli senza diritti»LEGGI ANCHELe Storie Siamo Noi, Matteo: «Basta morti sul lavoro»LEGGI ANCHELe Storie Siamo Noi, Chiara: «Perché una donna single non può essere madre?»LEGGI ANCHELe Storie Siamo Noi, Albana: «Umiliata perché ho sposato un ex prete»LEGGI ANCHELe Storie Siamo Noi, Silvia ed Elisa: «Distrutte dal mobbing perché ci amiamo»“In carrozza”, la guida di Valentina Tomirotti: «Nonostante la mia carrozzina, non sto mai ferma»
«Nonostante la mia carrozzina, non sto mai ferma, amo viaggiare e, proprio durante alcune escursioni, constatando carenze infrastrutturali e comunicative, ho sentito la necessità di attivarmi per creare un ponte tra il mondo della disabilità e tutto il resto che viene, discutibilmente, definito normale» afferma Valentina Tomirotti, blogger mantovana, affetta da displasia diastrofica, ricordando le origini della sua associazione Pepitosa in carrozza, nata, nel 2019, a seguito di un’incontenibile brama di scoprire il mondo, eliminando le brutte sorprese delle barriere architettoniche.
Presidente dell’associazione, giornalista e consigliera comunale a Porto Mantovano, Valentina è un vulcano in continua eruzione, a tal punto da essersi inventata la figura della travel agent diversamente abile, grazie alla quale, al volante di un’auto speciale, ha percorso l’Italia, da sola, raccontando luoghi ed eventi a chi come lei si muove in carrozzina.
«Tante volte, mi è capitato di non trovare da nessuna parte una descrizione approfondita dell’accessibilità dei luoghi, ma soltanto un inutile simbolo della carrozzina. Da questa lacuna è sorta l’esigenza di scattare una fotografia dello stato reale del territorio sul tema dell’accoglienza accessibile, delle alternative e dei servizi messi in campo» racconta Valentina spiegando che Pepitosa in Carrozza è stato il motore che ha fatto nascere l’idea di In Carrozza, la prima guida turistica accessibile di Mantova e provincia, concretizzatasi durante il lockdown.
«Questa guida turistica, scritta nel pieno della pandemia, – prosegue- racchiude la speranza di tornare a viaggiare, la consapevolezza che, nel momento della ripartenza, sarebbero cambiati i bisogni e si sarebbe presentata l’occasione per allargare i target, rivolgendosi a tutti».
Non si tratta di una guida turistica per persone a ridotta mobilità, fatta di divieti o esperienze impossibili, bensì di racconti, anche tecnici, di percorsi alternativi e possibilità concrete.
L’accessibilità viene raccontata sia con icone per indicare la presenza di rampe, ascensori, servoscale, bagni attrezzati, carrozzina manuale o a motore, che tramite la narrazione dettagliata dell’azione da compiere e del contesto urbano, come per esempio l’altezza dei gradini e dei marciapiedi, la percentuale di pendenza e il materiale delle rampe, la larghezza e l’apertura delle porte.
Ciò garantisce la conoscenza preventiva dello stato in cui versa il luogo: dall’aspetto culturale alla fattibilità di undici itinerari a Mantova e provincia, tra musei, hotel, ristoranti e negozi di prodotti tipici, con carrozzina manuale o elettrica, dettaglio fondamentale per riuscire ad essere un turista autonomo.
«Nell’immaginario collettivo, una carrozzina è spinta da un’altra persona ma non è sempre così: anche noi, per quanto possibile, teniamo alla nostra indipendenza e, dunque, vogliamo muoverci da soli, con la nostra carrozzina a motore. Ciò però significa, per esempio, che non possiamo salire gradini più alti di 5-7 cm, superabili con la carrozzina normale con un’impennata» commenta soffermandosi sui particolari descritti per informare i viaggiatori e, anche, per far cadere alcuni stereotipi.
La carrozzina, ci tiene a sottolineare, per lei non ha mai rappresentato un’onta ma un modo diverso di passeggiare nella vita. «Da un metro d’altezza, a cavallo della mia carrozzina che, spesso, trasformo in un trono, ho una visuale privilegiata: quando ti trovi seduta, nonostante tutto, sei in una condizione di comodità e hai più tempo per mettere a fuoco dettagli che sfuggono travolti dalla frenesia quotidiana».
Essere disabile per Valentina significa avere una responsabilità per attuare un cambiamento per sé stessa e per tutti gli altri. La guida In Carozza, infatti, è utile anche a chi con la disabilità ha poco a che fare: apre i confini della mente, perché, come evidenzia, «dove passo io con le mie ruote passano tutti, mamme con passeggini, anziani, persone pigre».
