Andrea Indini's Blog, page 74

June 27, 2020

Berlino non bloccò gli infetti: così il virus si è diffuso in Ue

Tutto parte da un'azienda bavarese. Il giallo sul viaggio di lavoro in Italia. Nel mirino le vacanze alle Canarie e sulle piste da sci austriache






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Alessandra Benignetti
Andrea Indini







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così il virus si è diffuso in Ue
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Published on June 27, 2020 01:38

June 26, 2020

"Il Mes va usato", "Decido io". Ora è gelo tra Merkel e Conte

Andrea Indini




Cancelliera a gamba tesa sull'Italia alla vigilia della presidenza tedesca dell'Ue. In campo non c'è solo il Mes. Ecco cosa vuole


Alla vigilia della presidenza tedesca dell'Union europea, che inizia mercoledì prossimo, Angela Merkel entra a gamba tesa sul governo italiano. Lo fa su un argomento, l'eccesso ai fondi messi a disposizione dal Meccanismo europeo di stabilità, che è un nervo scoperto per il premier Giuseppe Conte perché ancora oggi divide profondamente la maggioranza giallorossa. "È uno strumento che può essere usato da tutti - ha messo in chiaro la cancelliera tedesca - non lo abbiamo attivato perché rimanga inutilizzato". Un'ingerenza non indifferente che ha fatto infuriare Palazzo Chigi. "Rispetto le opinioni di Angela - ha replicato - ma a far di conto per l'Italia sono io con il ministro Gualtieri, i Ragionieri dello Stato ed i ministri". Capitolo chiuso? Mica tanto. Perché le pressioni dei tedeschi sull'Italia non si limiteranno a semplici consigli. Presto passeranno all'attacco.


In vista dell'appuntamento della prossima settimana la cancelliera tedesca ha rilasciato un'intervista a diversi quotidiani europei, tra cui anche l'italiano La Stampa, in cui mette, appunto, al centro il Meccanismo europeo di stabilità. Si tratta di una vera e propria lettera di intenti che investe le future politiche di Bruxelles e, in modo particolare, il piano che l'Unione europea stanno approntando per affrontare l'emergenza economica scatenata dalla pandemia Covid. Ovviamente, la posizione di Berlino non collima con quella di Roma. Le distanze sono abissali. Tanto che basta affrontare una tema caldo come l'accesso al Mes, che il parlamento italiano dovrà votare a metà luglio, per far venire i nervi a fior di pelle a Conte. "È una decisione italiana", si è limitata a insinuare la cancelliera tedesca. Un'affermazione che assume un carico politico maggiore perché, appunto, rilasciata a una manciata di giorni dall'inizio della presidenza tedesca a Bruxelles. "Non abbiamo messo a disposizione degli Stati strumenti come il Mes o Sure perché restino inutilizzati", ha poi spiegato andando a pungolare Palazzo Chigi, sapendo di assestargli un colpo basso. Nel giro di breve non si è fatta mancare la replica di Conte che, cogliendo l'occasione della conferenza stampa sul piano per la scuola 2020-21, ha arrogato alla propria poltrona e al governo italiano qualsiasi scelta in Europa. "Sul Mes non è cambiato nulla - ha messo in chiaro - rispetto le opinioni di Angela Merkel, ma a fare i conti sono io, con il ministro Roberto Gualtieri, i ragionieri dello Stato e i ministri". E ancora: "Lo Sure è un percorso già attivato, sul Mes non è cambiato nulla".


Il punto è che, dietro alle parole della Merkel, si nasconde tutt'altro che un semplice consiglio ad usare i fondi europei. Fondi che, è bene ricordarlo, devo essere usati solo per la sanità. Non potranno, infatti, essere investiti per far fronte alla crisi economica che rischia di mettere in ginocchio il nostro Paese. La cancelliera tedesca sa bene che con i fondi messi dall'Unione europea non si può fare molto. "Il Recovery Fund non può risolvere tutti i problemi dell'Europa", ha avvertito sibillina. "Perché l'Europa democratica sopravviva deve sopravvivere anche la sua economia", ha, quindi, continuato assicurando che "ciò che fa bene all'Europa faceva bene fa bene anche" alla Germania. Ma perché questo avvenga si aspetta riforme consistenti. Soprattutto dall'Italia. "La chiave per il successo - ha concluso - consiste nell'amministrare bene le risorse e incrementare la convergenza nell'Ue".