Seppur cartacea, disponibile in libreria e sul sito dell’associazione (www.pepitosaincarrozza.it), la guida è interattiva: all’interno vi sono sezioni compilabili, con l’auspicio che possa diventare una sorta di quaderno di viaggio.
«Il nostro obiettivo è diffondere una nuova immagine di turismo accessibile, finora promosso erroneamente. In realtà c’è necessità di accoglienza accessibile e inclusiva per assicurare un nuovo modo di viaggiare con consapevolezza» aggiunge la giovane mantovana, molto attiva sui social anche nella promozione della body positivity.
Mantova, in realtà, è soltanto la prima tappa, scelta in quanto “casa”; Valentina ha già in cantiere la creazione di guide anche di altre città, come Bologna e Venezia, nell’immaginario roccaforte delle barriere architettoniche.
«Con questo progetto miro a contribuire all’emancipazione di una categoria marginalizzata, sperando che la società e le istituzioni possano prestare maggiore attenzione a chi vive la disabilità in prima persona» conclude confidando il desiderio di realizzare un’app, in parte sostenuta con il ricavato delle vendite della guida In Carrozza.
Processo penale, la riforma e le donne che subiscono violenza
La prima impressione è stata negativa. Le associazioni che lottano per i diritti delle donne hanno visto penalizzazioni per chi subisce violenza nel testo di riforma processo penale. Immediati sono state le segnalazioni delle criticità nel Ddl 2435 da parte di D.i.Re, donne in rete contro la violenza.
Antonella Veltri, presidente di D.i.Re spiega che, rispetto alla prima versione sono stati eliminati «due dei paragrafi più dannosi per le donne che hanno subito violenza, a dimostrazione di quanto prezioso sia, per tutte le donne, l’instancabile lavoro di vigilanza sui processi legislativi fatto dalle avvocate dei centri antiviolenza».
«È stato eliminato il paragrafo dell’articolo 8 che avrebbe consentito l’estinzione del reato di violenza sessuale fronte di un risarcimento», spiega Elena Biaggioni, avvocata penalista e referente del Gruppo avvocate dell’associazione.
«Anche la modifica introdotta nell’articolo 9 ci rassicura, perché fissando l’accesso alla messa alla prova solo per reati che hanno il limite massimo della pena detentiva in 6 anni, esclude che si possano sospendere i procedimenti per reati quali i maltrattamenti e lo stalking, la cui pena edittale massima è rispettivamente 7 anni e 6 anni e mezzo», continua l’avvocato.
Tutte le associazioni ribadiscono la necessità di monitorare l’iter della legge in particolare per evitare la vittimizzazione secondaria, un secondo attacco, dopo la violenza subita, da parte dell’istituzione che dovrebbero proteggerle e rendere loro giustizia, che debbano vivere una forma di colpevolizzazione.
Come nelle prime versioni del testo il rischio per le associazioni a tutela delle donne il rischio è che aumentino le scappatoie giudiziarie per gli autori delle violenze e si elimini la possibilità che, attraverso la costituzione di parte civile, «i centri antiviolenza possano contribuire al riconoscimento del danno collettivo costituito dalla violenza maschile contro le donne».
Nei primi sei mesi dell’anno ci sono stati 47 femminicidi in Italia. Le statistiche dicono che le donne muoiono più fra le mura domestiche che fuori e per mano di familiari. «Un processo in tempi ragionevoli per le donne che hanno subito violenza è prioritario, ma lo è altrettanto ottenere sentenze giuste», conclude la presidente di D.i.Re.
LEGGI ANCHEFacebook e gli altri giganti del web insieme contro gli abusi on line sulle donneLEGGI ANCHE#MeToo, dopo quattro anni un bilancio deludenteLEGGI ANCHERosy Russo:«Quanto stiamo attenti a quello che diciamo?»LEGGI ANCHE«Hate speech», quando le parole che feriscono sono al lavoroLEGGI ANCHEMappa dell’odio sui social: migranti, ebrei e donne i più colpitiLEGGI ANCHECome bloccare le richieste di messaggi su InstagramLEGGI ANCHEViolenza sulle donne: perché è così importante la Convenzione di Istanbul?Karla Tenório: «Sono una mamma pentita e non me ne vergogno più»
Ci si può pentire di essere diventate madri? Sì, ma non si può dirlo. O meglio, è possibile, ma correndo il rischio di essere guardate con perplessità o disprezzo dall’interlocutore di turno.
Ad esporsi, scoperchiando il velo di Pandora, ci ha pensato, in Brasile, Karla Tenório, attrice e scrittrice 38enne che su Instagram ha aperto il profilo @maearrependida , in portoghese mamma pentita, dando vita a un vero e proprio movimento di donne che, se potessero tornare indietro, non metterebbero al mondo bambini.
Quello che afferma è molto chiaro: «Amo mia figlia ma odio essere madre». Una frase indubbiamente forte e che sembra un paradosso ma non lo è.
Al contrario, invece, pone una questione complessa da affrontare, soprattutto in Italia, ma non solo, visto che un dibattito aperto sulla maternità non esiste e la chiave di lettura è unica: essere madri è bellissimo e ogni donna considera questa la gioia più grande.
Indubbiamente per molte è così ma per le altre? Per chi non vede nell’avere figli la realizzazione della vita e bambini non ne vuole o, peggio, li fa spinta da pressioni esterne, ma poi se ne pente?
Per loro non c’è via d’uscita, nessuna spalla alla quale appoggiarsi, nessun perdono.
A dire basta a questo pensiero a senso unico ci ha pensato Karla Tenório, che come prevedibile, sta ricevendo pareri contrastanti sul suo operato. Chi la considera una persona orribile e chi le riconosce il merito di essersi presa la responsabilità di dire le cose come stiano, almeno per alcune donne.
Quasi 19.000 fino ad ora i followers della pagina Instagram, donne che da tutto il mondo le raccontano ogni giorno le loro storie di maternità forzate e che non rifarebbero.
MADRI PENTITE ONLINE E A TEATRO
Karla, come è nata l’idea di creare questo gruppo?
«A spingermi è stata la voglia di parlare di maternità obbligatoria e riflettere sulla crudele pressione sociale e psicologica imposta alle donne che non amano essere madri, anzi odiano l’atto materno, affinché si sentano accolte nel loro dolore, trasformando la maternità in qualcosa che si possa esercitare in modi individuali, diversi e plurali. Di solito dico che il profilo Instagram Mãe Arrependida sia stato il via libera per affrontare questo tema, e personalmente per potermi assolvere come madre pentita. Oltre alla pagina social, Mãe Arrependida è anche uno spettacolo teatrale che ho fortemente voluto perché credo nell’arte come veicolo di trasformazione sociale, capace di scardinare idee radicate nei sotterranei della nostra coscienza moralistica».
UN MOVIMENTO GLOBALE
Karla non è la prima mamma pentita a dirlo pubblicamente. Prima di lei nel 2017 aveva affrontato il tema la sociologa israeliana Orna Donath, nel suo libro Pentirsi di essere madri, nel quale quasi una trentina di donne intervistate, esattamente come l’attrice brasiliana, affermavano di amare alla follia i propri figli ma di non sopportare tutto il resto, ovvero il rito sociale dell’essere genitore, le incombenze, gli obblighi, le cose da non poter fare, quelle da capire per forza, le pressioni psicologiche e le aspettative sociali.
«L’ambivalenza tra essere una madre pentita e amare mia figlia non è contraddittoria. Si parte dalla consapevolezza che la maternità e l’essere umano siano cose diverse. Io e mia figlia ci rispettiamo e ci amiamo nella nostra individualità. Questa è la relazione che stiamo costruendo insieme, basata sull’amore e sulla verità», spiega Karla, che alla domanda sul perché abbia messo al mondo una figlia pur non volendola, risponde con franchezza.
LA PRESSIONE SOCIALE
«Non sono mai stata convinta ma all’inizio mi sono fatta trascinare dall’entusiasmo del mio compagno. Con il senno di poi mi sono resa conto di aver assecondato un desiderio non mio, e questo ha portato a depressione post partum e con il tempo a un senso di inadeguatezza e frustrazione pressoché continuo. Mi ero chiusa in me stessa, pensavo solo alla bambina, volevo essere una buona madre a tutti i costi ma non ero più io».
Adesso, a distanza di 10 anni, con l’accettazione della propria situazione psicologica e una figlia che adora e che definisce una ragazza incredibile, le cose sono notevolmente migliorate.
Cosa significa per te essere una mamma pentita oggi?
«Lottare ogni giorno per andare avanti, senza deprimermi o abbassare la testa, non rinunciare all’amore, avere pazienza e portare la verità nella propria voce».
Ti scrivono molte donne che si ritrovano nella tua situazione?