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La strada delle riforme è l'unica che può convincere i Paesi "frugali" (termine diverso per far digerire quell'austerity che in passato ha fatto non pochi danni) a concedere agli Stati che si affacciano sul Mediterraneo gli aiuti necessari ad uscire dal pantano. Ed è ancora una volta scontro tra il Nord e il Sud dell'Europa. Esattamente come ai tempi della crisi del debito sovrano. Solo che adesso ci troviamo a dover affrontare una crisi che mina l'economia dalle sue fondamenta. E che la Germania vuole usare come un piede di porco per rompere quegli argini che finora hanno tutelato il nostro Paese. Non è, infatti, un caso che lunedì prossimo la cancelliera tedesca si incontrerà, per la prima volta dal vivo dopo mesi, con Emmanuel Macron. Si vedranno al palazzo di Mesenberg a Berlino e metteranno a punto la strategia per portare dalla loro i governi di Austria, Danimarca, Svezia e Paesi Bassi, ancora restii a dare il via libera al piano da 750 miliardi di euro per sostenere i paesi e i settori più colpiti dalla pandemia. Nei giorni scorsi il presidente francese ha incontrato il primo ministro olandese, Mark Rutte. "Ci sono stati progressi", hanno fatto sapere dall'Eliseo assicurando che resta l'obiettivo di raggiungere un accordo europeo entro luglio. Ma a quale prezzo? Oltre alle riforme, che a questo punto saranno inevitabili, l'assicurazione di allontanare il più possibile le elezioni. A Berlino sono, infatti, preoccupati di un'eventuale vittoria del centrodestra. La Merkel non vuole, infatti, doversi trovare a trattare con Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Quando nei giorni scorsi è stato a Roma, come riportato in un retroscena di Dagospia, il ministro degli Esteri tedesco Hieko Mass lo ha messo in chiaro parlando, "in incontri riservatissimi" avuti "con le alte autorità istituzionali del nostro Paese". La partita, insomma, è iniziata. E la Germania, come al solito, fa sul serio.





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Unione europea (Ue)







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Angela Merkel
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Published on June 26, 2020 23:22

Il virus, l'impiegato e gli sci: ​i buchi sulla versione tedesca

La versione fornita da Webasto non regge. E si fa sempre più forte il sospetto che la Germania abbia voluto nascondere il virus


Alessandra Benignetti
Andrea Indini




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Published on June 26, 2020 00:34

June 25, 2020

I silenzi sul focolaio tedesco che a gennaio infettò l'Italia

I primi contagi alla Webasto il 20 gennaio e i misteri sul dipendente volato in Italia. Uno studio rivela che il ceppo che ha infettato l'Italia è tedesco






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Alessandra Benignetti
Andrea Indini







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Published on June 25, 2020 03:23

June 22, 2020

L'"Ok il prezzo è giusto" di Conte: il taglio dell'Iva come uno show

Andrea Indini




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Published on June 22, 2020 01:14

June 21, 2020

I pieni poteri sui nostri soldi ​al guardiano degli interessi della Ue

Andrea Indini




Gualtieri ha mano libera per gestire i primi 80 miliardi di euro. Probabilmente continuerà ad averla anche nella fase successiva quando dovremo spendere i soldi europei sotto il monitoraggio si Bruxelles


C'è una partita che si sta giocando tra Bruxelles e Roma. Mentre a Villa Pamphili il premier Giuseppe Conte fa il suo show fingendo di prestare ascolto a tutte le persone che sono state invitate agli Stati Generali, l'Unione europea ha già messo in chiaro cosa pretende in cambio dei (pochi) soldi che presterà al nostro Paese: riforme. Le stesse probabilmente che esigeva dal governo giallorosso prima dell'esplosione della pandemia. Con l'aggravante della crisi economica che si è scatenata negli ultimi tre mesi. Il fatto che il primo giorno della passerella sull'Aurelia Antica fossero presenti la presidente di Commissione europea, Ursula Von der Leyen, la governatrice della Banca centrale europea, Christine Lagarde, e la direttrice del Fondo monetario internazionale, direttrice Kristalina Georgieva (la Troika al gran completo, insomma), la dice lunga sulle mire che ha l'Unione europea.