«Sì, sono tantissime in tutto il mondo quelle che condividono il mio stesso pensiero e altrettante coloro che vivono situazioni ancora più drammatiche, soprattutto nella mia terra. Purtroppo il Brasile è un Paese sessista e tante donne e ragazze sono vittime di abusi e violenze di cui la società non si interessa e a cui nessuno presta ascolto».
Cosa ti senti di dire a una donna che stia vivendo la maternità in questo modo e si senta in colpa?
«Liberati e sappi che siamo in tante là fuori. Non sei sola, apriti con noi e non sarai giudicata. Rilassati, dire finalmente quello che provi non ti renderà un mostro. L’amore arriva solo quando il colpevole se ne va».
Tutte le celebs che sono state avvistate in Italia in queste ultime settimane
Sappiamo già quanto le celebs amino l’Italia: ogni anno ce n’è sempre qualcuna che raggiunge il nostro Paese e racconta, su Instagram, quanto sono meravigliosi i posti in cui è appena stata. Non so cosa sia successo nell’ultimo periodo, ma nelle ultime settimane sono tantissime quelle sbarcate nella penisola. Io ho perso il conto, quindi è arrivato assolutamente il momento di fare il punto della situazione e vedere quali celebrity possiamo ancora incontrare qui in Italia e quante ci siamo perse per un soffio.
ORLANDO BLOOM E KATY PERRY
Ormai sono andati via, ma un paio di settimane fa la coppia Bloom-Perry ha trascorso dei giorni di assoluto romanticismo a Venezia. Non si sono fatti mancare nulla: dalla gita in gondola fino a un bacio sul Ponte dei Sospiri. Foto da cartolina, ovviamente.
TAYLOR HILL
L’ex angelo di Victoria’s secret si sta godendo sole e relax nella bellissima Positano. Una vacanza da sogno soprattutto se pensiamo che il suo fidanzato, Daniel Fryer, le ha chiesto di sposarlo su una suggestiva terrazza vista mare. Assolutamente indimenticabile.
KIM KARDASHIAN
La dolce vita romana di Kim Kardashian è stata il giusto mix tra glamour e arte. La regina dei reality ha visitato, insieme a Kate Moss, i musei Vaticani e il centro della capitale, con alcune tappe in ristoranti storici come il Bolognese e Roscioli. Ovviamente, prima di andare non poteva mancare un saluto a Donatella Versace.
OLIVIA WILDE E HARRY STYLES
https://twitter.com/harryxtimmytim/st...Il primo ad arrivare in Italia è stato Harry che, per alcuni giorni di riprese, ha fatto tappa a Venezia. Poi il tour è proseguito a Roma in compagnia di Olivia Wilde: sono stati avvistati allo stadio Olimpico per la partita dell’Inghilterra e poi in un ristorante di Piazza Navona. Adesso, sono in Toscana, a Porto Ercole per trascorrere un po’ di tempo al mare. I due sono braccati dai fan tanto che online è spuntato un video in cui Harry chiede gentilmente di non fare più foto o video.
https://twitter.com/zoooshhh/status/1...NICOLE SCHERZINGER
L’ex frontwoman delle Pussycat Dolls è in compagnia del suo fidanzato Thom Evans sul Lago di Como. Ma la cantante si è dedicata anche al lavoro perché, tra un bagno e una gita in yatch, ha partecipato e si è esibita durante un evento di beneficienza. In ogni post, ne approfitta per ribadire quanto sia innamorata dell’Italia (facilmente prevedibile!).
CIARA
Vacanza di coppia, lontano dai figli, per Ciara e suo marito Russell Wilson. Sono partiti prima da Venezia e adesso si trovano in Toscana (in una località ignota, ma aspettiamo fiduciosi la geolocalizzazione su Instagram). Ne hanno approfittato, inoltre, per festeggiare 5 anni di matrimonio e la cantante, in pieno mood italiano, ha dedicato un post al suo compagno scrivendo: ti amo tanto mio amore.
ALISON BRIE E AUBREY PLAZA
Girls just wanna have a fan: le due attrici si stanno godendo un viaggio tra amiche andando su e giù per la nostra penisola. Non si tratta solo di divertimento, ma anche di lavoro perché sono qui per girare Spin me round, nuovo film di Jeff Beana. Sono state a Pisa, a Siena, a Modena e adesso a Verona. Insomma, si fa fatica a tenere il passo di tutti gli spostamenti.
LEGGI ANCHEHarry Styles stalkerato dalle fan: è giusto disturbare le celebs in vacanza o nella loro vita privata?Dal nuovo album a Permission to dance: tutte le novità sui BTS
La data X sul calendario della BTS Army era il 9 luglio e il gruppo non ha deluso i suoi fan pubblicando un nuovo singolo, album ed EP.