In sospeso Conte e i vertici di Bruxelles hanno lasciato un lungo elenco di riforme da attuare. Le 95 pagine, ritirate fuori da ItaliaOggi andandosi a spulciare il sito ec.europa.eu, sono state messe nero su bianco il 26 febbraio 2020, quando cioè erano già stati scoperti i primi casi nel Lodigiano e in Veneto e l'Italia piangeva le prime vittime mietute dal nuovo coronavirus. I desiderata dell'Unione europea sono sempre i soliti: riforme a pioggia su catasto, pensioni, Iva e giustizia. È vero che le ultime raccomandazioni all'Italia, espresse il mese scorso, sono meno drastiche, ma è anche vero che all'ultimo Consiglio europeo le condizionalità sono tornate oggetto di discussione. È, infatti, probabile che siano più stringenti per quei Paesi che prenderanno i soldi del Recovery Fund. Ora non resta che capire chi, in quel momento, porterà avanti i diktat della Commissione europea. Se non dovesse farlo il governo, ci penserà sicuramente la Troika. Forse è anche per armarsi preventivamente che Palazzo Chigi, firmando il decreto dello scorso 16 giugno, ha dato al ministro dell'Economia Roberto Gualtieri "poteri straordinari" che non hanno precedenti nella storia della Repubblica, almeno nella portata delle somme che può gestire senza dover rendere conto a nessuno.


A far uscire la notizia, che nei giorni scorsi è passata sotto traccia, è stato il Corriere della Sera. Ovviamente lo ha fatto ammantandola di positività e lodando Gualtieri per il suo "massimo senso di responsabilità". Ma la notizia nuda e cruda è questa: avrà pieni poteri sugli 80 miliardi di aumento di deficit. Potrà, cioè, "variare e riassegnare" le spese senza passare dal Consiglio dei ministri né dal parlamento. Un potere che, si legge sul Corsera, è stato "palesemente pensato per tamponare falle e rimediare ritardi nella macchina burocratica". Fin dove si spingerà? Difficile dirlo ora. Quel che è certo è che il titolare dell'Economia, che nel 2011, insieme al tedesco Elmar Brok, fu il relatore del Meccanismo europeo di stabilità, non ingaggerà mai uno scontro con i vertici europei, ma piuttosto tenderà ad assecondarli. D'altra parte è tra gli uffici di Bruxelles e Strasburgo che si è formato. E, sebbene si sia schierato contro l'austerità del Nord Europa in più di un'occasione, sa bene che nei prossimi mesi gli spetterà uno "sporco" lavoro, quello cioè di far ingoiare agli italiani le riforme richieste dall'Unione europea per vedere arrivare i (fantomatici) aiuti e i prestiti. Così, dopo aver ottenuto mano libera a gestire i primi 80 miliardi di euro. c'è da credere che continuerà ad averla anche nella fase successiva, quando l'Italia potrà spendere i soldi europei sotto il monitoraggio di Bruxelles. Un po' come un guardiano.





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Published on June 21, 2020 01:03

June 19, 2020

La fine del mondo occidentale: il virus che porta la guerra totale

Matteo Carnieletto
Andrea Indini




Il libro Pandemia di Lawrence Wright, edito da Piemme, racconta di un mondo distopico in cui un virus, molto simile al Covid-19, colpisce il mondo. Provocando reazioni inaspettate (e tragiche)


Può una particella di pochi nanomillimetri scardinare la società occidentale così come la conosciamo oggi? Può gettarla nell'abisso della violenza, destabilizzando democrazie, scatenando guerre che covano da millenni e annientando le connessioni? Può dimezzarne la popolazione lasciandola in balia di saccheggi, povertà e morte? Per il momento si tratta di un esercizio di fantasia. L'ha fatto Lawrence Wright, bravissimo giornalista che nel 2007 ha vinto il premio Pulitzer con il saggio Le altissime torri: come Al-Qaeda giunse all'11 settembre. Da qualche settimana Piemme ha dato alle stampe il suo ultimo lavoro, Pandemia (Piemme), un romanzo distopico che prevede una terribile influenza emorragica - non tanto dissimile dal coronavirus che oggi affligge il mondo, ma di gran lunga più virulenta e più letale. Si tratta di fiction, lo ribadiamo, ma leggerlo in questi giorni risulta una provocazione che ci fa riflettere su come può sprofondare la nostra società quando viene minata alle sue fondamenta.