Il primo, Permission to dance, a poche ore dall’uscita su YouTube ha collezionato più di 21 milioni di visualizzazioni (sì, sì avete letto bene); il secondo, Butter, è invece una chicca per i fan: oltre alla canzone, si trovano sticker, photo card, messaggi del gruppo, album di foto e 2 poster. Il terzo, Permission to dance/Butter, oltre ai brani originali contiene due versioni strumentali pazzesche.
https://youtu.be/CuklIb9d3fIProcediamo con ordine. Partiamo da Permission to dance: il pezzo è un regalo di Ed Sheeran che, dopo Make it right, torna a collaborare con il gruppo coreano. Sappiamo bene quanto il cantante sia fan dei BTS e, infatti, aveva annunciato il ritorno in studio insieme con grande entusiasmo qualche mese fa: «Loro sono una band super cool e mi piacciono da morire e il nuovo brano che ho scritto per loro è una vera bomba».
E come dargli torto? I fan sono letteralmente impazziti sui social e l’hashtag #permissiontodance è primo in praticamente tutte le classifiche.
https://twitter.com/italianarmyfam_/s...La canzone, dicevamo, è contenuta in un nuovo EP dal titolo, Butter/Permission to dance, dove si può trovare il nuovo singolo, Butter e le rispettive versioni strumentali. Ep e album sono stati annunciato, a sorpresa, qualche settimana e sono sicuramente il preludio di qualcosa di più corposo: altri pezzi nuovi, nuovo tour mondiali o esibizioni live. Il gruppo aveva infatti raccontato che la pausa forzata a causa del coronavirus era stata difficile da gestire proprio a causa dei mancati impegni lavorativi che li hanno messi nella situazione di sentirsi senza prospettive.
Il nuovo singolo, in effetti, riflette un po’ questa situazione perché parla proprio del sentirsi di nuovo liberi e positivi nei confronti del futuro. Non è un caso se, nel video, alcuni dei protagonisti si tolgono la mascherina e se, nel teaser che aveva preceduto l’uscita, il primo frame è un primo piano sulla prima pagina di un giornale che scrive: «2022: l’inizio di una nuova era. Addio Covid».
https://youtu.be/iLycuRm1V0QPerò sappiamo bene quanto i BTS siano ecclettici. Potevano mai finire qui le particolarità di Permission to dance? Ovvio che no e qui mi sono totalmente affidata all’occhio esperto dei fan di lunga data. Ecco quali sono:
IL RINGRAZIAMENTO AL LORO STAFF
In uno dei frame del video, il gruppo fa una coreografia di gruppo insieme al proprio staff e troupe per ringraziarli dell’impegno e del loro aiuto. Un omaggio che i fan hanno apprezzato tantissimo.
https://twitter.com/namismood/status/...IL LINGUAGGIO DEI SEGNI
La coreografia è arricchita con alcuni simboli del linguaggio dei segni che indicano divertimento, pace e ballare. L’obiettivo è rendere la canzone inclusiva e significativa per tutti.
https://twitter.com/btshouse_ita/stat...IL RIFERIMENTO A BUTTER
Nella scena iniziale di Permission to dance si vede una cameriera portare un piatto con alcuni pancake e del burro. Il riferimento è ovviamente alla copertina del loro precedente singolo. Una sorta di passaggio di testimone tra le due canzoni!
https://twitter.com/mrsgimseokjin/sta...Non so voi, ma è già diventata il mio tormentone estivo preferito!
LEGGI ANCHEI BTS hanno parlato dei propri problemi di salute mentaleBee Shaffer sarà mamma: in arrivo il primo bebè con Francesco Carrozzini
Bee Shaffer, figlia della direttrice di Vogue (America) Anna Wintour e dello psicologo infantile David Shaffer, sta per diventare mamma. Come rivela Page Six, è incinta del suo primo figlio, frutto dell’amore col marito Francesco Carrozzini, 38, figlio di Franca Sozzani, iconica direttrice di Vogue Italia scomparsa a 66 anni nel 2016. Fonti vicine alla coppia hanno rivelato al sito di gossip del New York Times che Bee e Francesco, ora in vacanza a Portofino dove lei è stata paparazzata con un vistoso pancione, «sono eccitatissimi».
Una bella notizia che arriva proprio a ridosso del terzo anniversario di nozze, celebrato dalla futura mamma con una foto del matrimonio pubblicata sul suo profilo Instagram.
Bee e Francesco si sono sposati nel 2018. Due volte. Il 7 luglio a Long Island, dove si sono detti sì davanti a 150 invitati, nel riserbo di una cerimonia tenuta lontana da occhi indiscreti, banditi anche i cellulari. Pochi giorni dopo il secondo matrimonio a Portofino, dove è sepolta Franca Sozzani, mamma di lui. L’amore tra i Carrozzinis, come si definiscono affettuosamente, è scoppiato nel 2016. Ma i due si conoscevano da molto prima. Il primo incontro avvenne diciannove anni fa a casa di lui: «Ovviamente le nostre madri si conoscevano e io la invitai con un’amica a vedere il film di Antonioni, Blow-Up. Non l’avevo mai vista prima, lei aveva 16 anni e aveva l’apparecchio. Non è partito l’amore quella volta», come ha rivelato Francesco in un’intervista a Vanity Fair. Poi nel 2016 si sono rincontrati sul red carpet del Met Gala. E da quel momento non si sono lasciati più.
Perché ad unirli, oltre alla comune passione per una «vita molto ritirata», ci sono «le cose importanti della vita, l’onestà, i valori, l’amicizia, l’essere generosi». E ora, a unirli ancora di più, sarà il bebè in arrivo.
LEGGI ANCHEBella Hadid esce allo scoperto con il nuovo (e misterioso) fidanzatoLEGGI ANCHECharlotte Casiraghi torna a farsi vedere in pubblico col marito Dimitri RassamLEGGI ANCHEMegan Fox: «Non ho divorziato da Brian Austin Green per colpa di Machine Gun Kelly»
«Gomorra – La serie»: il gran finale arriva a novembre su Sky. Ecco il teaser
La guerra è imminente e gli equilibri sono appesi a un filo sottilissimo che rischia di spezzarsi da un momento all’altro. L’ultima stagione di Gomorra, la serie Sky Original prodotta da Cattleya in collaborazione con Beta Film, si prepara allo scontro finale che gli spettatori stanno pazientemente aspettando da tre lunghi anni e che diventerà finalmente realtà a novembre, quando gli ultimi episodi saranno disponibili su Sky e in streaming su NOW. Girata tra Napoli e Riga, la serie, che il New York Times ha inserito al quinto posto della classifica delle produzioni non americane più importanti del decennio 2010/2020, vedrà dietro la macchina da presa Marco D’Amore, che oltre a interpretare Ciro ha anche diretto due episodi di Gomorra 4 oltre che il film L’Immortale, e Claudio Cupellini.
[image error]Gomorra - La serie: la quinta stagione[image error]Gomorra - La serie: la quinta stagione[image error]Gomorra - La serie: la quinta stagione[image error]Gomorra - La serie: la quinta stagione[image error]Gomorra - La serie: la quinta stagione[image error]Gomorra - La serie: la quinta stagione[image error]Gomorra - La serie: la quinta stagione[image error]Gomorra - La serie: la quinta stagione[image error]Gomorra - La serie: la quinta stagione[image error]Gomorra - La serie: la quinta stagione[image error]Gomorra - La serie: la quinta stagione[image error]Gomorra - La serie: la quinta stagioneLe prime immagini restituiscono l’atmosfera tensiva che aleggia sui protagonisti dal finale della quarta stagione, con Genny Savastano (Salvatore Esposito) braccato dalla polizia e costretto alla latitanza in un bunker, Enzo Sangue Blu (Arturo Muselli) e Azzurra Avitabile (Ivana Lotito) che cercano una soluzione e il grande Ciro Di Marzio, creduto morto alla fine della terza stagione, che si prepara a tornare a Secondigliano dopo aver passato diverso tempo in Lettonia, mettendo a punto un piano di vendetta che non può permettersi di fallire. Lo scontro tra i Levante e Patrizia ha lasciato Napoli in macerie, e ora è tutto nelle mani di uno scontro che rischia di rivelarsi epico e spiazzante, impossibile da prevedere.
Gomorra – La serie, che vede Leonardo Fasoli e Maddalena Ravagli come head writer oltre che sceneggiatori insieme a Gianluca Leoncini e Valerio Cilio, è stata un successo non solo in Italia, ma anche negli oltre 190 territori in cui è stata distribuita, generando un’accoglienza entusiastica da parte del pubblico e della critica che, arrivati a questo punto, non vedono l’ora di scoprire come si concluderà la storia, se a favore di Genny o a favore di Ciro, un tempo fratelli uniti dal clan e ora rivali pronti a tutto pur di sopravvivere, consapevoli che basta un nonnulla per assicurarsi il potere e, soprattutto, la libertà.