"La lezione di questa società - si legge nel romanzo di Wright - è quanto sia arrogante la nostra presunzione di progresso. Ci crediamo superiori alla natura e capaci di sottometterla. Ma Pompei ci ricorda che la natura non si lascerà mai addomesticare". In Pandemia, come accade sempre anche nella realtà, il virus si intrufola lentamente. Poi, quando esplode il contagio, è troppo tardi per fermarlo. Il romanzo si apre su una stanca conferenza all'Assemblea Mondiale sulla Salute a Ginevra. Tra i casi presentati c'è anche quello di una strana influenza che si è sviluppata in un campo profughi di Giacarta. Nel giro di poche ore muoiono 47 persone. Il dottor Henry Parsons, un epidemiologo di fama mondiale, decide di partire per l'Indonesia per studiare un patogeno che capisce subito essere altamente contagioso e terribilmente letale. Sa che deve agire il prima possibile per evitarne la diffusione, ma un grossolano errore segna l'inizio della fine del mondo. Non pensa, infatti, a mettere in quarantena forzata l'autista che lo ha accompagnato al campo profughi, limitandosi a consigliargli di lavare tutti i vestiti che ha addosso e di farsi una doccia. Questo, l'indomani, parte per un pellegrinaggio alla Mecca, dove oltre tre milioni di pellegrini sono accorsi per pregare Allah. Henry tenta, quindi, una corsa contro il tempo per trovarlo e metterlo in isolamento. Ma ogni sforzo si rivela del tutto inutile: il contagio è già pandemia e non basta la chiusura degli aeroporti per frenare un morbo devastante che non lascia scampo a chi lo contrae.


La pandemia per Wright è solo la miccia. Basta uno dei tanti contagi, che segnano ripetutamente la storia dell'uomo, per piegare la nostra società. Dopo la prima ondata, infatti, le economie occidentali sono in ginocchio, i governi democratici capitolano uno dopo l'altro, il conflitto tra l'Arabia Saudita e l'Iran dà sfogo al rancore (a lungo sopito) tra la Russia e gli Stati Uniti. E, mentre il presidente americano muore in diretta tivù piangendo lacrime di sangue, il Cremlino sferra un cyber attacco che dà il colpo di grazia alle centrali energetiche statunitensi e oscura, una volta per tutte, internet. È la fine del mondo. È la fine del nostro mondo. "Non avrebbe dovuto sorprenderlo lo spettaccolo sotto i suoi occhi - si legge nel romanzo di Wright - la natura stava già riprendendo possesso di spazi prima occupati dall'uomo. L'epidemia si era placata, ma si era lasciata indietro una società distrutta, sfiduciata, piegata dalla disperazione. (...) Il processo lento e forse inesorabile della cancellazione della storia umana era iniziato". E, dietro a tutta questa disperazione, il sospetto che il patogeno sia stato creato in laboratorio, probabilmente dalla Russia, probabilmente per scatenare la guerra definitiva che la porti a ristabilire la propria egemonia in Medio Oriente.


Il Kongoli, il virus inventato da Wright nel suo libro, è così simile al Covid-19. Non si può leggere il romanzo senza fare paragoni, ovviamente con le debite proporzioni, a quanto sta succedendo oggi nel mondo. Il nuovo coronavirus, che dai wet market di Wuhan si è diffuso in tutto il mondo, ha rialzato barriere che sembravano abbattute, ha messo centinaia di milioni di persone in quarantena e, soprattutto, ha piegato economie che, fino a ieri, sembravano resistere a qualsiasi scossone. E che dire della violenza? Il lockdown ha generato frustrazione e la frustrazione oggi sta esplodendo in rabbia. Da settimane, per esempio, gli Stati Uniti sono resi instabili dalla protesta scatenata dall'uccisione dell'afroamericano George Floyd da parte di un agente di polizia. Il Covid-19 non è nato in laboratorio e non poterà mai alla fine del mondo. Il libro di Wright, tuttavia, punta i riflettori sul rischio delle guerre batteriologiche e su quanto la nostra società sia costantemente appesa a un filo. Oggi in un libro. Domani chissà...





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Published on June 19, 2020 01:36

June 17, 2020

Covid, ecco il documento per chiudere in casa i lombardi

Giuseppe De Lorenzo
Andrea Indini




I momenti drammatici di marzo, le cure di medici di base: "Qui regnava il caos... non sapevamo come comportarci". Il documento usato per mettere in quarantena i casi a rischio contagio


Oggi sembra tutto, o quasi, più chiaro. Conosciamo bene cosa significgi trattare un asintomatico. Quanto possa essere pericoloso lasciarlo libero di circolare. I medici hanno imparato a intervenire sui malati (e a tamponare i danni che il Covid-19 causa) sin dall'insorgere dei primi sintomi. La pandemia, inoltre, sembra regredire. Ma solo tre mesi e mezzo fa - non l'altro ieri, ma neppure una vita fa - la corsa contro l’infezione era frenetica, drammatica, a tratti dolorosa. "Alla fine di febbraio - ci racconta un medico di base di Nembro - qui regnava il caos... non sapevamo come comportarci". Ci sono le visite a domicilio per provare a curare quei pazienti che al minimo movimento vedono il saturimetro schizzare alle stelle. E poi ci sono le telefonate ("Anche cento in una giornata") di chi annaspa in una febbre che sfondava i 40 gradi. "Eravamo tutti senza protezioni - ci spiega - io avevo a malapena una mascherina e un paio di guanti".


Un quadro più dettagliato della gestione di quelle ore emerge dai documenti, che ilGiornale.it ha potuto visionare, inviati dalla direzione sanitaria lombardia alle Agenzie di Tutela della Salute e da queste allo stuolo di medici di base, pediatri e dottori delle guardie mediche che, in prima battuta, si trovano a gestire una malattia che non conoscono e per cui non esiste una cura. Prescrivo loro l'antibiotico. Ma è inutile. Consigliano di usare la tachipirina per tirare giù la febbre. Ma anche questo è un palliativo. E, quando la saturazione del sangue inizia a destare preoccupazione, non possono che passare il caso agli ospedali che, un paio di settimane dopo lo scoppio dell'epidemia, sono già al collasso. Nei documenti girati via mail dall'Ats ci sono le informazioni base sulle procedure da adottare. La mail dell'Ats Bergamo è datata 4 marzo. A Roma si sta ancora discutendo se chiudere la Val Seriana oppure no: il Pirellone fa pressione per istituire un'altra "zona rossa", ma Palazzo Chigi è di parere contrario. Il premier Giuseppe Conte non presta attenzione nemmeno ai suggerimenti dell'Istituto superiore di sanità e del Comitato tecnico scientifico. Sul territorio si cerca di frenare il cointagio, come meglio si può. Per i medici di base, come anche per i dottori che lavorano negli ospedali, viene stilata una lunga lista di indicazioni da seguire per far fronte all'emergenza. Tra gli allegati della mail ci sono direttive operative sulle cure primarie da adottare, le indicazioni per l’effettuazione dell’isolamento domiciliare e le normative vigenti in quel periodo. Ai medici viene spiegato come ritirare i Dispositivi di protezione individuale (Dpi) "presso i siti che verranno individuati da ciascuna Ats". Materiali che, come diventerà drammaticamente evidente molto presto, scarseggiano in tutta Italia. Poi si invita a "programmare l'accesso ambulatoriale dei pazienti previo contatto telefonico", in modo da evitare la diffusione del contagio, riservando "un orario dedicato e separato per i pazienti che evidenziano una sintomatologia o anamnesi sospetta per patologia da Covid-19". E ancora: niente accompagnatori, piani di lavoro da disinfettare e controllo degli assistiti posti in isolamento domiciliare.


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È forse questo il documento più importante. Come noto, infatti, solo il tracciamento dei pazienti infetti e dei loro contatti permette il rallentamento della corsa del virus. Quando l'Ats individua e dispone l'isolamento per un paziente, poi tocca al medico di base verificare "che l’assistito aggiorni riguardo alle proprie condizioni di salute, segnalando eventuali significative modificazioni", spiegare ai malcapitati "le misure da adottare durante la qurantena", "curare l'attivazione del sistema di emergenza" e "assicurare la gestione della certificazione di astensione dall'attività lavorativa". Le direttive raccontano che, per quanto non vengano realizzati tamponi agli asintomatici, chi ha avuto un contatto stretto con un caso risultato positivo deve comunque essere messo in quarantena. Anche se non ha fatto il test o se risulta paucisintomatico ma negativo. Per certificare i quattordici giorni di quarantena, fiduciaria o obbligatoria, viene consegnata una "comunicazione di avvio di isolamento domiciliare". È questo l’atto con cui l'Ats "bolla" un residente come caso da seguire "a seguito di inchiesta epidemiologica" (guarda la foto). Un foglio A4, nome, cognome, data di nascita, indirizzo e numero di telefono. Poi l’indicazione del motivo dell'isolamento: "contatto stretto di caso Covid-19", "persona clinicamente guarita da Covid-19 (test ancora positivo)", "caso positivo a test per Covid-19 ma asintomatico". Data e luogo, firma. E via ai quattordici giorni di isolamento.