LEGGI ANCHE«Gomorra - La serie»: le prime immagini dell'ultima stagioneLEGGI ANCHE«Gomorra 5»: addio, Genny Savastano (firmato Salvatore Esposito)Chiara Ferragni con le trecce alla Margot Robbie e Sharon Tate, un classico di Cannes
L’influencer onnipresente a ogni evento mondano e impegnata in varie campagne pubblicitarie – ha in attivo il ruolo di ambassador globale per ghd, con Pantene ha lanciato il progetto #FortiInsieme per sostenere l’imprenditoria femminile e promuovere una collezione di prodotti a sua firma, in più è con Nescafe proprio a Cannes promuove la macchina Essenza Mini Nespresso x Chiara Ferragni, è arrivata a La Croisette in pompa magna.
Abito verde pistacchio svolazzante in stile botticelliano di Giambattista Valli e acconciatura che sembra omaggiare un look classico della French Riviera, dimostrazione di quanto Chiara Ferragni abbia studiato prima di arrivare in Costa Azzurra e che le sue scelte non sono casuali.
Si tratta delle trecce libere che Margot Robbie aveva esibito al photocall proprio a Cannes nel 2019 per il film «Once Upon a Time in Hollywood» e in cui l’attrice interpretava Sharon Tate. Il film di Quentin Tarantino raccontava proprio la vicenda dell’omicidio nel 1969 della giovane star statunitense, offrendo un finale a sorpresa.
Quelle trecce erano un omaggio proprio alla giovane stella degli anni sessanta, Sharon Tate, che fu uccisa nel suo appartamento in cui si era trasferita con il neo marito Roman Polanski, che quella sera non era con lei perché in viaggio di lavoro a Londra. L’episodio cruento viene ricordato come l’eccidio di Cielo Drive in cui persero la vita cinque persone, un pluri-omicidio condotto dai membri della Famiglia Manson. Sharon Tate era incinta di 8 mesi e mezzo e la su storia sconvolse Hollywood.
Nel 1968 a Cannes, Sharon Tate scelse questo stesso hair style da figlia dei fiori, diventato poi un look senza tempo, recuperato e reinterpretato da molte sue colleghe.
LE TRECCE DA FRENCH RIVIERA
Facilissime da realizzare, le trecce flower power di Margot Robbie e di Sharon Tate, sono di quelle che non richiedono particolare manualità, ma un bel po’ di lacca per tenerle ferme, visto che non sono fissate con un elastico all’estremità. La versione di Chiara Ferragni, poi, è ancora più semplice perché l’influencer ha utilizzato mini elastici per fermarle all’estremità, così rieditandole e regalando loro un piglio contemporaneo, anche perché abbinate a onde effetto beach, come se fossero state realizzate non dalla mano esperta di un hair stylist ma dal vento e dall’acqua di mare dopo una giornata in spiaggia.
La referenza all’acconciature storica de La Croisette fu scoperta da Evan Ross, scrittore ed editor, che sul suo profilo Twitter aveva fatto notare, nel caso di Margot Robbie, quanto il passato sia sempre presente e così rivelato la fonte di ispirazione dell’hair look della star di «Suicide Squad». E Chiara? Avrà studiato anche lei i classici?
Sharon Tate at the Cannes Film Festival, 1968 / Margot Robbie at the Cannes Film Festival, 2019. pic.twitter.com/oDEXMtkSx1
— Ξvan Ross Katz (@evanrosskatz) 23 maggio 2019
Se vi è venuta voglia di cimentarvi nelle trecce, come quelle di Margot Robbie, o di Chiara Ferragni in versione beach, nella galley abbiamo raccolto diverse interpretazioni sul tema.
LEGGI ANCHECannes 2019: sopracciglia bold e ciglia infinite per la cantante Dua LipaLEGGI ANCHEChiara Ferragni taglia i capelli e sfila sul red carpet di Cannes con il bob
Il ritorno della Haute Couture tra crossover e reinterpretazioni, da Jean Paul Gaultier a Balenciaga
Dopo un anno e mezzo di presentazioni e sfilate perlopiù digitali, la settimana della moda parigina dedicata alla Haute Couture ha fatto il suo atteso e trionfale ritorno: certo, ancora non si è tornati a un calendario composto al 100% da eventi fisici, ma questa è forse la prima fashion week in cui si inizia a intravedere uno spiraglio di normalità, tra classici fashion show e un numero considerevole di ospiti internazionali. Ma quali sono i designer che stanno portando in passerella le novità più spettacolari dell’Alta Moda?