La storia della pandemia in Italia mostra numerose falle nel sistema. Soprattutto a marzo, quando il picco è stato devastante, il sistema non ha retto l'eccezionalità dell'emergenza. Di errori, sicuramente, ne sono stati fatti. Il pasticcio di Conte sulla zona rossa in Val Seriana e in altre zone della Lombardia, come nel Bresciano e a Cremona, è sicuramente un esempio. Un altro può essere la sfilza di decreti contraddittori e caotici emessi dal ministero della Salute guidato da Roberto Speranza che hanno contribuito a generare dubbi e criticità nell'accettazione dei malati e nella scrematura dei tamponi. Agli errori burocratici, poi, si è aggiunta la difficoltà di gestire il territorio e armarlo contro un morbo sconosciuto.





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Published on June 17, 2020 03:49

June 16, 2020

Il nuovo idolo della sinistra che vuole riempirci di immigrati

Andrea Indini




I fan dell'accoglienza in visibilio per Soumahoro. Dalle sardine a Fabio Fazio, tutti ad applaudire il sindacalista che vuole regolarizzare tutti gli immigrati


#iostoconaboubakar. La sinistra ha il suo nuovo idolo e già lo incensa sui social. È Aboubakar Soumahoro, il sindacalista ivoriano che oggi ha fatto "irruzione" a Villa Pamphili dove si stanno svolgendo gli Stati Generali sull'economia. Si è incatenato davanti a Villa Pamphili attirando così l'attenzione del premier Giuseppe Conte che non manca mai di prestare un orecchio a chi va sotto la sua finestra a protestare. Quando si sono ritrovati faccia a faccia, la chiacchierata si è (ovviamente) incentrata sull'immigrazione. La ricetta proposta al capo del governo giallorosso è la regolarizzazione di tutti gli stranieri che si trovano in Italia. I talebani dell'accoglienza sono già in visibilio e si accodano alla crociata del sindacalista, mentre l'economia del Paese va a rotoli, le imprese restano a secco, la cassa integrazione promessa dall'esecutivo resta un miraggio e la piaga della povertà travolge sempre più italiani.


Uno sciopero della fame e della sete per"i tanti lavoratori sfruttati, esclusi e invisibili". Una protesta che parte dalla "riforma della filiera agricola" per liberare"gli agricoltori, i braccianti e contadini" dallo "strapotere dei giganti del cibo che favoriscono sia lo sfruttamento che il caporalato" e che arriva, dopo un triplo salto carpiato, all'eliminazione della"legge Bossi-Fini e dei decreti Sicurezza" voluti dall'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini. Ai microfoni de ilGiornale.it, Soumahoro lo chiarisce sin troppo bene dove vuole arrivare la sua mobilitazione. "Servono nuove politiche migratorie – reclama – e un provvedimento che regolarizzi tutti gli invisibili per emergenza sanitaria, i migranti non sono immuni a questo virus e quando si è in guerra si salvano le persone". La sanatoria voluta dal ministro dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, non gli basta affatto. "Finora il governo è stato sordo".


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Nel giro di poche ore Soumahoro, a cui nei giorni il Fatto Quotidiano aveva concesso un'intervista per attaccare Salvini e denunciare "le particelle di razzismo" che si sprigionano in Italia, ha subito conquistato la sinistra radical chic che "schifa" i decreti Sicurezza e vorrebbe aprire le porte del nostro Paese a tutti gli immigrati. In prima fila ci sono (occiamente) le sardine. "Questo è l'inizio di quella grande 'coalizione', dialogo e speranza che auspichiamo da mesi - ha annunciato la portavoce Jasmine Cristallo - noi ci siamo con tutte le nostre forze e tutti i mezzi e le speranze possibili". Ma è sui social network che il sindacalista ivoriano ha raccolto più fan. Tra questi anche Fabio Fazio che gli ha mandato "un abbraccio" esprimendo "solidarietà" alla sua causa. Il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha raccolto l'hashtag #iostoconaboubakar "perché la vita è fondata sul lavoro degno, che ha alla base diritti e salari equi". Per Salvini, invece, la nuova crociata dei progressisti è "un insulto a milioni di italiani, e di immigrati regolari, in difficoltà". "La Lega - ha, poi, promesso - fermerà il delirio anti-italiano di Pd e 5 stelle, dentro e fuori il Parlamento".


Dopo le sardine, la sinistra ha trovato il suoi nuovo idolo. Ma l'esperienza di Santori&Co insegna che, molto spesso, si tratta solo di fantoccini usa e getta.





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Published on June 16, 2020 11:26

June 15, 2020

Il Club Bilderberg di Conte

Andrea Indini




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Published on June 15, 2020 10:12

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