Per la sua seconda collezione Couture firmata Fendi, Kim Jones si è lasciato suggestionare dalle radici italiane della maison e dai riferimenti iconografici e architettonici che da sempre ne delineano il Dna. Il tutto a partire da uno sfondo che riprende alcuni dei monumenti più iconografici di Roma come la loggia ad arco dell’imponente Palazzo della Civiltà Italiana, trasposto poi persino in una delle calzature in passerella: una zeppa che non è di certo passata inosservata, e che si annuncia già come una delle scarpe del desiderio dei prossimi mesi. Ispirato dall’immaginario barocco, ma anche allo sguardo del regista Pier Paolo Pasolini sulla Capitale, il direttore creativo ha lavorato a lungo su lavorazioni delicate e intricate al tempo stesso che raccontano la Città Eterna e la sua poesia, immergendosi negli archivi per riprendere gli abiti tra metà 800 e anni 20, quando Fendi venne fondata: ed ecco che acquistano una seconda vita i jacquard ricamati con ghiande, fiori e altri motivi botanici, così come i mosaici sui vestiti da giorno e gli abiti da gran sera in tutta la loro grandiosa.
Courtesy FendiUna delle più grandi novità della settimana della moda dedicata alla Haute Couture è stato il crossover tra la direttrice creativa di Sacai, Chitose Abe, e la maison Jean-Paul Gaultier, tornata in passerella, sì, ma con il suo fondatore in front row come ospite: dopo il suo ritiro lo scorso gennaio 2020, il marchio aveva infatti dichiarato che avrebbe continuato la sua attività nell’Alta Moda con un cast rotante di designer ospiti.
Per la prima volta, è stata Abe a portare la sua impronta innovativa e contemporanea nella storica griffe, trasformando attraverso tecniche sartoriali ibride alcuni dei capisaldi dell’enfant terrible della moda francese, dai top da marinaio ai corsetti. Una collezione che avrebbe dovuto vedere la luce un anno fa, ma che è stata rinviata a causa della pandemia: tuttavia, la sfilata è valsa tutta l’attesa, mostrando come l’incrocio tra héritage molto diversi possa essere una grande ricchezza: tra i capi più sorprendenti sul catwalk, la giacca da pilota MA-1 e i maglioni lavorati a trecce, così come tutti i capi in cui i giochi tra lunghezze e strati fanno da protagonisti, come l’abito bustier asimmetrico, a metà gessato e con vaporosa camicia oversize incorporata.
Getty ImagesAnche Balenciaga ha fatto il suo ritorno Couture, e con la collezione Autunno/Inverno 2021-22, Demna Gvasalia ha mostrato come la sua anima anticonformista si possa ben armonizzare con tutta la meticolosità di un ricco lavoro sartoriale, proprio come quello che ha reso leggendario il fondatore della maison. Una sfilata in cui ogni dettaglio è stato volutamente posto sotto la lente d’ingrandimento grazie a un contesto totalizzante, dato dall’assenza di musica: in questo modo, ogni minimo rumore e fruscio dei tessuti ha portato ancora più attenzione alle creazioni, dagli strascichi dei colorati abiti maxi sulla passerella, alle applicazioni piumate dei voluminosi capispalla. Delle creazioni che si annunciano già iconiche, precedute da una decina di abiti scuri e smoking per uomini e donne dalle spalle larghe e scolpite e con vita stretta, diventando, uscita dopo uscita, sempre più architettonici, con colletti proiettati verso l’esterno. Una tecnica drammatica che Demna Gvasalia ha adottato per la prima volta, raccogliendo nuovamente l’eredità di Cristóbal Balenciaga, ma rimanendo fedele ai suoi codici oversize e distopici. Il tutto, con una schiera di ospiti tra cui hanno figurato Kanye West, Lewis Hamilton, Salma Hayek e Bella Hadid. Ma non solo, perché anche in passerella abbiamo trovato un volto noto: Ella Emhoff, figlia di Kamala Harris che solo qualche mese fa ha debuttato come modella in occasione della New York Fashion Week.
Courtesy BalenciagaNella gallery, le immagini più belle dalle sfilate Couture, da Fendi a Balenciaga, passando per Giorgio Armani Privé, Chanel e Dior.
LEGGI ANCHEIl debutto di Pieter Mulier da Alaïa è una lettera d'amore al designer scomparsoLEGGI ANCHEJennifer Lawrence e le altre star in front row alla Paris Fashion WeekCsaba Dalla Zorza's Blog
- Csaba Dalla Zorza's profile
- 15 followers

